3 ottobre 1993. Moreno Locatelli, volontario dei Beati Costruttori di Pace nella Sarajevo sotto assedio, viene ucciso da un cecchino sul ponte Vrbanja. Vent'anni dopo, la città di Sarajevo e una nutrita delegazione italiana lo ricorda con una cerimonia pubblica su quello stesso ponte e lungo la via che dal 2003 porta il nome di Moreno
Moreno Locatelli, volontario dei Beati Costruttori di Pace arriva a Sarajevo dopo aver partecipato all'iniziativa internazionale "Mir Sada - Pace ora. Si vive una sola pace" dell'agosto del 1993. Nella città sotto assedio, assieme ad altri volontari si impegna in attività a sostegno della popolazione, soprattutto persone sole, anziane e malate, distribuendo loro viveri e lettere in arrivo con i convogli e i voli umanitari italiani e internazionali.
Il 3 ottobre 1993 Moreno, assieme ad altri quattro compagni (Luigi Ceccato, Pier Luigi Ontanetti, Luca Berti e padre Angelo Cavagna), partecipa ad un'azione simbolica organizzata dai Beati Costruttori di Pace sul ponte Vrbanja. Lo scopo è lasciare una corona di fiori sul ponte – luogo delle prime due vittime civili della guerra, Suada Dilberović e Olga Sučić, uccise durante le manifestazioni per la pace a Sarajevo del 5 aprile 1992 – e rivolgere un appello alle parti in conflitto affinché perseguano soluzioni pacifiche del conflitto.
Le forze militari contrapposte, che si fronteggiavano da una parte all'altra del ponte, erano state informate dell'iniziativa e invitate al cessate il fuoco. Invece sui cinque italiani vengono esplose raffiche di mitra e mentre tentano di tornare al riparo, Moreno Locatelli viene colpito da un cecchino. Muore poche ore dopo, dopo due interventi chirurgici d'urgenza.
Vent'anni dopo, a Sarajevo, si terrà una commemorazione in suo ricordo alla presenza di una delegazione italiana, formata da circa 60 persone tra attivisti dei Beati Costruttori di Pace, singole persone che lo avevano conosciuto e cittadini del paese di Canzo, dove Moreno era nato e cresciuto. Saranno presenti anche rappresentanti dell'Ambasciata d'Italia a Sarajevo e del sindaco di Sarajevo Centro, Željko Komšić, oltre ad attivisti della società civile locale che ebbero relazioni di cooperazione e amicizia con Moreno Locatelli.
Alle ore 10.00 di giovedì 3 ottobre inizierà sul ponte Vrbanja una cerimonia, in corrispondenza della targa posta in memoria di Olga, Suada e Moreno, che poi si sposterà nella via a lui dedicata dalla città nel 2003, Ulica Gabrijele Moreno Locatelli. In cima alla via, ai piedi della lapide che lo ricorda, verrà posata una corona di fiori.
Moreno è seppellito a Canzo e sulla sua tomba, in una teca di vetro, è esposta la bandiera della pace. In questi anni gli è stato dedicato, oltre a una via nel quartiere Grbavica della capitale bosniaca, il centro della Protezione civile di Canzo. Nel 2011 è stato riconosciuto tra i Giusti del Mondo come "uomo che ha dato la vita per la pace in Bosnia".
Quello di Sarajevo sarà un intenso momento dedicato alla memoria di Moreno, semplice cittadino, pacifista, attivista del grande movimento di solidarietà italiano di cui faceva parte. Ma sarà anche un nuovo tassello della storia delle decine di migliaia di italiani che parteciparono a missioni umanitarie in favore delle popolazioni colpite dalla guerra nei territori della ex Jugoslavia. Una mobilitazione che rappresenta un capitolo importante della storia europea ancora poco conosciuta e studiata.
Ecco perché Osservatorio Balcani e Caucaso sta realizzando il progetto di ricerca "Cercavamo la Pace", con cui nel dicembre 2012 ha avviato la ricostruzione dell'esperienza del movimento di solidarietà italiano con i Balcani e studiarne il potenziale, i limiti, l'eredità e le prospettive attraverso una ricerca multidisciplinare. Connettendo materiale di archivio, fotografie, racconti, video e quanto altro quelle migliaia di cittadini italiani hanno custodito in privato, per donare all'opinione pubblica pagine di storia dell'Europa solidale.