Nella primavera scorsa una delegazione della Provincia di Pisa ha effettuato un'intensa missione nei Balcani. Tuzla in Bosnia Erzegovina, Smederevo in Serbia, Scutari in Albania, alcune delle tappe. Ne abbiamo parlato con il Presidente della Provincia, Andrea Pieroni
La Toscana è una delle regioni italiane dove sono attivi molti soggetti che si occupano di Balcani. La Provincia di Pisa con questa sua recente missione non fa che confermarlo. Ma quali i motivi strategici per i quali si è ritenuto importante rafforzare le relazioni con l'altra sponda dell'Adriatico?
Ormai da quasi dieci anni, la Provincia di Pisa lavora nell'ambito delle Politiche Comunitarie, delle attività inerenti all'attuazione degli impegni assunti in seno all'Unione Europea e per lo sviluppo dei paesi che desiderano entrare nell'Unione. Abbiamo cominciato a lavorare con la Polonia quando ancora era un paese in regime di pre-adesione. Stiamo lavorando con la Bulgaria su scambi di buone prassi. Riteniamo fondamentale lavorare per la diffusione degli standard europei in tutti i campi in cui il lavoro delle Pubbliche amministrazioni italiane abbia raggiunto elevati risultati e qualità.
Nel riconoscere la vocazione europeistica dei Paesi dei Balcani non ancora membri dell'Unione, la Provincia di Pisa e l'Istituzione Centro Nord Sud (ente strumentale della Provincia di Pisa avente l'obiettivo di contribuire al progresso ed alla crescita sociale ed economica delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo ed all'integrazione tra i popoli) si sono impegnati a sviluppare la cooperazione regionale ed i buoni rapporti di vicinato, in vista di una loro concreta prospettiva di adesione europea.
Considerando che i paesi in questione hanno compiuto alcuni progressi ma che devono affrontare numerose sfide prima di completare la transizione verso un sistema democratico e un'economia di mercato pienamente funzionanti e prima di poter intrattenere relazioni più strette con l'Unione europea; considerando che, in ultima analisi, sebbene la loro vocazione europea sia indiscutibile, la realizzazione di ulteriori progressi su questa via dipenderà dalla capacità degli stessi paesi di effettuare ciascuno sensibili miglioramenti. Per questi motivi, la Provincia di Pisa e l'Istituzione Centro Nord Sud hanno deciso di perseguire la via di un rafforzamento dei rapporti con i Paesi Balcanici, apportando un valore aggiunto al processo di democratizzazione e sviluppo economico che va assecondato e aiutato al fine di contribuire alla stabilità dell'intero continente.
Gli enti locali stanno assumendo un ruolo sempre più da protagonisti nelle relazioni internazionali. Nel campo della cooperazione allo sviluppo si parla sempre più di "cooperazione decentrata", definizione che spesso assume più significati. Come la intende la Provincia di Pisa?
La cooperazione decentrata è per noi un modo di fare cooperazione internazionale il più vicino possibile al cittadino. E' uno strumento che instaura un rapporto fra enti e associazioni che stanno in mezzo alla gente, alla popolazione, ed in questo modo reagisce in maniera più dinamica alle esigenze che si creano nei territori in cui si decide di intervenire. E' il modo migliore per mettere in relazione, oltrochè le istituzioni, anche le comunità locali ed i territori rispettivi.
Tuzla in Bosnia Erzegovina, Smederevo in Serbia, Scutari in Albania sono alcune delle tappe di questa recente missione. Un viaggio che avrà fornito senza dubbio notevoli spunti e prospettive di lavoro e collaborazione. Quali i problemi comuni che si trovano ad affrontare tre realtà per molti versi così differenti?
Sicuramente è difficile generalizzare: ogni realtà si trova di fronte a problematiche specifiche, ed ha risorse differenti per rispondere a queste problematiche. Quello che io e miei collaboratori abbiamo riscontrato in questo viaggio, e che è la caratteristica che accomuna le tre realtà, è la grande voglia di fare e di dialogare sui temi che possono portare sviluppo locale. C'è la comune convinzione nella forza del dialogo con una realtà come quella pisana, che può portare buoni frutti. E' un elemento positivo. In un contesto del genere , più che risolvere il singolo problema, possiamo intervenire offrendo un partern, uno schema di lavoro sul quale ognuno può poi inserire le sue peculiarità. Questo era il problema di fondo a cui abbiamo provato ad ovviare: quello della mancanza di pianificazione. A Scutari abbiamo inaugurato l'ufficio del piano regolatore: abbiamo cioè cercato di trasmettere un metodo di lavoro che possa tornare utile per cominciare a parlare in maniera sistematica di sviluppo economico.
Se sino a qualche anno fa lo sguardo sui Balcani era fortemente condizionato dalle tragedie che hanno attraversato in particolare durante gli anni '90 ora si sta sempre più imponendo una prospettiva europea. Come possono contribuire gli enti locali italiani a favorire il percorso dei Balcani verso l'UE?
