Si è svolta in Bosnia Erzegovina la prima conferenza sul progetto a sostegno dell'inclusione sociale e dell'inserimento lavorativo di persone con bisogni speciali, promosso da Emilia Romagna e Marche
Fonte: Cooperazione Italiana allo Sviluppo in Bosnia Erzegovina
Si è tenuta lo scorso 25 giugno a Sarajevo, la prima conferenza per l'imprenditorialità sociale in Bosnia Erzegovina dal titolo "Io posso lavorare". La conferenza è stata organizzata nell'ambito del progetto "Tutela e reinserimento di minori con disabilità fisica e psichica e promozione di imprenditorialità sociale in Bosnia Erzegovina", finanziato dalla Cooperazione Italiana allo Sviluppo/Ministero degli Affari Esteri italiano e co-finanziato dalle Regioni Emilia Romagna e Marche.
Sono intervenuti il Direttore della Cooperazione Italiana allo Sviluppo in BiH Aldo Sicignano, il responsabile del progetto Giacomo Anastasi, il vice ministro del Ministero del lavoro, politiche sociali, rifugiati e profughi del Cantone di Sarajevo Mensur Peljto, la presidente del Consorzio LE MAT Renate Georgen ed i membri dell'unione degli imprenditori sociali dell'associazione "Uspon" .
Il Direttore Sicignano ha rilevato l'importanza di investire nelle giovani generazioni per lo sviluppo della Bosnia Erzegovina. "Questo progetto rientra nella strategia della Cooperazione Italiana allo Sviluppo volta a favorire l'inclusione sociale nel paese - ha affermato il Direttore di Cooperazione Italiana allo Sviluppo - ed a rafforzare le istituzioni per facilitare l'inserimento lavorativo attraverso politiche occupazionali a favore di giovani e di persone con bisogni speciali".
"Il nostro paese lavora da anni a favore delle persone più vulnerabili - ha proseguito Sicignano - Il 'Sistema Italia' contribuisce in modo significativo alla cooperazione internazionale come dimostra la presenza in questo progetto di due regioni importanti come l'Emilia Romagna e le Marche".
"Il senso di questo progetto è improntato su due principi fondamentali: il primo è che il lavoro è un'occasione di inclusione e di empowerment per le persone con bisogni speciali. Il secondo è che l'impresa crea profitto, così anche l'impresa sociale diventa il luogo in cui persone con disabilità vengono valorizzate in quanto risorse, come dimostrato in numerosi esempi di successo in Italia e in Europa".
Giacomo Anastasia, responsabile del progetto "Tutela e reinserimento di minori con disabilità fisica e psichica e promozione di imprenditorialità sociale in Bosnia Erzegovina" ha invece ricordato che vedere riconosciuti i diritti delle persone con bisogni speciali è una battaglia che riguarda la democrazia e il livello di civiltà di un Paese. "Questo per l'Italia - ha continuato Anastasi - è un progetto particolarmente significativo poiché il 2008 rappresenta il trentennale dalla legge "Basaglia" (L.n.180/78) grazie alla quale sono stati chiusi i manicomi in Italia rivoluzionando in questo modo l'approccio della società verso le persone con bisogni speciali".
Il progetto, attuato grazie ad un finanziamento di 3 milioni e mezzo di euro, si articola in tre componenti principali: educativa, socio-sanitaria ed impresa sociale. L'iniziativa si propone finalità che s'inquadrano in una più ampia dimensione di lotta all'esclusione e all'emarginazione sociale indirizzandosi, in particolare, nella tutela e reinserimento dei minori disabili e nella promozione dei diversi servizi destinati ai soggetti con disabilità.