La spyware Pegasus colpisce in Azerbaijan

28 luglio 2021

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Giornalisti, attivisti politici e capi di stato sono stati sorvegliati dallo spyware Pegasus sviluppato dall'israeliana Nso Group. Da quando sono stati diffusi i dati dell’indagine The Pegasus Project, effettuata da oltre 80 giornalisti di 10 paesi e coordinata da Forbidden Stories con il supporto tecnico di Amnesty International, la lista di persone controllate dal software israeliano è diventata lunghissima, l’elenco comprenderebbe oltre 50.000 numeri di telefono appartenenti a “persone di interesse”.

L'indagine evidenzia un uso massivo del famigerato tool Pegasus da parte di governi autoritari, tra cui Ungheria, Azerbaijan, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kazakistan. In particolare per quanto riguarda l’Azerbaijan, il Security Lab di Amnesty International dichiara che sono stati spiati oltre 40 giornalisti ed è stato verificato che il telefono di Sevinc Vaqifqizi, una giornalista freelance della tv indipendente Meydan, è stato infettato per due anni fino al maggio 2021.

Secondo OC Media , nostro partner dal Caucaso, Aytan Farhadova, una giornalista investigativa azerbaijana ora residente in Georgia, il cui numero di cellulare era nell'elenco dei telefoni presi di mira, ha dichiarato "sebbene io sia stata precedentemente vittima di sorveglianza, le informazioni dettagliate confermano che questo processo non è come la normale sorveglianza, tutte le mie informazioni personali sono finite nelle mani di qualcun altro".

L’Ong Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP) ha denunciato che per più di due anni, anche il telefono della giornalista investigativa azerbaijana Khadija Ismayilova era stato infettato da Pegasus. Ismayilova è nota per le inchieste volte a rivelare corruzioni e abusi del presidente Ilham Aliyev e in conseguenza di queste inchieste fu incarcerata nel 2014 e condannata a sette anni di carcere, fu liberata nel 2016 e attualmente vive in esilio in Turchia.

I membri di OCCRP hanno registrato in un video il momento in cui hanno comunicato a Khadija Ismayilova che il suo cellulare era stato infettato. Khadija sapeva di essere controllata ma non si rendeva conto fino a che punto fosse sorvegliata e nel video si registra la sua sorpresa e preoccupazione nel leggere di oppositori di governo, giornalisti e attivisti per i diritti umani presenti nell’elenco dei sospetti bersagli dello spyware.