Proseguono le riunioni del Comitato ristretto, per la definizione del testo unico di riforma. I senatori di minoranza si dichiarano critici su alcuni punti, innanzitutto sulla gestione dei fondi e sul ruolo dell'Agenzia
Fonte: Il Velino
Il comitato ristretto istituito all'interno della commissione Esteri del Senato prosegue le sue riunioni per trovare un punto di equilibrio sulla legge di riforma della cooperazione. Il relatore in commissione, l'ulivista Giorgio Tonini, ha presentato durante la scorsa seduta una nuova bozza di articolato su cui vorrebbe far convergere il maggior numero possibile di senatori, permettendo alla proposta di approdare alla discussione in commissione.
Il testo però, a detta di alcuni membri del comitato, registra alcune debolezze su un certo numero di punti. Una debolezza che viene interpretata dagli osservatori come la necessità di dare maggiore visibilità ai lavori della commissione sul tema della riforma e quindi uscire da quella sede asettica e impermeabile che è il comitato ristretto. Se da un lato nella maggioranza c'è un accordo di massima sul testo presentato da Tonini, dalla parte dell'opposizione si registrano numerosi dubbi su quei punti, come il fondo unico e il ruolo dell'Agenzia, che fanno da struttura portante della proposta avanzata lo scorso aprile dal governo. D'altronde da allora gli equilibri non sono cambiati, e i sette mesi di lavoro del comitato ristretto hanno evidenziato ulteriormente le divisioni presenti già nelle sette proposte di riforma depositate in commissione.
L'accordo c'è sulla necessità che la cooperazione rientri pienamente all'interno della politica estera del nostro paese. Manca invece il consenso su due punti fondamentali come il fondo unico e l'Agenzia. "Dividiamo il problema - afferma Alfredo Mantica di An, vicepresidente della commissione di Palazzo Madama e profondo conoscitore dei temi in discussione nel comitato ristretto -. Sulla centralità della politica estera siamo sostanzialmente tutti d'accordo - spiega al Velino l'ex sottosegretario agli Esteri -. Ma sulla gestione dei fondi manca un accordo sostanziale. Il ruolo dell'agenzia secondo il mio parere è svuotato di rilevanza se si introduce il comitato interministeriale coordinato dalla Farnesina. D'altronde, se si vanno a togliere i fondi gestiti dall'Economia, quelli alle agenzie delle Nazioni Unite, i crediti di aiuto e le altre forme di aiuto resta finanziariamente ben poco. Restano solamente le operazioni a dono e su questo si potrebbe prendere in considerazione l'istituzione di un'Agenzia, che svolga il compito di istruttoria e di erogazione dei fondi alle Ong per i progetti. Ma se la Finanziaria mi parla di un minimo incremento dei fondi presenti in Tabella C (si parla di cento milioni in più per il 2008, ndr), per quale motivo è necessario far partire uno strumento con così alti poteri come l'Agenzia?".
Mantica non nasconde però l'impegno profuso dal relatore Tonini all'interno del comitato ristretto, che viene sottolineato con la frase "in mezzo al deserto abbiamo costruito una pista". Resta però per l'esponente di An il dubbio se sia necessario e soprattutto utile portare un testo in commissione pieno di punti non ben delineati, per poi sperare che l'organismo del Senato risolva facilmente tutti i nodi ancora presenti al momento. Lo stesso Mantica rievoca i precedenti fallimenti delle scorse due legislature che hanno visto procedere con difficoltà un testo di riforma poi mai approvato.
Dubbi giungono anche dal forzista Enrico Pianetta, anche lui membro del comitato ristretto. "Trovo che ci sia una complessità di soggetti e strumenti che forse rendono troppo difficoltosa la gestione della cooperazione. È necessario riformare la 49/87, anche alla luce dei cambiamenti intercorsi dal suo varo, ma io continuo ad esprimere una serie di dubbi. In primis verso l'Agenzia. Il testo presentato da Tonini prevede troppi passaggi e l'Agenzia non lo considero uno strumento adeguato per poter affrontare la gestione sotto il punto tecnico e amministrativo. Questo ruolo potrebbe essere coperto da strutture, pubbliche e private, già esistenti. Anche la Farnesina, attualmente, ha una capacità gestionale di tutto rispetto. Per questo ho chiesto al comitato di 'simulare' l'iter per vedere dove si potrebbero registrare difficoltà e sovrapposizioni di ruolo". Questo, appunto, è stato uno dei punti affrontati nella riunione di oggi del comitato, che ha fatto delle valutazioni di flusso. (Raimondo Deriu)