L'ultimo libro di Noah Charney è una dichiarazione d’amore per il suo paese adottivo, la Slovenia. Uscito in quattro lingue tra le quali l'italiano, è un testo divertente, nel quale oltre a parlare di estetica, cultura e paesaggi, l'autore racconta con ironia le prove superate per poter vivere nel paese
Tre capolavori di enorme valore trafugati a Roma, Parigi e Londra; un famoso collezionista nonché esperto d'arte coinvolto dalla polizia nelle indagini, in cambio di uno sconto di pena per la donna della sua vita, una abilissima ladra d'arte finita in carcere dopo una soffiata. È la trama de “La donna del collezionista”, il fortunato libro di Noah Charney, diventato Best seller in cinque Paesi e tradotto in 14 lingue. Un thriller, pubblicato in Italia da Longanesi, ambientato nel mondo dell’arte, un filone che negli ultimi anni sta riscuotendo sempre più interesse.
Il successo raggiunto ha consentito all’autore di vivere dedicandosi alla scrittura. Al suo attivo molti saggi consacrati all’arte, nonché articoli per riviste specializzate ed anche per i giornali. Un americano innamorato dell’Europa, che sin da bambino passava lunghi periodi nel Vecchio Continente, dove si sentiva più a casa che negli Stati Uniti. Dopo aver vissuto a Parigi, Madrid, Londra, Roma, Venezia, Firenze è passato per Lubiana, Tunjice, Kamnik ed Ig, dove si è innamorato del paese e di una bella insegnante della Carniola centrale.
Presto ha scoperto di vivere nel “miglior paese del mondo”. Uno stato che si prende cura dei suoi cittadini “dalla culla fino alla tomba”: congedi di maternità e paternità, cure gratuite per la fecondazione assistita, sanità pubblica di buon livello, aiuti agli studenti, supporti per gli artisti ed un sistema carcerario indulgente. Un luogo con una criminalità bassissima, pulito e con un livello di tassazione che giustifica i servizi forniti ai cittadini. In molti lo considerano uno dei più grandi fan della Slovenia. Nei suoi articoli scritti per la stampa internazionale parla sempre del paese in toni entusiastici. Gli sloveni, che sono generalmente critici con la situazione nel loro paese, ovviamente ne sono felicissimi. “Agli sloveni piace quando gli stranieri ammirano il loro Paese, e il loro innato orgoglio per la propria nazione sembra venire a galla più quando sono persone da fuori a fare apprezzamenti sulla Slovenia che non quando sono gli sloveni stessi a farlo”.
Il suo ultimo libro, così, è una vera e propria dichiarazione d’amore per il suo paese adottivo: “Slovenologia- Vivere e viaggiare nel miglior paese del mondo”, uscito recentemente per le edizioni Beletrina . L’ambiziosa casa editrice da oltre 25 anni fa parlare in sloveno le voci più prestigiose della letteratura contemporanea. Questa volta non si limita a pubblicare un libro, ma si fa addirittura in quattro, perché “Slovenologia” esce in altrettante versioni: inglese, sloveno, tedesco ed italiano. Quattro libri, simili tra loro ma non del tutto uguali, adattati ai diversi tipi di lettore.
Charney spiega che la sua città prediletta è Roma mentre il posto preferito da visitare è Londra, ma precisa che il Paese che offre “il pacchetto più completo” per viverci “è decisamente la Slovenia”. L’autore prende in considerazione l’estetica, la gastronomia, la cultura, la sanità, la diversità dei paesaggi, l’architettura, la burocrazia non kafkiana, le opportunità lavorative e molto altro ancora. Un libro divertente. Il primo che mi è capitato di veder dedicato alla suocera.
L’autore spiega che per vivere in Slovenia ci sono delle prove da superare. Vere e proprie forche caudine. Lui, ad esempio, prima di poter sposare la sua fidanzata ha dovuto passare un vero e proprio “test di virilità”. Il giorno del suo matrimonio, per arrivare all’altare, con il suo bel completino di Ralph Lauren, ha dovuto segare tronchi, scortecciare pini, caricare carri di fieno, affilare falci e contrattare il prezzo della sposa. Il passo decisivo per la sua integrazione però è stato quello di imparare lo sloveno. Avrebbe potuto tranquillamente vivere in Slovenia servendosi dell’inglese, ma non sarebbe mai riuscito a capire sino in fondo il paese e nemmeno a farsi amare. La lingua per gli sloveni è la base su cui si è costruita l’identità nazionale. Quando uno straniero, soprattutto se Occidentale, lo impara, gli sloveni ne restano estasiati. Poco importa se le declinazioni non sono perfette o se si confonde qualche parola. Apprezzano lo sforzo.
Charney ci racconta in maniera canzonatoria la sua avventura di straniero privilegiato. Da americano e scrittore famoso che non ha dovuto fare i conti con la tradizionale xenofobia con cui vengono accolti gli immigrati provenienti dall’ex Jugoslavia o ancor peggio dalle zone più povere del mondo. Di questo l’autore si rende perfettamente conto, come si rende anche conto dei difetti di un paese “fastidiosamente conservatore” e in cui non è facile trovare lavoro. Una Slovenia dove regna ancora il culto della mediocrità. Per descriverlo si serve di quello che definisce un orribile motto nazionale: “Se fissi troppo la stelle, finisci per calpestare una merda”. Inconcepibile per un americano insegnare ai propri figli di non dover perdere tempo a sognare o ad impegnarsi troppo, perché tanto falliranno o peggioreranno la propria situazione.
La Slovenia resta, però, un luogo in cui Charney è contento di vivere, dove lui scrittore americano, ha trovato molte porte aperte e dove è riuscito ad arrivare con facilità a conoscere, intervistare ed anche a fare amicizia con quelle che sono vere e proprie star nazionali. Basta mandare una mail, dice stupito, e la risposta può arrivare anche immediatamente.
Un libro quello di Charney che può essere letto come una autobiografia, una raccolta di saggi, un diario di viaggio o una guida turistica. L’autore è riuscito in maniera efficacie ed ironica a descrivere il paese con i suoi pregi e le sue virtù. Una radiografia, che a tratti risulta più efficacie anche di quelle che gli sloveni fanno di loro stessi. Alla fine, ne esce uno spaccato di quella che è la società slovena, uno strumento necessario non soltanto per gli stranieri ma anche per gli sloveni stessi per comprendere il loro paese.
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