Parte il prossimo 19 agosto una campagna di ricerche archeologiche lungo la costa albanese. E' un'attività prevista dal progetto "Liburna. Archeologia subacquea in Albania", sostenuto dalla Regione Puglia
Fonte: Regione Puglia
Si svolgerà tra il 19 agosto e il 2 settembre la prima campagna di ricerche archeologiche organizzata dal Dipartimento di Scienze Umane dell'Università di Foggia e dal settore di archeologia subacquea dell'Istituto Nazionale Archeologico dell'Accademia delle Scienze di Albania, con il supporto dell'Ambasciata Italiana in Albania. La direzione delle ricerche è del prof. Giuliano Volpe, con la collaborazione di Adrian Anastasi (INA, Durazzo) ei Danilo Leone con Maria Turchiano (Università di Foggia). Le ricerche si avvalgono del supporto tecnico-scientifico dell'Associazione ASSO di Roma, specializzata in attività subacquee, con la responsabilità del dott. Mario Mazzoli.
La prima campagna di ricerche, resa possibile grazie al sostegno finanziario dell'Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia e dell'Agenzia per il Patrimonio Culturale Euromediterraneo, è parte integrante di un progetto più ampio denominato (con un richiamo alla tipica imbarcazione antica degli Illiri) "Liburna. Archeologia subacquea in Albania" che prevede non solo la realizzazione della carta archeologica del litorale albanese e la conduzione di scavi, ma anche attività finalizzate alla formazione di giovani archeologi subacquei e alla valorizzazione del patrimonio archeologico sommerso. In particolare si punta alla costituzione di una Scuola italo-albanese di archeologia subacquea (sotto forma di Master internazionale), promossa dalle Università di Foggia, di Tirana e di Durazzo. Una tale struttura didattica di alta formazione potrebbe anche rivolgersi a studenti dell'intera area balcanica, contribuendo alla diffusione di una cultura dell'archeologia subacquea e alla definizione di standard condivisi sotto il profilo tecnico-metodologico.
Inoltre si prevede di poter garantire un supporto italiano per la creazione di una legge albanese sull'archeologia subacquea e per la costituzione in Albania di strutture di ricerca e tutela del patrimonio archeologico subacqueo.
Tra i vari paesi del Mediterraneo occidentale l'Albania è, infatti, quello nel quale la ricerca archeologica subacquea risulta al momento ancora meno sviluppata, nonostante la straordinaria importanza delle sue coste, costellate da importanti porti antichi, medievali e moderni. Soprattutto a partire dalla caduta del regime comunista, soprattutto nella fase di grandi sconvolgimenti che ha conosciuto il paese negli anni Novanta, si è avviata una drammatica e preoccupante attività di depredamento del ricco e, fino ad allora, intatto, patrimonio archeologico sommerso. Particolarmente grave è il problema, centrale in Albania come in tutti i paesi del Mediterraneo, di più efficaci misure di tutela e di vigilanza delle coste e dei porti. Al momento non si dispone di alcuna indicazione precisa sui siti sommersi e sui relitti antichi e mancano attività di indagine e di tutela di questo importante patrimonio archeologico ancora del tutto inesplorato.
Nel corso di un Convegno, organizzato dall'Ambasciata Italiana di Tirana nel luglio 2006 a Durazzo, dal titolo "La tecnologia ed il know-how italiano per la valorizzazione del Patrimonio Subacqueo in Albania", si è effettuato il punto della situazione e si è tracciato un progetto, approvando anche un Documento che ha affidato in particolare alle Università di Foggia e di Tirana il compito di avviare attività di ricerca archeologica subacquea in Albania ed anche di costituire una Scuola italo-albanese di archeologia subacquea.
Le prime ricerche riguarderanno una delle zone più interessanti dal punto di vista paesaggistico e culturale, la baia di Porto Palermo. La baia presenta per più versi caratteri ideali per la ricerca sia perché si tratta di un naturale punto di sosta e di rifugio per le navi che praticavano il cabotaggio lungo la costa albanese, sia per la presenza del Castello di Ali Pasha, che si spera di poter trasformare in futuro in un "Museo del Mare".La campagna di ricerche vedrà impegnata una équipe di circa 20 archeologi e tecnici italiani e albanesi, tra cui anche alcuni studenti dell'Università di Foggia e di Tirana.