Si è tenuto ieri, presso l'Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, l'incontro di avvio di un progetto di cooperazione transfrontaliero-adriatica. Obiettivo del progetto l'integrazione dei sistemi produttivi territoriali delle due sponde dell'Adriatico, a partire dai distretti rurali
Fonte: Ansabalcani
Con la presentazione del nuovo Programma INTERREG IIIA transfrontaliero adriatico, tenutosi ieri 6 marzo presso lo IAMB - Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari , si è avviata la prima fase di un progetto di cooperazione transfrontaliera italo-balcanica. Il progetto, diretto alla cooperazione ed al libero scambio nel settore primario e secondario, guarda ai distretti rurali come modello economico d'integrazione dei sistemi produttivi territoriali dell'area geografica che comprende, sul versante italiano, la Puglia, il Molise, l'Abruzzo, le Marche e l'Emilia Romagna e, sul versante balcanico, la Croazia, la Bosnia Erzegovina, la Serbia, il Montenegro e l'Albania. Principali destinatari del progetto sono Enti pubblici, Enti locali territoriali, consorzi misti tra pubblico e privato. Ai lavori di ieri, hanno partecipato rappresentanti degli organismi governativi e delle istituzioni scientifiche delle regioni italiane e dei paesi balcanici interessati dal progetto.
Per il direttore dello IAMB, Cosimo Lacirignola ''si vuole definire un modello di governance dei territori, al cui interno i distretti rurali assumono importanza fondamentale, capace di favorire i processi di integrazione dei sistemi produttivi''. Obiettivo dell'iniziativa, che si dipanerà in quattro attività nell'arco di due anni, ''è quello di arrivare a definire un metodo che possa prendere il meglio di tutti i distretti territoriali produttivi agricoli delle due sponde adriatiche e costituire un efficace strumento di governo dello sviluppo locale e transfrontaliero''.
In particolare saranno messi a punto modelli organizzativi di integrazione economica e territoriale capaci di favorire la coesione di attività, non soltanto agricole, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali, e di rafforzare l'imprenditorialità nelle aree rurali favorendo lo sviluppo delle piccole e medie industrie, promuovendo attività complementari ai cicli produttivi agroalimentari e costruendo reti di servizi. ''Si parte con la prima attività - ha spiegato Lacirignola - diretta allo scambio di conoscenze sugli attuali modelli. Si proseguirà con la condivisione delle informazioni per l'analisi e la scelta delle aree vocate. Si passera' poi alla terza fase con azioni pilota selezionate per province in cui saranno applicati i modelli individuati e sarà valutata la metodologia. Forniremo in questa attività un supporto informatico, un DSS (modello di aiuto alle decisioni) e infine arriveremo alla definizione di un modello condiviso e basato su una banca dati con metodologia comune''. ''Ognuno - ha concluso il direttore dello IAMB - propone oggi il proprio modello ma non esiste quello universale: noi ci mettiamo alla prova condividendo le informazioni per definire un percorso comune che porti al partenariato attivo e non alla concorrenza slegata da regole comuni di mercato''.