Durante una conferenza tenutasi pochi giorni fa a Belgrado, sono stati presentati i risultati di un progetto a sostegno della sicurezza ambientale alla realizzazione del quale ha contribuito anche l'Italia
Fonte: Il Velino
Il 22 settembre si è concluso con la conferenza finale, organizzata dall'Osce presso il Sava center di Belgrado, il progetto "Local environment security". L'iniziativa, alla quale ha contribuito anche l'Italia, ha visto l'organizzazione di una serie di conferenze in sette municipi della Serbia meridionale, per promuovere un nuovo concetto di sicurezza ambientale, divulgato presso le autorità locali, le organizzazioni della società civile e gli stessi cittadini di Prijepolie, Pirot, Vranje, Procuplje, Bujanovac, Leskovac e Medvedja. I lavori del convegno sono stati aperti da Ljubinka Kaluderovic (Standing conference of Towns and Municipalities), Thomas Moore (vice capo missione dell'Osce), Aleksandar Vesic, (sottosegretario all'Ambiente) e da Anna Zambrano, direttore dell'Unità tecnica locale (Utl) della direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina a Belgrado. Per Vesic l'adeguamento alle normative europee in materia ambientale sta diventando sempre più urgente, e "noi serbi, depositari di un patrimonio ambientale di grande valore, dobbiamo preservarlo per trasferirlo alle future generazioni".
Il problema principale, secondo quanto è emerso alla conferenza, è legato al numero ridotto e alle scarse capacità dei funzionari delle amministrazioni locali. Ciò nonostante, la Serbia è l'unico paese dell'area balcanica che ha adottato come strumento di controllo preventivo per la realizzazione di opere infrastrutturali l'"Influence assessment project" (Iap), assimilabile alla Valutazione dell'impatto ambientale (Via), in uso in Italia. Per Vesic, inoltre, è un grave errore pensare che la salvaguardia dell'ambiente sia in contrasto con lo sviluppo industriale: anche l'industria che rispetta la natura può generare profitti, anzi occorre sfatare questo pregiudizio e ristabilire tra queste due realtà un dialogo. La Serbia è un paese con forti contraddizioni se da un lato viene approvata in Parlamento una legge che considera un'azione criminale qualunque danno fatto all'ambiente, dall'altro lato la "National strategy for the environment", approvata nel 2003, ancora oggi manca della legislazione secondaria, che ne consenta l'applicazione.
La Serbia - ha aggiunto il sottosegretario -, ha recentemente promosso anche un marchio di qualità dei prodotti locali, una sorta di Eco Label, che tuttavia viene scarsamente utilizzata perché i produttori ne ignorano ancora l'esistenza. Questo motivo ci induce a riflettere sull'impatto che progetti come quelli finanziati dal governo italiano, focalizzati prevalentemente sull'educazione e sull'informazione, possono avere. Il progetto "Local environment security" grazie alla capacità di aggregazione e di coinvolgimento delle popolazioni locali, che spesso si sentono emarginati, ha trasformato i cittadini delle sette cittadine coinvolte - ha concluso Vesic -, modificando le loro abitudini e rendendoli più consapevoli che la difesa dell'ambiente è un diritto ma è anche un dovere di tutti.