Torture, maltrattamenti, detenzioni illegali. Amnesty international denuncia la sistematica violazione dei diritti umani sia da parte del governo ucraino che dei separatisti filo-russi
Uno studio di Amnesty International intitolato “You Don't Exist” mette in luce la drammatica situazione dei diritti umani in Ucraina. Secondo lo studio, sia le autorità del governo di Kiev che i gruppi paramilitari filorussi utilizzano sistematicamente metodi coercitivi ai danni della popolazione civile.
Da entrambe le parti in conflitto in Ucraina si fa uso ricorrente di torture e detenzioni segrete. Anche se non è possibile stimare il numero esatto delle vittime che hanno subito questi abusi dei loro diritti fondamentali, Amnesty International e Human Rights Watch hanno portato alla luce il fatto che le autorità e i gruppi paramilitari filo-ucraini abbiano arrestato decine di civili sospettati di sostenere i separatisti russi mentre, d'altra parte, i gruppi paramilitari filorussi hanno sequestrato altrettanti civili sospettati di spionaggio per conto del governo di Kiev. Le autorità in questione, di entrambe le parti, negano tali detenzioni rifiutandosi di fornire qualsiasi informazione sulla sorte e il destino dei carcerati. La maggior parte di chi è stato fermato ha subito torture e altre forme di maltrattamento. Le necessarie cure mediche sono state negate.
Lo studio di Amnesty International si basa sulle interviste di 40 vittime di abusi ed in particolare analizza nove casi, tra cui quello di Vadim, uomo di 39 anni. Quest'ultimo è stato arrestato e torturato da entrambe le parti del fronte. Nell'aprile 2015 un uomo armato, appartenente al Servizio di Sicurezza dell'Ucraina (SBU), lo ha sequestrato nei pressi di Sloviansk, per poi interrogarlo sui suoi presunti legami con i separatisti russi, i quali controllano Donetsk a pochi chilometri di distanza. Vadim ha trascorso più di 40 giorni nelle strutture del SBU subendo varie forme di maltrattamento: scariche elettriche, bruciature, pestaggi e non solo. Una volta rilasciato, Vadim ha fatto ritorno a Donetsk dove è stato immediatamente catturato dalle autorità filo-russe, le quali sospettavano che egli fosse stato reclutato dall'SBU durante la sua permanenza presso le loro strutture. Vadim ha trascorso altri due mesi di detenzione forzata in un carcere improvvisato nel centro di Donetsk, subendo ulteriori maltrattamenti e pestaggi.
In molti dei casi investigati, le vittime sono state utilizzate in “scambio di prigionieri”: questo elemento non fa che aumentare la “caccia” ai civili da entrambe la parti del fronte, anche senza particolari motivi strategici, ma alimenta anche le preoccupazioni delle organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani.
“Le persone che in Ucraina orientale vengono catturate e nascoste diventano merce di proprietà dei rapitori”, afferma Tanya Lokshina, ricercatrice di Human Rights Watch, aggiungendo come sia “sempre illegale ed ingiustificabile sequestrare persone dalla strada, tagliare i contatti con le loro famiglie, torturare ed abusare di essi”.
Human Rights Watch e Amnesty International denunciano questa situazione: “la tortura dei detenuti è un crimine e sarà sempre vietata. La leadership ucraina e i gruppi separatisti devono entrambi garantire che le forze sotto il loro controllo siano consapevoli di questo e mettere in chiaro che il maltrattamento dei detenuti non sarà tollerato.”