In piazza: la rivoluzione di velluto dell'Armenia

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10 maggio 2018

"Piazza della Repubblica" è la piazza principale di Yerevan, capitale dell'Armenia. E' lì che in migliaia hanno seguito l'elezione a primo ministro di Nikol Pashinyan. Foto e testi di Monica Ellena

L'8 maggio scorso il Parlamento dell'Armenia ha votato la fiducia ad un governo guidato da Nikol Pashinyan, leader delle recenti proteste che hanno profondamente scosso la politica del paese, dando vita a quella che è stata definita la Rivoluzione di velluto armena. Le immagini della piazza principale della capitale Yerevan dopo l'elezione del primo ministro.

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Piazza della Repubblica e un mare di cappellini bianchi con la scritta “dukhov,” che significa “coraggio.” Il cappellino è stato disegnato dall’artista Ara Aslanyan che l’ha fatto arrivare a Pashinyan, il quale ha cominciato a indossarlo regolarmente, spingendo alle stelle le ordinazioni. Un’iniziativa lanciata su facebook ha invitato a chiunque partecipasse al D-Day nella piazza di vestire magliette bianche, con o senza il volto del neo-premier: il bianco a sancire la vittoria della rivoluzione pacifica voluta dal popolo.
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La rivoluzione ha giovato all’economia, perlomeno a quella della capitale. Caffè e ristoranti sono stati presi d’assalto, molti hanno dovuto assumere personale extra. Nei negozi di telefonia lunghe code per l’acquisto di Sim card e soprattutto pacchetti internet per incrementare la condivisione di video e foto. Il traffico nel cuore di Yerevan nei giorni precedenti al voto è stato così intenso che diversi provider hanno aumentato la copertura, trasportando attrezzature di supporto.
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Nvard Armenikyan, 71 anni, stringe il poster “Nikol Primo Ministro.” La chiamata al cambiamento di Pashinyan ha unito generazioni, spingendo in strada persone che mai prima avevano risposto al richiamo dei movimenti di piazza.
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Una dimostrante in erba indossa il cappellino “Io sono Nikol” e una T-shirt con il volto del neo premier. Il movimento pro-Pashinyan ha avuto una forte componente di branding – cappellini e T-shirt con il suo volto, poster, volantini.
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Minas Chtrkyan, 69 anni, è un veterano della guerra in Nagorno Karabakh dei primi anni Novanta e nel 2016 è tornato al fronte come volontario quando le tensioni con l’Azerbaijan sono sfociate di nuovo in guerra aperta. Chtrkyan è un sostenitore della prima ora e segue Pashinyan dal 2008: allora il neo-eletto Primo ministro ebbe un ruolo di rilievo nelle proteste seguite al voto presidenziale del 19 febbraio che portò il deposto Serzh Sargsyan al palazzo presidenziale.
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Sul palco in Piazza della Repubblica Arayik Harutyunyan, rappresentante del consiglio municipale di Yerevan eletto nelle file della coalizione Yelk (Via d’Uscita) di Nikol Pashinyan, ascolta il dibattito in parlamento proiettato sui schermi giganti. Professore universitario di studi orientali alla Yerevan State University, Harutyunyan è da anni un alleato di Pashinyan. “Puntiamo a un governo di unità nazionale, la nostra porta è aperta per chiunque voglia costruire con noi una nuova Armenia.”
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Un gruppo di manifestanti agita il cartello “Arazap è con te.” Arazap è un villaggio nell’Armenia orientale al confine con la Turchia. Sebbene Yerevan sia stato il cuore pulsante della Rivoluzione di Velluto, a migliaia sono accorsi da ogni angolo del paese a sostegno della nomina dell’ex giornalista a Primo ministro.
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La bandiera simbolo della comunità yazida, la più ampia minoranza in Armenia. Ampiamente integrati nella vita del paese gli yazidi sono circa 40,000 e la legge elettorale del paese garantisce loro un seggio in parlamento.
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Minas Chtrkyan distribuisce bottiglie di acqua alla folla in piazza. Forte di anni di proteste di piazza, il movimento che ha portato alla caduta del premier repubblicano Serzh Sargsyan è strutturato e organizzato con gruppi volontari assegnati a diverse mansioni – dalla distribuzione di cappellini e acqua al coordinamento della stampa e la gestione delle apparecchiature tecniche.
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