Turchia, altre due condanne a Strasburgo
2 febbraio 2016
Ennesime condanne per la Turchia presso la Corte europea dei diritti umani (organo del Consiglio d'Europa). Secondo i giudici di Strasburgo le autorità turche hanno violato libertà di espressione ed equo processo in due casi distinti, nel 1998 e 2002.
Nel caso di Yücel Erdener (no. 23497/05), la Corte ha riscontrato una violazione della libertà di espressione. Erdener, allora deputata del DSP (Partito della sinistra democratica) era stata perseguita civilmente per diffamazione nel 2002, dopo aver commentato in una discussione privata con un giornalista sulle cure fornite all'allora premier Bülent Ecevit in un ospedale universitario privato. Secondo la Corte europea, la condanna civile di Erdener per diffamazione era stata sproporzionata, in quanto si trattava di un'opinione personale con una sufficiente base fattuale, e che la sentenza aveva certamente avuto un effetto di deterrenza sul libero dibattito di questioni di interesse pubblico.
Nel caso di Ramazan Sodan (no. 18650/05), la Corte ha riconosciuto una violazione del diritto ad un equo processo e al rispetto della vita privata. Sodan, vice prefetto di Ankara nel 1998, era stato trasferito a Gaziantep (nel sud est del paese) dopo che un'ispezione lo aveva trovato inadatto al ruolo a causa del "carattere introverso" e del fatto che sua moglie portava il velo, in base a due circolari ministeriali sulla prevenzione del separatismo e del fondamentalismo tra gli alti funzionari pubblici. Sodan non era mai stato ascoltato durante la procedura, e i suoi ricorsi amministrativi erano stati rigettati. Secondo la Corte europea, l'intromissione nella vita privata di Sodan, benché prevista dalla legge, non era necessaria in una società democratica, e i ricorsi interni (durati oltre sei anni) erano andati oltre la durata ragionevole di un processo.
Nessuna violazione dei diritti umani da parte delle autorità turche è stata invece trovata nel caso di Cavit Tınarlıoǧlu (no. 3648/04), che riguardava un incidente navale.
Entrambe le sentenze non sono definitive; il governo turco può richiederne una revisione presso la Gran Camera della Corte entro tre mesi.