Pubblicato il rapporto 2008 del Comitato sull'aiuto allo sviluppo. Gli Obiettivi del Millennio sono ancora lontani, ma migliorano qualità ed efficienza, e aumenta il numero degli interventi "puri" di cooperazione
Fonte: AGI Mondo
Meno risorse, ma più capacità di azione. E' quanto emerge dall'ultimo Rapporto OCSE sulla Cooperazione, presentato alcuni giorni fa a Parigi, che conferma la fotografia scattata alcuni mesi fa dalle previsioni della stessa OCSE: la situazione globale dei finanziamenti dei Paesi industrializzati ai partner del sud del mondo è sostanzialmente negativa e ancora piena di ombre. Però, rispetto agli anni precedenti, è migliorata sia la quantità degli interventi 'puri' di cooperazione, che la qualità dei progetti (più mirati). I dati, riferiti al 2006, dicono che il volume degli aiuti è stato di 104 miliardi e 421 milioni di dollari, circa il 4,5 per cento in meno rispetto al 2005. Questa cifra, però, include il debito cancellato a molti Paesi (particolarmente 'cospicui' quelli dell'Iraq e della Nigeria) e che è pesato sia nel 2005 sia nell'anno successivo.
Il "peso" della cancellazione del debito
E' la prima volta che il Comitato sull'aiuto allo sviluppo (DAC - Development Assistance Committee) procede scorporando i dati e calcolando i soldi effettivamente destinati a programmi e progetti di cooperazione. Rispetto ai 55,5 miliardi di dollari del 2005 si è arrivati ai 77,8 del 2006, che al netto degli aiuti straordinari per l'Iraq scendono a 70,7 miliardi di dollari in interventi "puri" di cooperazione. Non ha mancato di sottolineare l'importanza di questo risultato il presidente uscente del Dac, Richard Manning, perché sarà "la base dei lavori" di tre appuntamenti: il Forum globale sulla Cooperazione allo sviluppo, che si terrà a luglio a Ginevra; quello di settembre ad Accra, in Ghana, sull'efficacia degli aiuti; la Conferenza di fine anno a Doha sulla Finanza per lo Sviluppo. Nonostante i Paesi donatori siano "ancora lontani" dal mantenere buona parte delle promesse di cooperazione, gli esperti del Dac hanno però sottolineato che la maggiore qualità degli aiuti ha fatto sì che il 2006 sarà ricordato come il primo anno in cui il numero dei bambini di età inferiore ai 5 anni morti per fame, sete o malattia è sceso sotto i 10 milioni, e i decessi per morbillo in Africa si sono ridotti del 91%.
La palma d'oro a Sua Maestà
L'intervento più generoso d'Europa è stato quello della Gran Bretagna con 12 miliardi e mezzo di dollari di aiuti erogati (pari allo 0,51 per cento del Pil), seguita da Francia con 10 miliardi e 601 milioni (0,47 per cento) e Germania 10 miliardi e 435 (0,36). Poi ci sono l'Olanda, con 5 miliardi e 452 milioni di dollari (0,81) e la Svezia con 3 miliardi 955 milioni, che pero' equivalgono all'1,02 del Pil. L'Italia, pur in ripresa rispetto al passato, è davanti soltanto alla Grecia con lo 0,20 per cento del Pil, pari a 3 miliardi 641 milioni di dollari. Sommando il totale delle cifre europee, si conferma il primato della Ue, da cui proviene il 57 per cento del totale degli aiuti erogati.
Alzando lo sguardo al resto del mondo, i due più grandi donatori globali sono Stati Uniti e Giappone. I primi hanno erogato 23 miliardi 532 milioni di dollari (appena lo 0,18 per cento del Pil), mentre il Giappone ha raggiunto quota 11 miliardi 187 milioni (0,25). Con la Dichiarazione degli Obiettivi del Millennio, fatta dalle Nazioni Unite, i Paesi donatori si sono impegnati per il 2006 a devolvere alla cooperazione lo 0,70 per cento Aps/Pil (il rapporto tra Aiuto pubblico allo sviluppo erogato e Prodotto interno lordo), traguardo che risulta ancora abbastanza lontano per tutti. Gli unici ad averlo raggiunto sono stati Danimarca, Lussemburgo, Norvegia e Svezia. Il flusso più consistente di aiuti è stato quello verso l'Africa (29,9 miliardi di dollari), con una crescita del 27 per cento rispetto al 2005 (ma l'obiettivo di Gleneagles di raggiungere i 50 miliardi nel 2010 sembra ancora troppo lontano), anche se ad aumentare sono stati soprattutto i contributi straordinari ad Afghanistan e Iraq.
La cerchia dei donatori si allarga
Il documento, 240 pagine ricche di grafici e tabelle, segnala poi che negli ultimi anni sono cresciuti soprattutto i volumi degli aiuti dei Paesi che non fanno parte dell'Ocse: dagli 8,8 miliardi di dollari del 2002 si è passati ai 14,6 miliardi del 2006. Esemplari i casi di Cina e Brasile, descritti nel rapporto come "interessanti nuovi attori della cooperazione", ma i contributi sono stati erogati anche da agenzie e fondazioni private. Altro dato interessante è la diminuzione dell'aiuto "legato", cosi' definito perché condizionato a contratti e forniture del Paese donatore, che è sceso dal 7,3 per cento del 2002 al 3 per cento del 2006, anche se negli Stati Uniti rappresenta ancora il 43,9 per cento degli aiuti totali. Negli ultimi anni è cresciuto anche l'impegno dei donatori verso il Fondo globale per la lotta contro l'Aids, la tubercolosi e la malaria, lanciato nel 2001 al G8 di Genova. Della prima fase di finanziamento (2006-2007) di 4,7 miliardi di dollari si e' arrivati ai circa 9,7 miliardi previsti nella seconda (2008-2010), passando dai 2,35 miliardi l'anno agli oltre 3,2 miliardi.
Le "buone notizie"
Se la strada da percorrere per raggiungere gli Obiettivi del Millennio e' ancora lunga (e complicata dai "nuovi problemi globali come i cambiamenti climatici"), tuttavia, l'Ocse/Dac lancia segnali di speranza: il tasso di poverta' in Africa è sceso di 6 punti percentuali dal 2002 e si e' ridotto il numero delle persone in povertà estrema; i morti di morbillo nel mondo sono scesi dai 757mila del 2000 ai 242mila del 2006, con una riduzione del 68 per cento a livello globale e del 91 per cento nella sola Africa sub-sahariana. Importanti risultati sono stati raggiunti, infine, anche nel settore dell'istruzione: il numero dei bambini che frequentano la scuola primaria è passato dall'80 per cento sul totale dei piccoli in età scolare del 1991 all'88 per cento del 2005. Un'altra buona notizia riguarda le relazioni tra i Paesi donatori e quelli partner, che secondo il segretario generale Ocse, Angel Gurria, "si stanno sforzando sempre di più a promuovere la qualità e l'efficacia degli aiuti". A questo proposito, è stato "molto proficuo" il lavoro sull'efficienza degli aiuti, svolto all'interno del Comitato, che ha favorito il dialogo tra donatori e partner sul dove e come impegnare al meglio le risorse. Nonostante i passi avanti raggiunti, comunque, Gurria fa notare che è "molto" il lavoro da fare, "sia nell'impegno del mantenimento delle promesse fatte dai Grandi del pianeta, ancora drammaticamente disattese, che nel miglioramento dell'impatto degli aiuti come stabilito dalla Dichiarazione di Parigi del 2003".