Lo scorso 5 febbraio, durante la seduta a Brindisi del Forum delle Città dell’Adriatico e dello Ionio, è stata approvata la petizione per candidare il Mar Adriatico a ottenere il riconoscimento di 'Patrimonio naturale culturale mondiale dell’Umanità' da parte dell’Unesco. La proposta, ora indirizzata al governo italiano, verrà presentata anche ai paesi sud-est europei membri dell'Unesco che si affacciano sull'Adriatico
Fonte: Pressonweb
“Candidare il Mare Adriatico a ottenere il riconoscimento di Patrimonio naturale culturale mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco per sancire l’unicità e la tipicità del nostro mare, per ottenere il sostegno necessario per la protezione dell’ecosistema e dei siti naturali che si affacciano sul bacino e anche per individuare nuove misure di tutela a fronte del moltiplicarsi di piattaforme estrattive e di perforazioni per ricerche petrolifere, imponendo l’adozione di chiari strumenti di sicurezza.
E’ la petizione approvata dal Forum delle Città dell’Adriatico e dello Ionio nella seduta di Brindisi conclusasi da pochi giorni e che per l’occasione è stato guidato dalla città di Pescara, che ne detiene la vicepresidenza, in assenza del Presidente, il sindaco di Spalato”. Lo ha ufficializzato il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia promotore del provvedimento, anticipato lo scorso novembre nel corso della biennale HabitatLab svoltasi nel capoluogo adriatico.
“La petizione – ha spiegato il sindaco Albore Mascia – è stata indirizzata al Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio e al Ministero per i Beni e le Attività culturali che, a loro volta, dovranno farsi carico di trasmettere il documento all’Unesco, che oggi vede l’adesione di 193 paesi e 7 membri associati. Tra i compiti dell’Unesco c’è l’identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future dei patrimoni culturali e naturali di tutto il mondo che rappresentano l’eredità del passato da cui oggi l’umanità trae beneficio. Attualmente sono già 870 i siti posti sotto la tutela dell’Unesco in 145 paesi del mondo, e il riconoscimento di ‘patrimonio dell’umanità’ prevede, come da convenzione, l’istituzione di una forma di tutela diretta e indiretta da parte di tutti gli Stati aderenti, che si impegnano ad agire per la conservazione di tali beni con il massimo delle loro risorse disponibili, all’occorrenza anche con l’ausilio dell’assistenza e della cooperazione internazionale, sia a livello finanziario che artistico, scientifico e tecnico".
"Per tale ragione la città di Pescara e la nostra amministrazione comunale hanno deciso di avanzare la proposta di inserire tra i beni ‘patrimonio dell’umanità’ anche quel patrimonio marino che è rappresentato dal Mare Adriatico e dall’area che lo circonda al fine di garantire la sua tutela nazionale e sopranazionale tenendo conto degli aspetti naturalistici, storici e ambientali. Sotto l’aspetto morfologico – ha illustrato al Forum il sindaco Albore Mascia – le caratteristiche del Mare Adriatico lo rendono assolutamente tipico, umico: parliamo infatti di un bacino semichiuso all’interno del mare Mediterraneo, con un afflusso circolatorio antiorario di acqua proveniente dal Mediterraneo. Lungo circa 800 chilometri, con una larghezza media di 150 chilometri, l’Adriatico è un mare altamente produttivo e pescoso, ricco di sali minerali, che hanno consentito lo sviluppo di una importante flotta peschereccia, da cui dipende il reddito di decine di migliaia di famiglie che quindi trovano nel mare Adriatico l’unica fonte di sostentamento, senza considerare l’indotto derivante nel turismo, nella ristorazione e nella balneazione".
"Storicamente e culturalmente, poi l’Adriatico, è circondato da luoghi, siti e paesaggi che rivestono un’importanza storico-culturale enorme, come la città di Venezia e il Delta del Po’, il Parco Nazionale di Plitvice, le città storiche di Trogir, Dubrovnik e Spalato con il Palazzo Diocleziano in Croazia, il Parco Nazionale di Durmior e la regione naturale di Kotor in Montenegro, il sito di Butrint in Albania, Stari Ras e il monastero di Sopocani in Serbia, oltre a tutte le spiagge e i litorali che sono meta del turismo mondiale, come le Isole Tremiti e la spiaggia del Conero in Italia, le isole dell’Incoronate e della Dalmazia, il litorale della costa dei Trabocchi in provincia di Chieti, la spiaggia di Zunije in Montenegro”.
Ma soprattutto tale riconoscimento consentirebbe di porre il Mare Adriatico al riparo da ‘rischi ambientali’ “come quelli derivanti dalle estrazioni petrolifere – ha sottolineato il sindaco Albore Mascia -: oggi la maggior parte delle piattaforme estrattive italiane si trovano nell’Adriatico, oltre alle piattaforme mobili per la ricerca di nuovi giacimenti. Tre si trovano di fronte a Ortona e pensiamo che a oggi oltre 60 chilometri di costa marina abruzzese sono interessati da richieste di autorizzazioni di concessioni per la ricerca ed estrazione di idrocarburi. Ovviamente le conseguenze derivanti da tali operazioni, come le attività di ricerca e le perforazioni in corso nei nostri fondali marini, fanno temere per eventuali casi di inquinamento e per le successive ricadute negative per le popolazioni. A questo punto riuscire a inserire il Mare Adriatico tra i siti ‘patrimonio dell’Umanità’ dell’Unesco significherebbe poter ottenere un sistema di tutela più incisivo, anche di carattere soprazionale, che possa portare a individuare criteri di prevenzione e sicurezza maggiori rispetto a quelli sinora adottati, nonché misure di controllo sull’adozione delle stesse misure.
Tali considerazioni – ha proseguito il sindaco Albore Mascia – ci hanno spinto a chiedere di ‘candidare il Mare Adriatico’ come Patrimonio naturale e culturale mondiale da parte dell’Unesco con l’adozione di ogni misura e provvedimento idonei alla tutela e conservazione del mare stesso e dei siti e dei luoghi di pregio naturalistico e culturale che lo circondano. La petizione, dopo l’approvazione da parte del Forum, è stata indirizzata al Governo con la proposta di voler estendere l’adesione anche agli stati membri dell’Unesco che si affacciano sull’Adriatico, come la Slovenia, la Croazia, la Bosnia Erzegovina, il Montenegro e l’Albania”.