Sofia Verza 11 maggio 2017

Oltre duemila libri sono stati sequestrati dalla polizia turca alla casa editrice Belge, accusata di avere legami con il movimento di estrema sinistra DHKP/C

La sera del 7 maggio, la polizia turca ha fatto irruzione presso la Belge Yayınları, occupandola per 3 ore, impedendo agli impiegati di uscire e fermando in stato di arresto Mehmet Ali Varış, un suo redattore, successivamente rilasciato. Gli agenti se ne sono andati dopo aver sequestrato 2.170 libri.

Fondata nel 1977, la casa editrice ha pubblicato inizialmente testi accademici. In seguito al colpo di stato del 1980, ha prodotto una serie di libri scritti da prigionieri politici. Racconti, poesie e racconti brevi. In seguito, Belge ha continuato a pubblicare soprattutto testi di politica, economia, filosofia e relativi ai diritti umani. Come ricorda  l'agenzia di stampa Armenpress, alcuni di questi parlavano anche del genocidio armeno.

A giustificazione dell'irruzione di domenica, la casa editrice è accusata di avere dei collegamenti con il Fronte Rivoluzionario della Liberazione Popolare (DHKP-C), un movimento politico turco di estrema sinistra che è considerato organizzazione terroristica da Turchia, Europa e Stati Uniti. Negli ultimi anni, il DHKP-C è tornato alla ribalta della cronaca per il sequestro del procuratore Mehmet Selim Kiraz, morto in seguito ad un blitz della polizia per liberarlo.

Gli agenti hanno affermato di avere un ordine per il sequestro dei libri “Curdi senza stato” e “Decisioni più dure della morte”, sequestrando poi molti altri libri degli anni '80 e '90 apparentemente senza alcun mandato a farlo.

Non è la prima volta che la casa editrice viene minacciata, più o meno direttamente. Ayşe Nur Zarakolu, fondatrice della Belge e indagata per molte delle sue pubblicazioni, ha ricevuto il Premio per la libertà di pensiero da parte dell'Associazione Internazionale degli Editori (IPA) nel 1998. La stessa associazione ha insignito Ragıp Zarakolu, altro fondatore della Belge, del Premio per la libertà di stampa nel 2008. Arrestato nel 2011 nel corso di un'operazione contro la KCK (Unione delle Comunità Curde), Ragıp Zarakolu è stato liberato nel 2012 e nominato al Premio Nobel per la pace nello stesso anno.

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