Tra i progetti della cooperazione toscana verso l'Europa centrale e sud-orientale è prevista la realizzazione di una discarica a Scutari. Servirà una comunità di 200 mila persone che oggi non ha questo tipo di soluzioni per smaltire sia i rifiuti urbani che quelli tossici
Fonte: Regione Toscana
Per realizzare il primo stralcio (un milione di euro) si sta ora pensando a un'ipotesi particolare: recuperare fondi da un residuo della missione "Arcobaleno", ideata nel 1999 durante la guerra in Kosovo proprio per alleviare le sofferenze delle popolazioni civili.
L'esempio - uno fra i tanti possibili - è stato portato questa mattina a Prato, nel corso della conferenza regionale dedicata proprio alla cooperazione fra Toscana e paesi dell'Europa centrale e dell'area balcanica. Fra i numerosi interventi anche quello di Serena Rossignoli, dell'Istituzione Centro Nord Sud di Pisa (ente strumentale per la cooperazione internazionale della Provincia di Pisa), la struttura che nel contesto del più generale "programma Seenet" ha svolto funzioni di capofila per il progetto della discarica in quella che, anticamente, fu la capitale del regno dell'Illiria.
Aperta dall'assessore comunale Fabio Giovagnoli ("il sistema della cooperazione toscana potrà giocare un ruolo fondamentale nei progetti di sviluppo di una parte così cruciale di un'Europa così vicina"), la conferenza ospitata presso il Polo Universitario pratese è stato il nono appuntamento in vista della più generale conferenza toscana sulla Cooperazione internazionale. Questa - ha detto l'assessore regionale Massimo Toschi - si svolgerà a Firenze il 6 luglio e sarà l'occasione per definire i contenuti del programma regionale sulla cooperazione decentrata.
Toschi, che ieri si è incontrato a Roma con il nuovo viceministro per la cooperazione internazionale Patrizia Sentinelli, ha sottolineato l'importanza del progetto recentemente rilanciato da Romano Prodi per una "cooperazione rafforzata" nell'area del Mediterraneo. Come Regione Toscana - ha aggiunto - "abbiamo il dovere di dare una maggiore profondità politica ai nostri interventi in questo settore". Non esclusi, in autunno, incontri con gli ambasciatori dei Paesi nei quali la Toscana intrattiene rapporti di cooperazione allo sviluppo.
Il quadro generale di un'area "molto vasta, disomogenea, frammentata, con situazioni spesso incandescenti", l'ha fornito in apertura Marco Mayer per conto del Cirpac (centro interuniversitario fra gli atenei toscani). Alcuni di questi Paesi (Romania e Bulgaria) stanno per entrare nell'UE, altri sono candidati, altri resteranno comunque in rapporti di vicinato: sono gli eredi del crollo del comunismo e i loro confini sono spesso fonte di conflitti. Sono la Repubblica Moldova, la Bielorussia e l'Ucraina, l'Armenia e la Georgia, l'Azerbaigian e i Paesi dell'ex Jugoslavia.
A Prato si è analizzato ciò che la comunità toscana - intesa come istituzioni pubbliche e soggetti privati o del privato sociale - ha fatto per aiutare lo sviluppo economico locale, favorire i processi di inclusione sociale e la democrazia partecipata, valorizzare ambiente e cultura; ma si è anche iniziato a porre le basi, alla vigilia di una radicale riforma degli strumenti comunitari di intervento, per le azioni future.
Fra gli ambiti di intervento un ruolo particolare spetterà proprio al turismo: quelle - ha ricordato Alessandro Tortelli, del Centro Studi Turistici di Firenze - sono zone con un patrimonio naturalistico-ambientale di grande pregio, poco compromesso se non intatto, e con un patrimonio storico-culturale decisamente ricco e originale; i prezzi sono ancora bassi, ma i collegamenti sono scadenti per non parlare delle incertezze istituzionali e di una immagine non sempre positiva.
"Molte - ha confermato Toschi - le opportunità per una nuova fase nella nostra cooperazione verso un'area che ha estremo bisogno di essere aiutata nella riconciliazione e nel dialogo, nella prevenzione di altri conflitti. Le guerre non servono a nulla, se non a aumentare il tasso di odio reciproco, come mi è recentemente capitato di verificare in Kosovo: a sette anni dalla guerra il livello di odio fra le popolazioni è davvero maggiore rispetto a prima".