La decisione del ministro degli Esteri Frattini, di mantenere le deleghe per la Cooperazione allo sviluppo, ha sollevato critiche nel mondo delle ong. Per primi gli Stati Generali della Solidarietà
Fonte: Il Velino
Con la decisione del ministro degli Esteri Franco Frattini di trattenere le deleghe per Africa sub-sahariana, cooperazione e G8, il dibattito attorno al tema dell'Aiuto allo sviluppo e del ruolo che il nostro paese deve avere su questi temi ha registrato un improvviso picco nel dibattito. Gli Stati generali della solidarietà e della cooperazione internazionale hanno avanzato al ministro tre richieste affinché la politica italiana sulla cooperazione possa rientrare stabilmente in Europa.
La prima è che venga assegnata la delega anche per la cooperazione. "Non nascondiamo il nostro rammarico per la mancata nomina di un viceministro ad hoc, come pure ci si aspettava - sottolinea la coordinatrice degli Stati Generali, Sara Ceci -. Tuttavia il nostro auspicio è che si possa al più presto instaurare, con un nuovo responsabile della cooperazione nella compagine governativa, un proficuo e operoso dialogo, ispirato al metodo del confronto con la società civile, che negli anni passati si è dimostrato fruttuoso".
La seconda richiesta è che venga dato impulso a un nuovo avvio del processo di riforma del settore, che assuma come principi fondanti l'unitarietà della politica di cooperazione allo sviluppo e di solidarietà internazionale, la gestione unificata di tutte le risorse che costituiscono aiuto pubblico allo sviluppo in un "fondo unico", l'esclusione esplicita del finanziamento delle attività militari attraverso iniziative di cooperazione, l'eliminazione della pratica degli aiuti "legati", la previsione di forme di coordinamento fra gli attori della cooperazione, la valorizzazione del ruolo della società civile italiana e dei Paesi partner nel disegno e nella realizzazione delle attività di cooperazione, e che porti all'istituzione di un'Agenzia responsabile dell'attuazione degli indirizzi della politica di cooperazione allo sviluppo, operante secondo i principi civilistici, anche in deroga alle disposizioni della contabilità pubblica". Tutti temi già affrontati durante la scorsa legislatura in occasione del dibattito per la riforma della legge sulla cooperazione.
In terzo luogo gli Stati generali chiedono al nuovo governo di impegnarsi affinché l'Italia possa "presentarsi con le carte in regola agli appuntamenti internazionali". Sono previsti infatti nei prossimi mesi numerosi forum di alto livello come la Conferenza di Accra sull'efficacia degli aiuti e di Doha sulla finanza per lo sviluppo, oltre alla prossima sessione della Convenzione per l'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne (Cedaw), il G8, e il vertice di Copenhagen nel dicembre 2009 sul post Kyoto. "Le linee alle quali si auspica che si ispiri la politica estera italiana sono quelle definite negli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite e nell'European consensus on development. In particolare, gli Stati Generali chiedono al nuovo interlocutore che sia perseguita la politica di cancellazione del debito dei Paesi più poveri, in forma addizionale rispetto alle risorse destinate al finanziamento dello sviluppo, e che nel Documento di Programmazione economico finanziaria 2009-2011 sia calendarizzato l'aumento progressivo delle risorse pubbliche destinate all'aiuto pubblico allo sviluppo.
"Le nostre richieste sono un invito a non snaturare il ruolo della cooperazione declassandolo a mero strumento al servizio della politica commerciale - sottolinea la coordinatrice - ma a considerarlo, come è nella sua più profonda natura, un mezzo per la costruzione della pace e il perseguimento di diritti fondamentali attraverso politiche coerenti di partenariato con i Paesi in via di sviluppo. Del resto siamo convinti - conclude Ceci - che non si possano concretizzare durature politiche di sicurezza e di contenimento dell'immigrazione clandestina in Italia finché non si realizzino nei paesi più poveri i diritti fondamentali".