Anche in Turchia sono molti gli artisti e le realtà culturali a proporre materiali on-line per i cittadini costretti in casa dall'emergenza
(Pubblicato originariamente da Kaleydoskop il 18 marzo 2020)
Il CoVid-19, che in turco diventa koronavirüs, ha spinto anche il governo turco a prendere misure restrittive: dal 16 marzo sono chiusi bar e locali notturni, discoteche, palestre; sono state vietate anche le preghiere collettive nelle moschee. Le università si sono subito attrezzate per le lezioni a distanza. Speciali congedi sono concessi per i dipendenti pubblici. E sono stati chiusi i voli con venti paesi. La situazione, come altrove, è in continuo aggiornamento e si teme per la salute di molti, considerate anche le condizioni diffuse di povertà e precarietà aggravate dalla crisi economica.
Intanto però sono diverse le iniziative di diffusione di materiale online messe a disposizione per quanti sono invitati a restare il più possibile a casa.
Gli organizzatori di Documentarist hanno lanciato le Giornate COVID del documentario. Il primo film in programmazione è stato “Human” (2015) di Yann Arthus-Bertrand, un documentario sullo stato del pianeta. Il secondo giorno è stato proposto il documentario libanese “Those Who Remain” (2016) di Eliane Raheb, storia di un contadino sessantenne, cristiano, che cerca di continuare la sua vita in campagna nonostante le tensioni crescenti nel distretto di Akkar a pochi chilometri dal confine siriano. A seguire, il documentario di Ekrem Heydo “Halabja – The Lost Children” (2010), sul massacro di Halabja in Iran nel 1988, di cui il 16 marzo ricorre l’anniversario.
I film sono in lingua originale con sottotitoli in turco e/o in inglese e rimarranno online per una settimana. Tutte le informazioni, per connettersi e vedere in streaming, si trovano sulla pagina Facebook di Documentarist (anche in inglese).
Altra iniziativa è quella proposta da Filmmor, la cooperativa di cineaste che ogni anno è impegnata nell’organizzazione del Festival itinerante del cinema delle donne . Il festival, che quest’anno sarebbe giunto alla 18esima edizione, non ha potuto aver luogo a causa della normativa che ha imposto la chiusura tra gli altri spazi anche delle sale cinematografiche. In alternativa sulla pagina Facebook di Filmmor vengono proposti film e documentari di registe donne. Il primo lavoro, “İsyan-ı Nisvan”, è un documentario sulla seconda onda del femminismo turco negli anni ’80, tramite la voce delle sue protagoniste. Il secondo film proposto è invece “70-80-90 Masum Küstah Fettan” (2010) di Melek Özman, sulla figura della donna nella narrativa cinematografica in Turchia, sottotitolato in inglese. A seguire anche “Eylül’ün Kadın Yüzleri” (2014) di Ayşe Ayben Altunç, film girato 34 anni dopo il colpo di stato del 12 settembre 1980 che racconta quel tragico momento attraverso la testimonianza di 32 donne.
Dal 22 marzo anche il KuirFest , festival di cinema a tematica queer organizzato dall’associazione Pembe Hayat, comincerà l’iniziativa “KuirFest Karantina”. Ogni domenica dalle ore 15 alle 17 (ore 13-15 italiane) verrà aperto l’accesso gratuito a alcune delle pellicole proiettate durante il festival. L’iniziativa verrà sponsorizzata sia sulla pagina Facebook del KuirFest sia sulla piattaforma online dei film del festival. Il primo film proposto è “Ben Moshanty. Beni Seviyor Musun?”, che racconta la storia di Moshanty, una donna trans alla guida della comunità trans nel Sud Pacifico. Il film è il primo film LGBTI+ della Papua Nuova Guinea. Ogni giorno si aggiungono nuovi documentari e iniziative.
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