Una briciola di Giustizia/E un granello di Verità/Trovate! /A Srebrenica restituite! L'11 luglio si ricorda il massacro di Srebrenica. Riproponiamo la poesia di Abdulah Sidran "Le lacrime delle madri di Srebrenica" e la visione del nostro documentario "Dopo Srebrenica", la storia della cittadina simbolo della pulizia etnica e della violenza razzista in Europa
LE LACRIME DELLE MADRI DI SREBRENICA
(di Abdulah Sidran traduzione di Nadira Šehović da ADV Edizioni, Lugano)
Sarebbe meglio non fosse
piuttosto che sia
così
come oggi è
la nostra Srebrenica
Nulla di morto né di vivente
in lei
può più abitare
Sotto un cielo plumbeo
l'aria di piombo
mai nessuno
ha imparato
a mettersi nei polmoni
Da lei fugge tutto
ciò che ha gambe
con le quali possa
e sappia dove
fuggire
Da lei fugge tutto
anche ciò che da nessuna parte
se non sotto la terra nera
può fuggire
Gli ortodossi fuggono
i nuovi come i vecchi
i musulmani fuggono
i vecchi come i nuovi
E chi in qualche modo
è rimasto vivo
andato via e poi tornato
neppure un inverno con l’estate
ha messo insieme
né un autunno
con la primavera
ma ha cercato
quanto prima
di andarsene da Srebrenica
E quei cattolici
nostri vicini
e per loro Srebrenica
per centinaia d'anni
è stata l'amata
e bellissima
sede principe
della loro buona
e nobile comunità
se ne sono andati da tempo
Come se
nella loro saggezza avessero
saputo che sarebbe arrivato un tempo
in cui non ci sarebbe più stata
la buona Srebrenica
Ci dicono
da dieci anni ce lo dicono
che in Bosnia
la guerra è finita
A noi spiegano
e inviano istruzioni scritte
che nel nostro Paese
Bosnia Erzegovina
la guerra è finita
e che nessuno
deve più
guardare al passato
Credono forse
davvero
che siamo vivi
noi che stiamo qui
e da questo luogo
parliamo così
come se davvero fossimo vivi.
Davvero pensano che si chiami salute
davvero pensano che si chiami ragione
ciò che in noi è rimasto
della salute e della ragione di un tempo?
Non vedono, non sentono forse
non sanno forse che noi,
quelli rimasti, siamo più morti di tutti
i nostri morti, e che qui oggi, con la loro voce,
la voce dei nostri morti, dalle loro gole,
gridiamo e con il loro grido - noi parliamo?
Non ci permettete di
guardare al passato!
E noi non lo guardiamo, ma è lui a guardarci!
Voi dite:
guardate al futuro!
Ma noi, nessun
futuro in nessun luogo
riusciamo a vedere
né vediamo che lui
con un sol occhio
guardi noi
e neppure che ci veda
e che di noi si preoccupi
Noi abbiamo un presente
che con occhio umano
non si può guardare
Noi la stessa
aria di piombo
nella nostra Srebrenica
che non c'è più
respiriamo con quelli
i cui occhi
le cui mani
le cui anime
del nostro sangue grondano
E solo loro
possono rallegrarsi
del vostro comandamento
di non guardare al passato
Ma noi cos'altro oltre a lui abbiamo
che cos'altro
se non il passato
abbiamo da guardare?
Davvero potete
dire a una madre
di non guardare il figlio?
Davvero a una sorella potete
impartire l'ordine
di non guardare il fratello?
Prendeteci gli occhi
ma più non insegnateci, non inviateci più
tali consigli, istruzioni e ordini!
Forse davvero, come voi dite,
la guerra è finita! Ma per noi, nella nostra Srebrenica,
la guerra è finita appena un poco, e noi stessi, di giorno,
ci inganniamo che è così, che è finita davvero!
Ma, d’estate e d'inverno - e così da diciassette anni! - i giorni sono troppo brevi, e lunghe, troppo lunghe le notti.
Al primo annuncio del crepuscolo, noi i nostri portoni
col ferro rinserriamo, che non venga e non entri
colui che allora venne ed entrò, e tutto ciò che di nostro
amato e caro era - separò dalla vita!
Proprio lui, oggi, veglia sulla Pace a Srebrenica!
Come può dormire una madre di Srebrenica?
Appena chiude gli occhi, ecco la guerra alla porta, ecco
quel secondo in cui vide, sotto il coltello cetnico, separarsi
dal corpo la testa di suo figlio! Solo qualche volta, fra mille
Jasin mormorati nell’insonnia, ne ha pietà il Buon Dio! E
quando il sonno sugli occhi le posa, lei, in sogno, continua
a riunire la testa al corpo del Figlio insepolto!
Come possiamo vivere nel presente?
Come possiamo non guardare al passato?
C'è una sorella nostra, non è con noi, eppur è viva!
In una tomba ha trasformato una casa, qui a Sarajevo,
finestre non apre, non osa guardare fuori, e ancor meno
uscire in strada! Quattro figli ha perso! Se per strada un
ragazzo o una ragazza incontrasse, e le apparisse
somigliante a uno dei suoi figli - il cuore le scoppierebbe, in
quattrocento pezzi!
È questa la Pace?
È così che finisce la Guerra?
Quando tacciono
le armi di ferro
e fino al cielo grida
il cuore materno?
Quando il criminale
cambia la camicia
e con la nuova addosso
sotto le nostre case
e le nostre finestre
nella nostra Srebrenica
veglia sulla nostra pace?
Per voi il vostro è trascorso
ma per noi
il nostro passato
non è per nulla passato!
Né passerà
né può passare
fintanto che il cielo plumbeo
la nostra Srebrenica
di argento ricopre.
Fintanto che sotto il suo
cielo di piombo
l'aria plumbea
e plumbee
d'aria boccate
respiriamo e inghiottiamo
con quelli che hanno sì
cambiato la camicia
ma che il cuore sotto la camicia
e nel cuore l'odio
non hanno cambiato
né pensano di cambiare
Per voi il vostro è trascorso
ma per noi
il nostro passato non è passato!
Non fateci ritornare
non fateci ritornare
in questa fatta
di piombo
Srebrenica
Piuttosto
per un istante almeno
guardate dov'è che
nelle vostre anime
nei libri
si è perso un granello
di Verità e Giustizia
Se nel vostro cuore
un solo granello
di Giustizia e Verità
trovate
Del bene e d'argento
l'argentea e buona
Srebrenica
la bella -
a Srebrenica restituite!
Un briciolo di Giustizia
e un granello di Verità
trovate!
Srebrenica -
a Srebrenica restituite!
E noi
con l’aiuto di Dio
chi viva chi morta
subito ci ritorneremo
Possano
con l'aiuto di Dio
riunirsi e placarsi
tutte
di tutti i tempi
le anime di Srebrenica
e
così le nostre anime
afflitte e morte
con le anime vive
di tutti i nostri morti.
Per approfondire vai allo speciale Srebrenica, 15 anni dopo
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