Al Salone del Gusto di Torino quest'anno hanno partecipato anche produttori del mondo rurale di Përmet, le cantine familiari del Nord Albania ed i piccoli produttori delle remote valli del Kelmend. E' stato possibile grazie a un progetto promosso dalle ong italiane Cesvi, Lvia e Vis
Fonte: Cesvi
E’ stata una vera festa dei popoli quella avvenuta all’ultimo Salone del Gusto e questa volta, al banchetto mondiale dei sapori, ha preso parte anche l’Albania. Vi è stata infatti una congiunzione ideale tra i 100 anni dalla proclamazione dell’indipendenza e l’impulso del primo Convivium Slow Food d’Albania.
Il padiglione Oval, del Centro fieristico Lingotto a Torino, ha fatto da incubatore per i produttori dal mondo e, fianco a fianco, croati, bosniaci, macedoni, serbi, ma anche georgiani, armeni e molti altri, hanno affrontato i cinque giorni del Salone del Gusto. In primo piano sono stati i sapori, che grazie al lavoro assiduo di alcune ong a fianco dei produttori, condensano le più genuine tradizioni locali con gli standard necessari.
Le ong Cesvi, Lvia e Vis hanno messo assieme risorse, ma soprattutto il proprio radicamento sul territorio ed hanno catapultato, nella kermesse del gusto più importante del mondo, i fieri attori del mondo rurale di Përmet, le cantine familiari del Nord Albania ed i piccoli produttori delle remote valli del Kelmend.
Il territorio di Përmet è un distretto albanese al confine con la Grecia, terra di grandi tradizioni e ricca di storia, situato in una stretta valle attraversata dal fiume Vjosa, antica via romana verso oriente (Via Aos) e circondato dalle catene montuose di Trebeshinë, Dhëmbel e Nemerçkë. Quest’area, vocata da sempre alla produzione agricola, vanta alcuni prodotti tipici locali famosi in tutto il paese: come non ricordare i vini Merlot, Shesh i Zi, Kabërnet, Riesling e soprattutto il Debinë bianco frutto dell’omonimo vitigno autoctono; acqueviti di uva, moskat, ginepro, gelso, corniolo e more, i pregiati formaggi bianco e caciocavallo, i gustosi mieli dalle tante varietà di fiori e le numerose erbe officinali, le saporite marmellate di fico e ciliegie e da ultimo il rinomato gliko (dolce a base di frutta) di noce, anguria, arancia, albicocca, ciliegia, fico selvatico e prugna.
Sono questi alcuni dei prodotti che hanno rappresentato il sud Albania all’edizione di Terra Madre 2012 e il consolidato impegno degli abitanti di Përmet nel conservare e valorizzare le più autentiche risorse e tradizioni del proprio territorio all’interno del progetto comunitario Pro Përmet.
Grazie ad un paziente lavoro e al supporto dell’ong Cesvi, Pro Përmet oggi non è solo un consorzio di realtà sociali e imprenditoriali che si confrontano e lavorano insieme per la promozione e lo sviluppo economico del territorio, ma un vero e proprio marchio di origine e qualità sui prodotti agroturistici che esso offre come parte del proprio patrimonio storico e culturale.
Ed è proprio per raccontare il successo di questa esperienza che produttori di Përmet hanno aderito alle rete Slow Food Albania e preso parte all’edizione 2012 di Terra Madre, portando a Torino la loro storia, i loro prodotti e il loro territorio. Prodotti come il Gliko di noci, anguria e arancia, i vari raki d’uva tradizionale, di gelso e moskat e il vino bianco Debinë hanno raccolto l’attenzione e il gusto di molti visitatori regalando ai produttori e al Cesvi nuove soddisfazioni e la fierezza di poter affermare lo stesso Pro Përmet come un prodotto buono, pulito, e giusto.
Per quanto riguarda invece le cantine del Nord Albania, ha fatto da padrone di casa il Kallmet, vitigno autoctono di cui è documentata la coltivazione in Albania da secoli. Tre sono i vini presentati al Salone. Il Kallmet 2011, prodotto dal Consorzio del nord Albania all’interno di un programma di ricerca viticola e enologica, è un vino franco, ma che non nasconde le proprie virtù, anzi le esalta rispetto ai prodotti commerciali.
Il Kallmet 2011, della cantina Ersi, prodotto con uve della zona di Naraç e Hajmel, (Kallmet all’80%, Merlot al 15% e Tempranillo al 5%), presenta un profilo piu’ internazionale, con un blend studiato per non corrompere le caratteristiche dell’uva autoctona, ma per regalare una sapidità più morbida e un colore più intenso. Il Sapa e Vjeter, della cantina AMT, (Kallmet all’80%, Montepulciano d’Abruzzo al 20%), è il vino più corposo e alcolico dei tre.
Dal profondo Nord Albania hanno partecipato anche produttori del Comune di Kelmend, ai confini con il Montenegro, una delle aree in Europa più remote e più intatte a livello ambientale. Nel Kelmend è presente una comunità del cibo che in questi anni, grazie anche al supporto del VIS, sta attraversando un processo di maturazione e sviluppo.
Zina, Drita, Gjystina e Rrok hanno attraversato i Balcani per essere presenti al Solone del Gusto e testimoniare il loro impegno a diffondere un approccio al cibo che punti in primo luogo alla valorizzazione delle risorse presenti nei propri territori: marmellate di mirtillo, fico, e uva; composta di mela cotogna, pesca, pera e corniolo; liquori al mirtillo; raki. Nei loro occhi la gioia di poter condividere con i visitatori dello stand sapori genuini, e soprattutto, attraverso il cibo, poter portare la voce di una comunità che lotta ogni giorno per mantenere un rapporto armonioso con la natura, difendendo e diffondendo cibi dai sapori oramai dimenticati.
Alla festa conclusiva tenutasi presso il Salone, grande la sintonia e la complicità tra i popoli chiamati a partecipare. Dalla preparazione degli stand al mattino, ai saluti della sera, l’Oval ha trovato un proprio battito. Dalle emozioni di una danza senza regole di uomini e donne rapiti dalla musica incessante di un Maghreb che grida la propria gioia o di un corteo senza fine di musicisti birmani, la giornata si trasferisce in una zona meno pubblica dell’Oval, la mensa dei delegati. Qui, tutti i popoli del mondo, si sono messi in fila e si sono seduti allo stesso tavolo, alcuni hanno ringraziato Dio per il pane quotidiano, altri Madre Terra, e così hanno trovato un meritato ristoro. Seduti a mangiare un pasto comune, sono scaturite discussioni su ambiente, nuovi modelli di socialità e di produzione; discorsi anonimi e spontanei pieni di progetti, proposte e idee per il futuro.
Alla sera, quando i visitatori si diradano, nasce un altro splendido momento di condivisione: i delegati fanno un giro tra gli altri stand, comprano del formaggio nel sacco dell'Erzegovina, dell’olio da Korčula, lo slatko di fichi selvatici dalla Macedonia, del vino georgiano o del raki albanese, poi si siedono e allestiscono un banchetto. Questo è stato il Salone del Gusto.