Come dicevo prima, la cosa più utile che possiamo fare è trasmettere le nostre pratiche, le nostre esperienze di ente che quotidianamente si confronta con l'acquis comunitario. L'Unione Europea, come ha sempre fatto per ogni nuova adesione, chiederà a questi paesi degli standard molto severi prima di acconsentire all'adesione. Noi possiamo indicare una delle possibili vie per raggiungere questi standard parlando di aspetti concreti: sviluppo economico, servizi pubblici, democratizzazione. Abbiamo il prestigio di essere uno dei paesi fondatori: gli enti locali italiani hanno l'onore e l'onere di questa eredità e di questa credibilità.
Alcuni analisti sottolineano come insito nella cooperazione decentrata vi sia il rischio di azioni poco coordinate tra loro, che ciascuna Regione, Provincia o comune vada per la sua strada? E' una preoccupazione condivisibile?
E' una preoccupazione comprensibile e logicamente ineccepibile. Penso che sia però un rischio calcolato, cioè che i vantaggi che si possono ottenere da una cooperazione decentrata efficiente coprano di gran lunga i rischi di uno scollamento fra azione e azione. In secondo luogo, questa mancanza di coordinamento che è ipotizzabile sulla carta, nella realtà poi non si verifica proprio per le dinamiche che caratterizzano la cooperazione decentrata. In Toscana abbiamo l'esperienza dei tavoli di coordinamento, perché ci siamo resi conto che un luogo in cui, a livello regionale, si scambiano esperienze ed opinioni sulle attività da implementare in una determinata zona possa essere di grande utilità alla cooperazione decentrata. La realtà dei fatti è che se si vogliono portare avanti ambiziosi progetti di cooperazione decentrata ci si trova naturalmente a cercare momenti di incontro e di coordinamento fra vari comuni, province e regioni. Se si vuole portare avanti la singola azione simbolica, assolutamente degna e importante ma priva di strategia di lungo periodo, si può far benissimo da soli. Ma la cooperazione decentrata, così come la intendiamo noi, vuol rivestire un ruolo di accompagnamento duraturo e stabile nei confronti delle aree in cui si va ad operare, perciò il coordinamento è più che mai necessario.
Inoltre, la Provincia di Pisa ha, in merito a questa problematica, ideato una soluzione strumentale ed innovativa attraverso la costituzione dell'Istituzione Centro Nord Sud ponendosi l'obiettivo di creare un ente avente come scopo principale il contribuire al progresso ed alla crescita sociale ed economica delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo ed all'integrazione tra i popoli attraverso il coinvolgimento ed il raccordo sinergico dei principali attori di cooperazione decentrata non solo del territorio pisano, ma anche toscano e nazionale. Molti sono, infatti, i progetti creati in sinergia con i principali attori di cooperazione decentrata toscana e italiana dall'Istituzione Centro Nord Sud.
L'Istituzione Centro Nord Sud, nel corso degli anni, ha confermato il suo ruolo di struttura di assistenza tecnica fruibile anche per le azioni poste in essere da soggetti dell'Area Vasta, in diverse esperienze di realizzazione e coordinamento progettale.
Si sta sviluppando anche nell'opinione pubblica toscana ed in generale italiana un modo diverso di guardare ai Balcani? Uno sguardo capace di vederne anche le risorse - in parte inespresse - e non solo le difficoltà?
Sì, anche se in questa direzione c'è ancora molto da lavorare. I nostri attori economici chiedono nuove opportunità, nuovi mercati, ed hanno capito che i Balcani sono un grande potenziale da questo punto di vista. La gente comune ha visto in questi anni i Balcani dipinti come un luogo instabile, pieno di divisioni e di odio: cancellare questa percezione richiede molto tempo, ma finalmente qualcosa si sta muovendo anche in questa direzione. Ritengo che la vicinanza geografica e di mentalità che abbiamo con le popolazioni balcaniche farà presto scomparire ogni timore riguardo alle difficoltà di questa area geografica.
Quali i campi nei quali la Provincia di Pisa ritiene di poter contribuire maggiormente allo sviluppo del sud est Europa?
La Provincia di Pisa si è mossa in questi ultimi tempi su due linee di azione fondamentali: lavorare per lo sviluppo economico locale degli enti balcanici e per il miglioramento dei servizi pubblici. In questi campi abbiamo un know how che può sicuramente tornare utile ai nostri partners, che da parte loro si sono dimostrati molto ricettivi nei confronti delle nostre osservazioni. In più con la recente firma del protocollo di collaborazione con il comune di Tuzla abbiamo ipotizzato ed attueremo un percorso di sviluppo anche nei settori del turismo, ricerca e cultura: le nostre esperienze con i poli tecnologici, con il dialogo e le ricerche organizzate in cooperazione con l'università sono stati avvertiti come elementi di forza caratterizzanti da parte dei nostri partners, e saremo ben felici di mettere queste esperienze a disposizione, in modo da riuscire noi stessi arricchiti dal dialogo su questi temi.
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