UE-Turchia alla vigilia delle presidenziali

29 luglio 2014

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Concentrarsi su una cooperazione pragmatica con Ankara, aprire nuovi capitoli negoziali di carattere strategico (il 23 “Magistratura e Diritti fondamentali” e il 24 “Giustizia, Libertà, Sicurezza”) ed evitare motivi di scontro frontale col (probabile) prossimo presidente turco Recep Tayyip Erdoğan aprendo ai circoli riformatori del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) per tenere aperto il dialogo e rafforzare l'interdipendenza sociale ed economica sull'asse UE-Turchia.

Queste secondo Dimitar Bechev - direttore dell'ufficio di Sofia dello European Council for Foreign Relations (ECFR) - le linee guida che l'UE dovrebbe seguire in un momento particolarmente delicato per la Turchia, alla vigilia delle prime elezioni presidenziali dirette, previste per il prossimo 10 agosto.

Le analisi di Bechev, contenute in un paper recentemente pubblicato ed intitolato “Turkey's illiberal turn”, sottolinea le principali sfide che attendono la Turchia in questo frangente: la possibilità di rallentamento dell'economia in un clima di volatilità finanziaria, le difficoltà connesse al processo di pace col Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), un vicinato sempre più instabile e turbolento.

Per Bechev, però, la sfida più importante si gioca a livello istituzionale e di visione politica. Dopo aver suscitato enormi speranze di “smantellare definitivamente gli elementi di autoritarismo e riequilibrare le relazioni tra l'onnipotente macchina dello Stato e la società [turca]”, scrive Bechev, durante il suo terzo mandato il governo di Erdoğan ha imboccato sempre di più la strada del “dominio della maggioranza”, e rischia di voltare le spalle al modello di “democrazia compiuta”, per dirigersi invece a quello di “democrazia illiberale”.

Un rischio che l'UE dovrebbe contribuire a sventare, senza mosse eclatanti, ma continuando a portare avanti un dialogo pragmatico con Ankara, con la consapevolezza che il rapporto UE-Turchia “si gioca sul lungo periodo”.