Non l'ho conosciuto direttamente ma mi ha emozionato un sarajevese sentire chiamarlo "papà" ... desidero riprendere le parole di Paolo Rumiz nella sua prefazione al Libro "Sarajevo Mon Amour ":
« lui serbo, da 40 anni in Bosnia, non ha avuto dubbi, al momento dell'aggressione alla sua terra adottiva. Non ha sentito il richiamo del sangue - che in quelle ore divideva secondo assurdi pedigree le masse impaurite dalla Slovenia al Montenegro - ma quello del territorio.
Anziché cercare la serbietà - Srpstvo, l'identità bizantina invocata a sproposito dal branco incaricato di fare a pezzi Sarajevo - lui ha scelto l'appartenenza, il Genius Loci, l'anima del luogo che i popoli slavi chiamano Zavicaj. Ha scelto l'amore per la sua città ...
Che vuoi che ti dica caro compagno Divjak. L'unica cosa che ci resta è l'amore per questa straordinaria terra e per questa città unica al mondo che tu hai difeso con onore e che hai continuato a onorare occupandoti degli orfani di guerra.
Posso dirti che ti ringrazio per quello che hai fatto, ignorando i briganti oggi al potere. Che la Bosnia viva. Sempre - Paolo Rumiz, 2007 »
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