Un seminario a Bari in cui viene ribadita l'importanza di operare attraverso processi di coesione economica e culturale, intensificando le relazioni tra tutte le regioni che si affacciano sull'Adriatico
Fonte: AISE
"Alimentare processi di coesione sia in termini economici che in termini culturali, rafforzando gli scambi e le politiche di pace e di sviluppo": secondo Silvia Godelli, Assessore al Mediterraneo della Regione Puglia e presidente della Commissione Turismo e Cultura dell'Euroregione Adriatica, è questa la formula per costruire identità multiple nei processi di integrazione europea. Del tema si è discusso nei giorni scorsi a Bari, durante l'incontro dal titolo "Identità, Nazioni e Stati nell'Adriatico", promosso dall'Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia, dall'Università di Bari e dalla Fondazione Gramsci di Puglia.
Due le sessioni di approfondimento aperte con la partecipazione straordinaria di intellettuali, docenti universitari e giornalisti dell'area adriatica: la prima su "Identità in costruzione o da ricostruire? ", coordinata dal preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere Pasquale Guaragnella; la seconda dedicata all'immagine dei Balcani nei media italiani per analizzare "Quello che raccontano i mass media", attraverso il dibattito moderato da Ennio Triggiani, preside della Facoltà di Scienze Politiche. "Bisogna pensare le identità multiple come identità compartecipate delle differenze, senza sottovalutare la funzione simbolica, in termini antropologici, del processo di integrazione e gli orizzonti di solidarietà che via via prendono forma oltre le piccole patrie", ha sottolineato Giovanna Scianatico, direttore del Centro internazionale di studi sul viaggio adriatico dell'Università di Lecce. "Negli ultimi 15 anni si è passati dalla fase di espansionismo a quella della cooperazione - ha aggiunto Luciano Monziali dell'Università degli Studi di Bari - Si tratta di un passo significativo nel processo di allargamento dell'Unione Europea".
Intensificare i rapporti di prossimità è la vocazione di tutte le regioni adriatiche, com'è emerso dalle testimonianze di Sania Roic, dell'Università di Zagabria, Vesna Kilibarda, dell'Università del Montenegro, Fatos Lubonja, scrittore albanese, Artan Puto, della rivista "Perpjekja" di Tirana, Enisa Bukvic, dell'Organizzazione internazionale per le Migrazioni, Luisa Chiodi, direttrice di "Osservatorio Balcani e Caucaso". Lo sviluppo di reti e di relazioni, in un quadro ampio della storia di popoli e di culture diverse,è la prospettiva condivisa anche dai professionisti del web, delle tv e della carta stampata, pur con la consapevolezza di dover sollecitare, al contempo, soluzioni politiche e territoriali a questioni nazionali ancora aperte.
Tra gli altri, gli interventi di Vittorio Borelli, direttore di "East", Pino Bruno, coordinatore di "Levante" su Rai Tre Puglia, Carlo Bollino, direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, Inoslav Besker, della "Jutarnji List" di Zagabria, Marjola Rukaj, di "Osservatorio Balcani e Caucaso"; Luigi Quaranta, del "Corriere del Mezzogiorno" e Luciano Sechi, responsabile sede "Agi" di Bari. Con spunti volti al rafforzamento di una politica interadriatica, ha tratto le conclusioni della giornata Franco Botta, coordinatore della Scuola di relazioni interadriatiche, promossa dal Dipartimento per lo studio delle società mediterranee della Università di Bari e dall'Assessorato al Mediterraneo.