La lotta per il controllo dell’informazione in Slovenia è una costante della “guerra civile” permanente tra le forze politiche del paese. Dopo lunghi scontri politici, oggi si riunirà per la prima volta il Consiglio di amministrazione
L’agonia per la RTV Slovenia è finita. La Corte costituzionale ha deciso di rimuovere il blocco sugli articoli di legge che consentono di nominare la nuova dirigenza. Oggi si riunirà per la prima volta il nuovo Consiglio di programma (leggi consiglio d’amministrazione) che poi procederà alla destituzione dei fedelissimi di Janez Janša, che hanno continuato a reggere le sorti del servizio pubblico anche dopo la caduta del governo di centrodestra.
Ma andiamo con ordine. La lotta per il controllo dell’informazione in Slovenia è una costante della “guerra civile” permanente tra le forze politiche del paese. Da sempre il centrodestra punta il dito sul servizio pubblico e sui quotidiani nazionali, accusandoli di essere dei veri e propri covi di “comunisti” e di uomini legati a poteri occulti vicini ai servizi segreti del precedente regime. Proprio per questo hanno messo in piedi un loro sistema informativo, fatto di riviste ed anche di televisioni. Dall’altra parte non si manca di bollare queste testate come strumenti di bieca propaganda, tanto che qualcuno ha persino tirato in ballo Goebbels, il mago della propaganda nazista. Fatto sta che l’ultimo governo di centrodestra, pur mettendoci un po’ di tempo, ha piazzato suoi uomini nelle strutture direttive della RTV Slovenia. Nessun sconvolgimento, ma solo un tentativo di riequilibrare un’informazione che pendeva smaccatamente a sinistra, è stato detto.
La scalata, più che il sistema pubblico in generale, ha riguardato soprattutto il programma informativo di TV Slovenia, dove volti nuovi sono comparsi sullo schermo, qualcuno arrivando direttamente dalle testate legate a Janša. D’un tratto tematiche care al centrodestra, come gli eccidi perpetrati dal “potere popolare” nell’immediato dopoguerra e più in generale le malefatte del regime comunista, hanno trovato una rilevanza che non avevano mai avuto prima. Lo scontro tra la dirigenza ed una fetta consistente della redazione giornalistica della televisione era iniziato sin dall’insediamento dei nuovi direttori. Il sindacato dei giornalisti, con uno sciopero che dura oramai da un anno, ha continuato a denunciare il sovvertimento di tutti gli standard professionali e pressioni inaudite sui giornalisti di TV Slovenia. Addebiti prontamente respinti dalla dirigenza della RTV.
La questione era stata anche uno dei temi della campagna elettorale. La coalizione di centrosinistra aveva promesso che avrebbe liberato il servizio pubblico dalla politica. In molti si attendevano che le cose sarebbero cambiate in maniera repentina, ma il centrodestra ancora una volta ha dimostrato di saper giocare bene le sue carte, facendo girare il governo a vuoto per un anno.
Il primo atto è stato quello di depositare una modifica alla legge sulla RTV. Il provvedimento, che non aveva alcuna opportunità di passare, aveva il solo scopo di ritardare la rimozione della dirigenza. Così, sono trascorsi dei mesi prima che il centrosinistra potesse far approvare la sua riforma. Il provvedimento, nato negli ambienti che avevano orchestrato le proteste di piazza al tempo del governo Janša, di fatto cancellava il potere del parlamento nelle nomine RTV, passando la palla alla “società civile”.
Un modo, dicono dal centrodestra per dare al centrosinistra il controllo del servizio pubblico attraverso enti ed associazioni amiche. Non dandosi per vinta l’opposizione ha immediatamente indetto un referendum. La consultazione ha segnato una schiacciante vittoria per il governo, ma a bloccare tutto ci hanno pensato i dirigenti della RTV, che si sono rivolti alla Corte costituzionale. I giudici hanno prima stabilito che avrebbero preso in esame la questione e poi hanno bloccato quella parte della legge che avrebbe consentito di procedere a nuove nomine.
Lo stallo, intanto, non ha fatto altro che far salire la tensione all’interno della RTV e del programma informativo della televisione in particolare. Con i giudici intenti a discutere della faccenda, molti sembravano oramai sull’orlo di una crisi di nervi. Alla fine, s’è capito che la Corte costituzionale si era incartata e che non ci sarebbe stata la maggioranza necessaria per prendere una decisione. A quel punto con uno stratagemma giuridico (e a maggioranza semplice) l’Alta corte ha deciso di rimuovere il blocco.
In sintesi, della costituzionalità della legge si deciderà quando ci sarà una maggioranza, magari tra molti anni, ma intanto la normativa può venir applicata. Il centrodestra ha subito gridato allo scandalo. La dirigenza della RTV ha annunciato un ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo.
La polemica è destinata a continuare, ammorbando la vita politica nazionale, con strascichi anche a livello europeo. Intanto il paese continua a vivere in realtà parallele, mondi distinti senza possibilità di dialogo dove ognuno sembra coltivare la sua verità.
In questo la Slovenia somiglia molto agli Stati Uniti dove da una parte ci sono i seguaci dell’ex presidente Donald Trump e dall’altra il resto del paese. La guerra sulla RTV, però, a livello sociale non sarà senza conseguenze. Fino a pochi anni fa quello del telegiornale era un rito a cui partecipava una consistente fetta di cittadini. Chi alle sette della sera sceglieva di guardare l’informazione fornita dal servizio pubblico sapeva di poter contare su qualcosa di credibile ed autorevole. Ora dopo anni di sguaiate baruffe per il controllo dell’informazione recuperare prestigio e ascolti non sarà un’operazione né semplice né rapida.
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