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© Volurol/Shutterstock
Secondo recenti stime, i rifugiati ucraini nell'Unione europea sono almeno sei milioni. Col proseguire della guerra di aggressione russa, una fetta sempre più larga di chi ha abbandonato il paese dichiara di non voler tornare, nonostante i problemi di una vita lontano da casa
(Questo articolo è stato originariamente pubblicato dalla testata austriaca Der Standard nell'ambito del progetto PULSE)
A quasi tre anni dall'inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, la fine del conflitto appare ancora lontana. Intanto gli sforzi di Kiev per convincere i connazionali sparsi per l’Europa a tornare stabilmente in patria per dare un contributo alla ricostruzione stanno faticando, per ragioni che non sono legate soltanto al corso della guerra. Sfollate e sfollati tendono piuttosto a spostarsi tra diversi paesi ospitanti.
Numerose ricerche rilevano come ucraine e ucraini siano sempre meno intenzionati a tornare a casa. Nel settembre 2024 il Fondo per l'integrazione austriaco (ÖIF) ha presentato i risultati di un sondaggio condotto su circa 1.400 degli 81.000 ucraine e ucraini residenti in Austria. Ne è risultato che il 54,5% è piuttosto o del tutto certo di non voler tornare in Ucraina, mentre solo il 3% ha concretamente progettato il rientro. Quest'ultimo dato ha subito un calo significativo rispetto al 2022 (30%; 2023: 13%).
La barriera linguistica
Il 72,4% delle persone interpellate dal sondaggio dell'ÖIF dichiara di parlare tedesco, contro il 17% del 2022. Una recente ricerca dell'Università di Innsbruck, commissionata dall’Agenzia per l'impiego austriaca (AMS), è però giunta a tutt’altre conclusioni: in questo caso, infatti, soltanto il 46% ha dichiarato di possedere buone capacità di lettura nella lingua tedesca. La percentuale si attesta poco al di sotto del 20% per quanto riguarda invece scrittura e conversazione.
In Germania il quadro è simile, anche se non disponiamo di dati altrettanto recenti. All'inizio del 2023, il 44% delle persone intervistate nell’ambito della ricerca “Rifugiate/i ucraini in Germania” ha dichiarato di voler rimanere nel paese “almeno per qualche anno se non per sempre”. Si tratta di cinque punti percentuali in più rispetto a quanto rilevato da un primo sondaggio nell'estate del 2022. Non a caso chi ha una/un partner all'estero tende a non voler rimanere stabilmente in Germania, al contrario di chi invece è alla ricerca di opportunità di formazione professionale e dispone di una buona padronanza del tedesco.
In Repubblica Ceca, invece, chi arriva dall’Ucraina risulta avvantaggiato dalla somiglianza tra le lingue dei due paesi e non è raro che le rifugiate/i rifugiati le mescolino – il che, però, non equivale certo a parlare correttamente il ceco.
Nel 2022 in Repubblica Ceca il 75% delle persone interpellate ancora dichiarava di voler tornare in Ucraina. Un anno dopo, questa percentuale era calata al 50%. La tendenza prosegue anche quest’anno, pur a fronte di una progressiva riduzione dell’assistenza garantita a rifugiate e rifugiati.
Ad aprile 2024, si stimava che rifugiate e rifugiati ucraini in Europa fossero all’incirca sei milioni. Nel luglio precedente l'allora ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha presentato la piattaforma “L'Ucraina è casa nostra”, con l'obiettivo di aiutare chi è espatriato a rientrare, contribuendo così alla ricostruzione del Paese. Ma per numerose ragioni, che vanno oltre il corso della guerra, molte persone non sono attualmente interessate al rientro.
Secondo un sondaggio condotto da Factum Group Ukraine tra luglio e agosto 2023, molte persone rifiutano di tornare per mancanza di fiducia nel governo e in altre istituzioni del paese d'origine, soprattutto a causa di fattori come corruzione, scarsa trasparenza e cattiva gestione, ad esempio in ambito sanitario. Le persone interpellate ritengono che nei paesi europei le cose vadano decisamente meglio.
In un sondaggio condotto dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) in sette Paesi dell'Europa orientale alla fine di giugno 2024, circa l'80% delle persone intervistate si è dichiarata soddisfatta del sostegno ricevuto nei paesi UE, benché quasi la metà dei rifugiati accolti in quei paesi vivano al di sotto della soglia di povertà.
Un altro fattore è la precarietà. Benché la Lituania, ad esempio, abbia creato posti di lavoro riservati a ucraine e ucraini – al momento al bando ve ne sono quasi 2.000 – complessivamente in Europa per rifugiate e rifugiati la situazione sul mercato del lavoro è instabile. In Austria, due terzi delle persone che hanno partecipato alla ricerca di AMS definiscono precaria la propria situazione reddituale. La prospettiva di un ritorno a casa è tuttavia vista come una soluzione peggiore.
Rifarsi una vita
A Kyiv, la sfiducia dei rifugiati si percepisce chiaramente. Si dice che molti di coloro che hanno lasciato il paese abbiano un grande desiderio di tornare a casa, sentendosi al contempo un po' in colpa per essersene andati così rapidamente. Chi la pensa così magari progetta il rientro, anche nella speranza di trasformare in meglio il sistema politico esistente. Ma si tratta di fantasie che potranno concretizzarsi soltanto a guerra finita.
Ovviamente, al di là della sfiducia, ad ostacolare il rientro vi sono anche questioni di natura esistenziale. Nell'ottobre 2023, la ministra dell'Economia Yulia Svyrydenko ha presentato diversi programmi volti a dare a profughe e profughi l'opportunità di rifarsi una vita in Ucraina, con alloggio e reddito. Il programma E-Robota, ad esempio, è pensato per agevolare l’avvio di un'attività in proprio.
Tuttavia è un dato di fatto che al momento l'Ucraina dispone di risorse finanziarie assai limitate, motivo per cui molti paesi europei che accolgono rifugiate e rifugiati si impegnano a favorirne il ritorno con un contributo economico. La Norvegia, ad esempio, versa 1.500 euro a chi accetta di rimpatriare, mentre Finlandia e Svizzera stanno valutando un bonus rimpatrio da 5.000 euro.
L’amata Germania
Nonostante i controversi "bonus rimpatrio", al momento rifugiate e rifugiati ucraini preferiscono cambiare paese ospitante piuttosto che rimpatriare, almeno secondo una ricerca condotta dal Centro per gli studi sull'Europa orientale dell'Università di Varsavia in collaborazione con la società di reclutamento EWL. La ricerca ha rilevato che sempre più persone lasciano la Polonia, a lungo il paese con il maggior numero di rifugiate e rifugiati ucraini, per la Germania, dove la rete di connazionali è più presente, il welfare più generoso, gli stipendi più alti e l'assistenza medica migliore.
L'agenzia di stampa AP riporta che secondo le stime di EWL ad aver fatto questa scelta sarebbero tra le 150.000 e le 350.000 persone. Sembrerebbe poi che la diaspora ucraina sia in crescita anche in Romania e Italia e, sull’altra sponda dell'Atlantico, in Canada, mentre si starebbe riducendo in Francia, Repubblica Ceca e Svezia, oltre che in Polonia.
Claudia Bettiol (OBCT), Petr Jedlička (Denik Referendum, Cechia), Ieva Kniukštienė (Delfi, Lituania) e Sebastian Pricop (HotNews, Romania) hanno contribuito alla realizzazione di questo articolo.
Questo articolo è stato prodotto nell'ambito di PULSE, un'iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.
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