Dall’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio, un canto tradizionale intitolato “Oh, il viburno rosso nel prato” (Oi u luzi chervona kalyna) è diventato il simbolo della resistenza ucraina
Tra aprile e maggio 2022, ho trascorso cinque settimane in Ucraina come volontario presso un’ong con sede nella regione della Transcarpazia. Da lì, mi sono recato in parecchie città del paese, in compagnia di un volontario ucraino. Ci siamo occupati, tra le molte cose, di consegnare beni di prima necessità a un rifugio a Zaporizhia e abbiamo organizzato incontri con volontari locali, al fine di creare punti di rifornimento in cibo ed acqua destinati ai profughi provenienti dell’est del paese, dove i combattimenti continuano incessanti.
È in questo periodo che mi sono accorto dell’immensa popolarità del canto Oh, il viburno rosso nel prato. Le parole del pezzo evocano un viburno carico di frutti color sangue che chi lo incontra trova inclinato in mezzo a un prato e vorrebbe raddrizzare. La metafora è semplice: raddrizzare quest’albero equivale a lottare per l’indipendenza dell’Ucraina, di cui il viburno è un simbolo. Ecco perché questa canzone è diventata un simbolo nazionale e internazionale della resistenza ucraina all’invasione russa.
Da Kyiv all’emisfero sud, il giro del mondo di una canzone tradizionale
Il 27 febbraio, il cantante ucraino Andriy Khlyvnyuk, del gruppo Boombox, si è filmato mentre cantava la canzone Viburno rosso in piazza Sofiyivska, a Kyiv. Ha poi pubblicato il video sul proprio account Instagram . Il cantante, diventato celebre negli anni 2000, aveva appena cancellato un tour negli Stati Uniti e in Canada e si sarebbe poi arruolato nelle forze ucraine. In quel momento l’esercito russo sembrava sul punto di conquistare la capitale. Il suo video ha mandato un forte messaggio di resistenza e di combattività agli ucraini e si è diffuso come un incendio sui social media. Da allora, la performance di Andriy Khlyvnyuk ha ispirato varie iniziative in tutto il mondo, contribuendo alla mediatizzazione della causa ucraina.
Così, il 4 marzo, il musicista sudafricano David Scott, del gruppo The Kifness, ha pubblicato un adattamento del video di Andriy Khlyvnyuk, che ha avuto un grande successo sui social e su Youtube. Poco meno di un mese dopo, il 2 aprile, è stata la volta di una decina di celebrità ucraine a filmarsi mentre intonano la canzone ormai famosa. I diversi video sono stati poi riuniti per creare un flashmob , anch’esso di immediato successo.
Ma la storia del canto del Viburno rosso non è finita lì. Forse la popolarità della canzone ha raggiunto il suo apice lo scorso 8 aprile, quando il famoso gruppo britannico Pink Floyd ne ha pubblicato una propria versione intitolata Hey Hey Rise Up , realizzato sulla voce di Andriy Khlyvnyuk.
Un canto popolare dalle origini ignote
L’esatta origine del canto rimane incerta. Per alcuni, l’attuale versione del brano deriverebbe da un inno cosacco del XVII secolo, come mi hanno spiegato numerosi volontari ucraini durante il mio viaggio. In quel periodo i cosacchi erano uomini liberi (a differenza dei servi della gleba) spesso impiegati come soldati ausiliari dalla Confederazione polacco-lituana. Organizzati in comunità autonome, contribuivano alla difesa delle frontiere orientali di quello stato, che si estendeva su buona parte dei territori che costituiscono l’attuale Ucraina. La loro capitale si trovava sull’isola di Khortytsia, sul Dnepr, oggi a Zaporizhia.
Nella storia nazionale dell’Ucraina, i cosacchi sono considerati i fondatori del primo stato ucraino indipendente o almeno autonomo. Nel 1648, sotto l’autorità del loro capo, Bogdan Chmel’nickij, si ribellarono contro il potere polacco per poi formare un’alleanza con i russi nel 1654, oggetto di grandi controversie attualmente tra storici russi e ucraini. Così facendo, i cosacchi ritrovarono inizialmente parte dell’autonomia di cui erano stati privati. Dopo i polacchi, anche i russi corrodono gradualmente le loro libertà sino ad assicurarsi il controllo dei territori situati a est del Dnepr. Questi ultimi corrispondono approssimativamente a quelli la cui sovranità è oggi rivendicata da Mosca.
Che siano o no ispirate a un inno cosacco, le attuali parole del Viburno rosso vennero verosimilmente trascritte e fissate dal giornalista e autore ucraino Stepan Chernetsky. Questa versione della canzone divenne allora l’inno di due entità militari distinte, entrambe composte da volontari e che portavano però lo stesso nome: i fucilieri di Sich.
Nel corso della Prima guerra mondiale, i fucilieri combatterono l’Impero russo sul fronte orientale nei ranghi dell’esercito austro-ungarico. Qualche anno dopo, alcuni ex ufficiali di questa unità crearono un secondo corpo di fucilieri di Sich, posto questa volta sotto l’autorità dell’effimera Repubblica nazionale ucraina (1918-1920). I volontari parteciparono alla guerra d’indipendenza ucraina (1917-1921), durante la quale la giovane repubblica affrontò i russi (Rossi e Bianchi) così come, per un periodo, la Polonia. Dopo la Rivoluzione russa del febbraio 1917, il governo provvisorio russo aveva inizialmente riconosciuto l’autonomia dell’Ucraina e le sue principali istituzioni politiche. Le relazioni con Mosca però rapidamente peggiorarono dopo il colpo di Stato dei bolscevichi a San Pietroburgo, nel novembre dello stesso anno. Gli indipendentisti furono infine sconfitti e l’Ucraina diventò una repubblica socialista sovietica fino al 1991.
Un canto dalla forte carica simbolica
Entrambi gli episodi storici ai quali sarebbe legato il Viburno rosso coinvolgono la Russia nel ruolo di un attore controverso che, infine, pone termine alle velleità d’indipendenza o di autonomia degli ucraini. Era peraltro vietato cantare questa canzone durante l’intero periodo sovietico. Inoltre, sembrerebbe che figuri ancora oggi sull’elenco delle opere censurate da Mosca, almeno nei territori ucraini occupati dall’esercito russo: secondo Pravda Ucraina , l’accesso al brano sarebbe adesso bloccato su certe piattaforme di musica online. Inoltre il Guardian e il Kyiv Post riferiscono che parecchie persone sarebbero state incarcerate o multate in ottobre e novembre per avere cantato il Viburno rosso in pubblico o aver pubblicato un video dove la cantavano.
Altro riscontro di popolarità sono le varie petizioni che invitano le autorità a sostituirla all’inno nazionale e il fatto che, in luglio, la Banca nazionale di Ucraina ha emesso una moneta speciale che celebra il ruolo del Viburno rosso nella storia del paese. Su un lato, si può osservare un cosacco, un fuciliere della Sich e un soldato dell’attuale esercito ucraino, tutti e tre impegnati a raddrizzare un viburno. Sull’altro lato della moneta è raffigurato un ramo di viburno con foglie e frutti.
Il viburno non ha però sempre ispirato canzoni militari. Al contrario, in Russia, questo albero ha ispirato una delle più famose canzoni del paese – Kalinka – è una canzone d’amore non priva di umorismo. Speriamo che quest’albero ormai famoso ne ispiri altre in futuro, e che si possano cantare da entrambi i lati del confine.
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