Hanno pensato di cancellare Hrant uccidendolo, ma così Hrant è diventato mille, un milione di persone. Nel primo anniversario dell'omicidio a Istanbul del giornalista Hrant Dink, il commosso ricordo sul settimanale turco-armeno di cui lui era direttore. Nostra traduzione
Di Markar Esayan, per Agos, 18 gennaio 2008 (titolo orig.: «Per te, per la giustizia!»)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Fabio Salomoni
E' passato un anno da quando abbiamo perso l'amato Hrant. Ed in quest'anno ho faticato a convincermi della realtà di questa tragedia. Dal momento in cui ho appreso quella dolorosa notizia ho vissuto con tutta la sua violenza questo sentimento di rifiuto. "Deve esserci un errore", ho pensato, ed ho cercato un posto sicuro nel quale fuggire questa verità dolorosa. Andavo a dormire con la speranza di risvegliarmi in un luogo dove Hrant fosse ancora vivo. Mi infuriavo profondamente quando qualcuno, parlando di lui, usava la parola compianto. Mi irritava sentire chi diceva che era ormai necessario dimenticare quello spiacevole episodio. Perchè lui era l'espressione stessa della vitalità dell'esistenza.
Se io ora posso scrivere in modo così franco dei miei sentimenti, lo devo al fatto che adesso so che sono moltissime le persone che condividono con me questo stato d'animo. Moltissime persone condividono questi sentimenti, tra chi lo conosceva e chi no. Io so che non dire "Hrant è morto" esprime la rivolta che si mescola agli sforzi che facciamo per poter rimanere vivi. Il massacro di Hrant ha avvelenato la speranza e la fiducia che, nonostante le infinite ingiustizie, abbiamo nutrito nei confronti di questo paese. Dico avvelenato perchè non credo che le abbia distrutte completamente. Una cosa è continuare ad essere per sempre in lutto per Hrant, un'altra è continuare a impegnarsi per un paese libero e sicuro, continuare a credere che un paese simile sia possibile. Da quelle tragiche ore, quando siamo usciti fuori dalla violenza che lo ha ucciso, abbiamo visto che i cittadini che condividono questa fiducia sono la maggioranza. E questa non è una consolazione. In un anno ho spesso potuto constatare che se esistono tenebre che vorrebbero inghiottire Hrant, esistono anche altrettante persone che a queste tenebre si oppongono.
Loro hanno pensato di cancellare Hrant quando lo hanno ucciso. Hanno creduto che uccidere il direttore di un giornale di una piccola comunità fosse una cosa redditizia e senza alti prezzi da pagare. E' vero, molti hanno conosciuto Hrant con la sua morte. Ma le idee di Hrant erano così giuste, così forti e così umane che le persone hanno cominciato a riflettere sui problemi di questo paese da una prospettiva diversa. Si sono accorte che molte delle domande che si portavano dentro potevano trovare una risposta nelle idee di Hrant. Hanno così sentito che la loro coscienza si liberava di un peso, che ogni cosa andava al suo posto. So che non potremo vederne i risultati subito, so che è difficile essere d'accordo con queste osservazioni. Ma siate sicuri che il 19 gennaio le reazioni che ha suscitato l'omicidio, nel corso di un anno hanno forgiato una coscienza più matura, più salda e che mette in primo piano le idee di Hrant.
Per darvi un esempio più convincente voglio mostrarvi una mail che mi ha mandato un lettore. Un giovane che aveva non pochi pregiudizi nei confronti degli armeni. Questa mail racconta anche di come sia cambiato: "... Prima che cambiassi idea come potevo essere così ignorante, come potevo pensare in quel modo di una comunità che non conoscevo? Come ho potuto essere così cieco? Che cosa mi hanno insegnato, che cosa mi hanno iniettato nella testa, che io abbia potuto considerare nemiche delle persone che non conoscevo? Adesso mi sono accorto di quanto ci assomigliamo, di quanto le nostre comunità si assomiglino e di quanto nello stesso tempo siano distanti...Spero che noi giovani riusciremo a rimuovere questi ostacoli."
Hanno pensato di cancellare Hrant uccidendolo. Ma un Hrant è diventato mille, un milione. Questo sabato, alle 14.57, migliaia di Hrant saranno nel luogo in cui ha perso la vita. Per te, per la giustizia...
*Agos è un settimanale bilingue fondato da Hrant Dink
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