Si è svolta dal 17 al 19 maggio la missione in Albania dell'assessore alla Solidarietà internazionale e alla convivenza della Provincia di Trento. Scopo della visita verificare tre progetti finanziati a Scutari nel settore dell'educazione, della riconciliazione sociale e della tutela di minori svantaggiati
Fonte: Provincia autonoma di Trento
Positivo il riscontro sulle tre iniziative sostenute dal Trentino nella città di Scutari, nell'Albania nord-occidentale, considerata la "culla della cultura albanese", dalla quale provengono anche numerosi immigrati in Trentino. Vediamoli in sintesi.
A Scutari la Provincia, assieme a Villa Sant'Ignazio, sostiene innanzitutto la costruzione di un nuovo liceo gestito dai gesuiti. L’attuale liceo si trova ora in una sede inadeguata, e risulta inoltre troppo piccolo. A regime la nuova struttura sarà in grado di ospitare 600 alunni. Gli spazi comuni (auditorium, palestra, campi sportivi) saranno aperti alla cittadinanza e con gli introiti si contribuirà, almeno parzialmente, a garantire la sostenibilità della scuola. Ad oggi infatti le rette pagate dalle famiglie (dai 30 ai 40 euro mensili) non consentono di coprire del tutto le spese fisse.
La domanda di formazione superiore è molto forte, ogni anno il liceo riceve 300 domande, ma riesce a rispondere positivamente solo a 100 ragazzi. La selezione viene effettuata da una commissione indipendente, sulla base di un vero e proprio concorso di merito. I lavori procedono bene e la scuola dovrebbe essere inaugurata a settembre 2010. L’associazione trentina si impegnerà a costruire gemellaggi con scuole trentine, in particolare con Trento e Pergine.
Parallelamente si sta studiando un intervento per favorire il rientro assistito in Albania di minori non accompagnati (circa un centinaio) che ogni anno arrivano in Trentino, provenienti proprio dalla zona di Scutari. Si prevede di lavorare sia sul versante della prevenzione, soprattutto con attività di informazione, di coinvolgimento delle comunità, e la concessione di borse di studio, sia favorendo il rientro di qualcuno dei ragazzi attualmente ospiti in Case famiglia in Trentino.
La delegazione ha incontrato lo staff dei gesuiti di Scutari (Padre Lello Lanzilli, Gaetano Brambillasca, Francesco De Luccia, Joaquim Fernandez) e soprattutto il trentino Padre Luciano Fozzer, 96 anni portati benissimo, che dopo 40 anni di Brasile ha voluto, nel '91, dopo il crollo del regime comunista e la riapertura delle frontiere, ritornare in Albania, dove aveva vissuto due anni prima del '46.
Il secondo progetto riguarda la costruzione di un pozzo nella Casa gestita da suo Mirella Moser, trentina di Pressano, che da oltre dieci anni vive alla periferia della città, in uno dei quartieri più degradati, dove arrivano migliaia di persone dai poverissimi villaggi delle montagne.
In Albania in questi anni si è assistito al doppio fenomeno dell’emigrazione verso l’Europa (si calcola che almeno il 50% degli abitanti di Scutari sia emigrata, soprattutto in Italia) e la fuga dalla montagna alla città. Nonostante l’emigrazione all’estero, la città ha infatti più o meno gli stessi abitanti che aveva negli anni 90. I nuovi cittadini sopravvivono in baracche o case fatiscenti, senza servizi, senza documenti, vivendo di lavori saltuari e irregolari. In questo contesto suor Mirella e le sue consorelle, delle Pastorelle del Buon Gesù, offrono assistenza primaria, sia nel campo della salute che dell’educazione. Ogni giorno suor Mirella accoglie decine e decine di bambini nella sua casa, offrendo loro un luogo dove giocare ed il pranzo. La Provincia si è impegnata a realizzare il pozzo, che garantirà acqua certa e pulita per tutti i frequentanti la Casa.
Il terzo progetto di sostegno punta a far crescere la cultura della riconciliazione, contrastando al tempo stesso il fenomeno delle “vendette di sangue”. Il progetto è promosso dall’Associazione Papa Giovanni XXIII, con il sostegno della Provincia autonoma. Nel nord dell’Albania è ancora presente il fenomeno del Kanun, che prevede la vendetta di sangue verso i maschi della famiglia rivale, per vendicare uguale offesa subita in passato.
I volontari dell’Operazione Colomba-Associazione Papa Giovanni XXIII che a Scutari gestiscono una casa famiglia che accoglie 24 ragazze e ragazzi dagli 0 ai 24 anni, tutti con gravi problemi familiari, personali e sanitari, stanno avviando un progetto che prevede in una prima fase una serie di interventi di protezione delle persone a rischio di vendetta e in una seconda fase un tentativo di riconciliazione tra le famiglie. Sono attualmente circa una sessantina le famiglie (il 7 per cento della popolazione totale) coinvolte in questo problema, che negli ultimi tempi è addirittura peggiorato. Il Kanun prevedeva che la vendetta venisse esercitata verso i maschi maggiorenni, ma negli ultimi anni si sono registrati assassini anche di donne e bambini.