2 luglio 2021

A seguito di una missione in Slovenia il consorzio MFRR denuncia, in un suo rapporto, il continuo deteriorarsi della libertà d'espressione nel paese. E dal primo luglio Lubiana presiede il Consiglio Ue

La Slovenia ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione europea a partire dallo scorso primo luglio. Il consorzio “Media Freedom Rapid Response” (MFRR), assieme ad altre organizzazioni per la libertà di stampa e a vari giornalisti hanno pubblicato recentemente un rapporto in merito al deteriorarsi della libertà di stampa nel paese governato da Janez Janša.

In Slovenia, secondo il rapporto, si sta assistendo a una rilevante e sistematica erosione della libertà di stampa e questa dinamica avrebbe subito una drastica accelerazione a partire da quando Janša è ritornato al potere nel marzo 2020. Da allora, secondo MFRR, il Partito democratico sloveno ha cominciato una campagna su svariati fronti al fine di spingere tutti i mezzi di comunicazione ad una narrativa filo-governativa, rinnovando alcune tattiche che erano risultate vincenti durante precedenti esperienze di governo e continuando con nuove forme di pressione politica.

In primo luogo, vi è stato l’intento, da parte del governo, di ottenere maggiore controllo delle emittenti pubbliche del paese e dell’agenzia di stampa nazionale, esercitando una pressione legale ed amministrativa.

L’Agenzia di stampa slovena, linfa vitale dei mezzi di comunicazione in Slovenia, ha visto diminuire drasticamente i fondi statali a sua disposizione. Secondo il consorzio che si batte la libertà dei media questo è accaduto perché il governo sta tentando di sottomettere questa organizzazione e stabilire maggiore controllo sulle sue operazioni finanziarie e manageriali.

Nonostante il governo abbia recentemente annunciato che pagherà 845.000 euro per le spese del 2021, rimangono serie preoccupazioni riguardo alle condizioni poste da questo accordo e la diminuzione dell’indipendenza cui si potrebbe arivare. Si ritiene che il governo stia facendo una parziale marcia indietro solo a seguito delle critiche ricevute e per ripulire la propria facciata pubblica in occasione dell'assunzione della presidenza dell’Unione.

In generale, i principali funzionari del governo e Janša, stanno rendendo sempre più velenoso il dibattito pubblico insultando e denigrando giornalisti – anche attraverso canali ufficiali del governo. Questa retorica esplosiva ha portato ad un aumento dell’autocensura e dell’impennata delle minacce alla stampa, sia sul web che al di fuori. Risultano prese di mira in particolare le giornaliste, con insulti misogini e sessisti.

Secondo il rapporto, dietro le quinte il Partito democratico sloveno sta cercando di limitare il giornalismo d’inchiesta e rafforzare una rete di organizzazioni legate al governo. I mezzi di comunicazione che fanno propaganda sono stati premiati con contratti pubblicitari statali, mentre funzionari statali hanno cercato di fare pressione sulle redazioni e limitare la distribuzione di alcune testate nei vari punti vendita del paese.

Queste tattiche aumentano l’allarme, in quanto riflettono alcuni elementi delle pratiche utilizzate dal leader ungherese Viktor Orbán. Inoltre si è messo in rilievo come un influsso di fondi ungheresi legati al partito di Orbán, Fidesz, sia impiegato per sostenere i mezzi di comunicazione filo-governativi. Recentemente, la vendita di una azienda nel campo dei media è stata sospesa dall'Azienda di telecomunicazioni statale, dopo che l’offerta per il suo acquisto di un media ungherese filo-governativo era stata superata. Sorgono, quindi, forti domande sulla manipolazione del mercato e gli sforzi compiuti allo scopo di vendere media statali agli alleati del Partito democratico sloveno a Budapest.

Il governo Janša ha difeso la sua politica definendola come necessaria per “bilanciare” un panorama dominato da una storica ideologia di sinistra. I governi non dovrebbero avere interesse nell’interferire con le linee editoriali, ma le intenzioni del Partito democratico sloveno e la sua retorica indicano che non c’è la volontà di favorire il pluralismo, bensì la delegittimazione dei media indipendenti in favore di una copertura mediatica filo-governativa. La rappresentazione di una stampa vincolata a un'ideologia politica viene utilizzata per dividere la comunità giornalistica in base a linee politiche. Rimangono inoltre preoccupazioni riguardo alla concentrazione della proprietà dei media e la trasparenza nel mercato.

La presenza di una coalizione di governo fragile e le obiezioni da parte della società civile e dei giornalisti hanno fino ad ora arginato il peggio, ma danni significativi sono stati già inflitti all’Agenzia di stampa slovena.

Il rapporto è stato pubblicato dopo una missione online di due settimane in Slovenia portata avanti dal “Media Freedom Rapid Response” (MFRR) tra il 24 maggio e il 2 giugno 2021.

Scarica il rapporto qui

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