Georgia: bestiame tra le nuvole

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17 gennaio 2023

Ogni estate gruppi di donne accudiscono il loro bestiame sugli altopiani di Adjara, a 2000 metri, nei pressi di Beshumi, in Georgia. Un fotoracconto di Meri Emiridze

Pubblicato originariamente da Chai Khana

I paesaggi sono fiabeschi: dolci colline accarezzate da onde d’erba, che cresce rigogliosa, ravvivata dalla frequente nebbia. L’area è famosa come luogo di villeggiatura per gli abitanti di Batumi, città sul Mar Nero. Ma per queste allevatrici le estati sugli altopiani sono di duro lavoro e di ore nella cura del bestiame, da cui dipendono le loro famiglie, giù in valle.   

L'allevamento, tradizionalmente considerato "un lavoro da uomini" in molte culture, è qui delegato alle donne più anziane. Gli uomini non possono infatti lasciare il loro lavoro a valle per i quattro mesi di pascolo, quindi è la donna più anziana della famiglia incaricata di occuparsi del bestiame. Da metà maggio a metà settembre, le donne di sei villaggi del comune di Khulo gestiscono queste malghe alpine, producono formaggi e fanno scorte per l'inverno. Trascorrono l'estate senza uomini, riunite con i nipoti nelle tradizionali case di legno, con bestiame e pollame al primo piano e letti al secondo. Circa 250 famiglie vivono qui ogni estate, il 70% sono allevatrici e il resto turisti.  

Mariana Chogovadze, 30 anni

"Non voglio che mia figlia lavori così tanto. Sarebbe un peccato. Preferisco che studi, lavori e abbia i suoi soldi", racconta Mariana Chogovadze, 30 anni. È farmacista ma quest’anno ha dovuto occuparsi del bestiame di famiglia.   

"Mia suocera, che da anni si occupa del bestiame, si è rotta una mano dieci giorni dopo aver portato il bestiame in montagna. Ho dovuto sostituirla”. Mariana prima di partire per i pascoli estivi ha lavorato contemporaneamente come assistente in un asilo, addetta alle pulizie in una scuola, oltre ai turni in farmacia.

Quest'anno è la più giovane a occuparsi del bestiame nel pascolo di Chakidula, che si trova vicino alla località di Beshumi, sull’altopiano di Adjara, a 37 chilometri dal suo villaggio Dekanashvilebi. Mariana sogna di garantire ai figli una buona istruzione, in modo che abbiano maggiori possibilità di trovare un lavoro lontano dalla fatica e dal sudore dell'agricoltura.

Meri Dumbadze, 74 anni

"Ho tre nipoti e voglio che tutti e tre studino. Se si riceve un'istruzione, anche se si lavora per pochi soldi, si può uscire, conoscere la cultura e farsi più amici. C'è una grande differenza tra persone istruite e non istruite", osserva Meri Dumbadze, 74 anni, contadina di Akhori, un villaggio dell'Adjara. Meri sogna di dare ai suoi nipoti le opportunità che lei ha perso: essendo la figlia maggiore, è stata costretta a lasciare la scuola dopo l'ottava classe per poter aiutare in casa dopo che la madre si era ammalata. Ha iniziato a mungere le mucche all'età di sei anni e da allora non ha mai preso un giorno di riposo. Oggi Meri è la più anziana allevatrice del distretto e si occupa da sola di quattro mucche, due vitelli, 35 galline e un orto di patate, mentre bada da sola ai suoi nipoti.

Nazi Solomonidze, 65 anni

Nonostante le incessanti responsabilità e il duro lavoro, Nazi Solomonidze, 65 anni, ritiene che la vita delle agricoltrici sia migliorata. "Un tempo avevamo una sola televisione nel quartiere e ci riunivamo tutti lì", ricorda la donna. "Lavavamo il bucato a mano e dovevamo superare molte difficoltà. Prima una ragazza single doveva indossare sempre il velo. Ora vedete un foulard da qualche parte?".

Dariko Bolkvadze, 50 anni

Dopo una giornata intensa negli ayalis (pascoli nel dialetto locale), le donne si incontrano e bevono caffè per rilassarsi. Dariko Bolkvadze, 50 anni - che si prende cura della suocera di 88 anni, costretta a letto, e del bestiame in montagna - riesce a trovare il tempo per una tazza di caffè, ma non per prendersi cura di se stessa. "Non sono nemmeno riuscita a tingermi i capelli, perché ci sono così tante cose da fare! Ma cosa si può farci?", dice, ricordando che sua suocera è malata. "Bisogna prendersi cura di lei. Nessuno sa cosa ci succederà domani e dopodomani".

Eter Shavadze, 45 anni

"Fin da bambina non ho amato le montagne. Quando ero con mia nonna, a volte pensavo a qualche scusa per tornare a valle", ricorda con un sorriso. "Ma cosa si può fare se non c'è alternativa? Mia madre non può più occuparsi delle mie mucche. Così, quest'anno sono salita in montagna con lei. Questo posto è come una prigione per me. Non ci sono alberi da nessuna parte". Eter prepara i piatti per la Shuamtoba, una celebrazione locale, mentre si occupa di 14 mucche e vitelli al pascolo con sua madre.

La Shuamtoba, che si tiene nei campi il primo fine settimana di agosto, è il momento in cui i parenti delle donne si recano dai loro villaggi nella valle per far loro visita. Si tengono concerti, eventi sportivi e intrattenimento. Dopo la festa, gli ospiti tornano a valle e le allevatrici dell'Adjara continuano il loro lavoro e la loro vita in montagna fino alla metà di settembre.