Conoscere, condividere e sostenere le politiche di de-istituzionalizzazione dei minori, in prospettiva dell'integrazione europea del sud est europeo. Se ne è parlato durante una tre giorni di incontri a Bologna
Fonte: Comune di Forlì e Regione Emilia-Romagna
Si è tenuta a fine novembre una tre giorni molto impegnativa promossa dalla Regione Emilia-Romagna e dagli Enti Locali emiliano-romagnoli impegnati in attività di cooperazione decentrata nei Balcani realizzate in rete. Presenti operatori di orfanotrofi, amministratori comunali e rappresentanti dei Ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali provenienti dai tre Paesi PAO: Albania, Bosnia Erzegovina e Serbia. Gli appuntamenti hanno coinvolto sia Forlì che Bologna ed hanno seguito due filoni diversi, anche se correlati fra loro.
Un primo filone più specialistico, nell'ambito dei progetti NEW e NEWNET (INTERREG III A Transfrontaliero Adriatico), è stato indirizzato agli operatori italiani, serbi, bosniaci ed albanesi che lavorano in strutture per minori privi di famiglia presenti nelle municipalità partner, ed è stato organizzato da Comune di Forlì e Provincia di Forlì-Cesena in collaborazione con le professoresse Emiliani e Palareti dell'Università di Bologna.
Il seminario, preparato attraverso un questionario specifico per aderire alle realtà e ai bisogni delle diverse strutture nei vari paesi, ha affrontato il complesso tema dei processi di de-istituzionalizzazione. Il tema è stato letto partendo dagli aspetti psicologici dell'adolescenza nei ragazzi che vivono negli istituti perché abbandonati o privi di famiglia, per calibrare su di loro gli interventi educativi e ripensare in questo modo le caratteristiche e l'organizzazione dei servizi per i minori abbandonati. Un contributo specifico è venuto dall'esperienza di cooperazione decentrata della Provincia di Ravenna a Tuzla finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, che ha presentato gli stage formativi per ragazzi in uscita dagli orfanotrofi con l'obiettivo di contribuire alla crescita di un'autonomia personale e lavorativa.
I lavori sono stati seguiti da Paola Viero, responsabile delle politiche per i minori del Ministero degli Affari Esteri presso la Direzione Generale della Cooperazione allo sviluppo. Viero ha aperto con una critica e un'autocritica: "molto si discute di minori e dei loro diritti violati, ma non si fa abbastanza. Eppure il nostro futuro si costruisce con loro". Sull'importanza della cooperazione decentrata sono intervenuti Ridvan Troshani (vicesindaco di Scutari in Albania) e Nada Mladina (presidentessa del Consiglio comunale di Tuzla in Bosnia Erzegovina). Entrambi hanno sottolineato che il fine ultimo dello sviluppo è il benessere sociale e che una buona cooperazione aiuta non solo a costruire infrastrutture e servizi ma anche a riconciliare popolazioni in conflitto.
Il secondo filone, invece, ha coinvolto in prima persona i rappresentanti delle amministrazioni locali partner di progetto che operano in rete nei Balcani, gli esponenti dei ministeri delle Politiche Sociali e del Lavoro dei Paesi PAO presenti in Italia, e gli amministratori locali e regionali emiliano-romagnoli.
Realizzata un'introduzione con la presentazione pubblica dei singoli progetti sui minori: un progetto in Albania in fase di avvio; l'analogo, ma con attenzione particolare ai bambini con disabilità psico-fisiche, in Bosnia-Erzegovina ormai quasi concluso; quello in Serbia, tuttora in attesa di conferma da parte del Ministero degli Esteri. In seguito, dopo l'illustrazione delle specifiche attività dei progetti di cooperazione decentrata, è avvenuta la descrizione a più voci di un nuovo modo di fare cooperazione decentrata che fa leva sulle specificità dei territori, sul concetto di partenariato, sulla messa in rete delle esperienze e sullo scambio di competenze. Per usare le parole di Gianluca Borghi, consigliere regionale: "Se fra 15-20 anni si guarderà indietro, ai rapporti fra Emilia-Romagna e Balcani, ci si stupirà per la qualità e la quantità del progettare".
La regione Emilia-Romagna, infatti, ha iniziato i propri interventi di cooperazione alla fine degli anni '90 con iniziative di solidarietà verso i Balcani. Oggi mette a sistema le proprie risorse territoriali e struttura una rete di enti locali composta da numerosi comuni e province impegnate nei Balcani, coordinata, insieme alla regione Emilia-Romagna stessa, dal Comune di Forlì per migliorare la gestione delle risorse e l'efficacia degli interventi.
Obiettivo del lavoro di rete è promuovere l'avvicinamento di politiche, programmi, saperi, standard, fra le due sponde dell'Adriatico, in prospettiva dell'integrazione europea di tutta l'area balcanica. Tanto da far dire al vicesindaco di Scutari che:«Il respiro balcanico di questi progetti è una novità in sé». Di questo respiro hanno parlato sia Ranka Vujovic, responsabile del Servizio politiche sociali e tutela della famiglia che Kosta Barjaba, del Ministero del Lavoro, degli Affari Sociali e delle Pari opportunità, proponendo la messa in rete degli enti locali del sud della Serbia e del nord dell'Albania. La Vujovic ha inoltre spiegato come il cammino verso l'integrazione con l'Unione europea stia modificando i servizi sociali del suo Paese.
Terreno privilegiato di confronto sono la programmazione delle politiche sociali collocate sul territorio di una comunità e aperte agli attori sociali pubblici e privati che il "modello" emiliano-romagnolo considera fattori rilevanti per la qualità sociale dello sviluppo, come ci ha ricordato la professoressa Flavia Franzoni dell' Università di Bologna e l'assessore alla politiche sociali della Regione, Anna Maria Dapporto. Franzoni ha dunque centrato l'attenzione sull'integrazione dei servizi e su quella fra pubblico e privato, poi Paolo Zurla (preside del polo scientifico-didattico a Forlì) ha spiegato come avviene la collaborazione a livello europeo fra le sedi universitarie sulle funzioni storiche, ricerca e formazione, e su quella più recente, "l'innovazione sociale, politica, economica". Queste pratiche favoriscono la stabilizzazione dei Balcani, è il concetto espresso da Ljiliana Lucic (segretario di Stato in Serbia) e da Koco Barka (ministro del lavoro in Albania) interventui in seguito.
La chiusura del convegno di Bologna "Noi in cooperazione" per voce di Flavio Del Bono, vicepresidente della Giunta Regionale, con un caloroso saluto agli ospiti stranieri rappresenta soprattutto l'inizio di un cammino e di un lavoro comune di lungo periodo.
Per ulteriori informazioni sui progetti New e NewNet si veda la pagina dell'Unità Politiche Pari Opportunità - Centro di Innovazione sul Welfare sul sito del Comune di Forlì.