Avviato il progetto 'Radici, Identità Destinazione', in bulgaro 'Koreni, Identitet, Destinazia (KID)', rivolto agli adolescenti di Plovdiv che stanno per lasciare gli istituti di tipo residenziale. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Mara Bernasconi - Ai.Bi. Amici dei Bambini
"Noi bambini, giovani che siamo cresciuti fuori dalla famiglia, abbiamo bisogno di sostegno psicologico, sociale. Abbiamo bisogno di essere aiutati nel processo di risocializzazione e questo è impossibile da fare senza persone professioniste che ci ascoltano e tollerano alcune nostre incapacità ed errori... perchè spesso siamo noi stessi a sentirci degli errori." È a partire da questa testimonianza di Anton, sedicenne dell'internat di Sofia, che è iniziato ormai 10 anni fa l'impegno di Amici dei Bambini per i ragazzi in uscita dagli istituti in Bulgaria.
In Bulgaria Ai.Bi. è presente con interventi di prevenzione, superamento e accompagnamento dell'abbandono minorile. Le attività, svolte dal 2000, riguardano la fascia di età dei giovani dai 14 ai 19 anni che escono dagli internat nella zona di Pleven, Plovdiv e Sofia.
Pochi giorni fa, all'interno della progettualità Ai.Bi. sui ragazzi in uscita dagli internat, è stato presentato con una conferenza a più voci, il progetto 'KID' finanziato con i fondi del Fondo Sociale Europeo che prevede l'inserimento sociale e lavorativo degli adolescenti che stanno per lasciare gli internat specializzati di Plovdiv, a sud della Bulgaria.
Il progetto, della durata di 14 mesi, fornirà servizi innovativi per realizzare le politiche di inclusione sociale di giovani a rischio di marginalità e per prevenire il rischio che essi si trasformino in disoccupati di lunga durata. Sono coinvolti 2 internat della città ("Olga Skobeleva" e "Maria Luisa") di Plovdiv ed è supervisionato dall'ASA (Agenzia di Assistenza Sociale) regionale. I partner di progetto di Ai.Bi. saranno la Municipalità di Plovdiv, la Fondazione per le Relazioni Umane, il Comitato Consultivo Imprenditori Italiani in Bulgaria (CCIIB), la Regione Emilia Romagna (RER), il Consolato Onorario Italiano a Plovdiv.
"Il progetto 'KID' può contare fin dalla sua nascita sulla collaborazione del sistema delle imprese italo-bulgare insediate nel territorio municipale." Ricorda il console onorario a Plovdiv, dott. Ghia.
Con l'aiuto di uno dei partner di supporto del progetto, si realizzerà una indagine conoscitiva sui fabbisogni di figure professionali espressi dalle imprese locali a breve ed a medio periodo (1-2 anni) con lo scopo di facilitare l'incontro tra domanda e offerta potenziale di lavoro per i giovani care leavers.
Un aspetto non marginale per il lancio di nuovi servizi per i giovani care leavers è rappresentato dalla capacità delle comunità locali di abbandonare pregiudizi e stereotipi molto diffusi verso questi giovani, ritenuti spesso "border line", se non addirittura socialmente pericolosi. Sarà fondamentale lavorare in sinergia per passare ad un atteggiamento di sostegno attivo e di sussidiarietà, che, attraverso l'uso delle tipiche "reti informali" di cui ogni giovane con una vita familiare regolare ha beneficiato, possa accogliere i giovani come concittadini attivi.
Si prevede la creazione di un nodo permanente, capace di erogare servizi innovativi, denominato "CIS - Centro per l'Integrazione Sociale", frutto della collaborazione dei vari attori istituzionali, del privato sociale e del mondo economico; verrà creata una figura formativa del tutto inedita tra figure professionali esistenti negli internat di cura e nel territorio: il "consulente di integrazione socio-professionale". Verranno creati modelli sostenibili di collaborazione ed interazione tra tutti gli attori rilevanti a livello locale per il processo di inclusione sociale e professionale dei giovani care leavers e in generale dei giovani a rischio di marginalità sociale.
L'aver predisposto, con un approccio individuale e personalizzato per ciascuna persona con disagio che entra nel progetto, un programma di attività coerente ed integrato che consenta di sviluppare le capacità e le competenze latenti del soggetto, l'aver definito un metodo di lavoro che, attraverso la definizione di fasi - dall'accoglienza, all'orientamento, alla sensibilizzazione specifica al lavoro - lo accompagnino sino alla individuazione di opportunità di inserimento lavorativo idoneo ed adeguato, è un percorso che verrà sistematizzato per il futuro.
I giovani senza famiglia o provenienti da famiglie a rischio e marginalizzate che sono residenti in Internat, vengono esclusi dalla possibilità di permanere nelle istituzioni allo scadere dei 18 anni di età. Talvolta lasciano l'istituto con una preparazione scolastica incompleta (raramente arrivano al 6°/ 7° grado scolare), la loro socialità e capacità di auto-organizzazione è spesso fortemente lesa dalle difficoltà incontrate nel corso degli anni di vita in istituzione, l'auto-stima è carente ed il progetto personale di vita e di lavoro è vissuto praticamente come una chimera o un "lusso" a loro non concesso.
Come sottolinea la dott.ssa Guardigli, consulente UE e Presidente del Comitato di Progetto di progetto, "Dare una prospettiva di lavoro regolare a questi giovani significa sostenere la loro acquisizione di "cittadinanza" e spesso, più semplicemente, sottrarre alla definitiva marginalizzazione chi da essa è stato duramente segnato già al proprio ingresso nel mondo."
Il progetto K I D propone un percorso di "sistema", ovvero un insieme di azioni integrate, nelle quali ciascun partner svolgerà specificatamente il proprio ruolo, pur dialogando permanentemente con gli altri. Questo approccio è basato sulla convinzione che ai problemi complessi si possa dare risposta solo con la cooperazione di più attori strettamente in relazione tra loro.
L'obiettivo specifico è quello di formare in questi giovani le competenze personali ed i comportamenti socio-relazionali che possano facilitare una stabilizzazione occupazionale, con un conseguente rafforzamento delle loro personalità e con il consolidamento del loro essere "cittadini attivi".
Particolarmente delicate e strategiche per il progetto saranno le attività di informazione, comunicazione e di promozione sul territorio dei modelli di servizio in quanto si ritiene che, sia gli addetti ai lavori che la comunità civile in senso ampio, possano beneficiare della divulgazione dei contenuti e dei metodi sviluppati con l'esperienza che si realizzerà.