Saranno ben sei le donne ministro del prossimo esecutivo albanese, guidato dal socialista Edi Rama. Una piccola rivoluzione politica e culturale, per dare una spinta decisiva al percorso europeo dell'Albania. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [7 agosto 2013]
Soffia il vento del cambiamento sull'Albania, paese ritenuto, non sempre a ragione, roccaforte del conservatorismo sociale e politico nella penisola balcanica. Dopo aver stravinto a sorpresa le elezioni politiche dello scorso 23 giugno, il socialista Edi Rama ha voluto stupire ancora una volta, annunciando la settimana scorsa i nomi del futuro esecutivo di Tirana, che entrerà in carica a partire dal prossimo settembre.
Nella lista dei 19 ministri che faranno parte del suo governo, figurano ben sei donne, record assoluto nella storia politica albanese. La decisione, dall'indubbio impatto simbolico in un paese in cui la partecipazione femminile allo spazio pubblico è spesso problematica, è resa ancora più forte dalla nomina di una donna, Mimi Kodheli, a futuro ministro della Difesa.
Con il suo governo “al femminile” Edi Rama, ex sindaco di Tirana, artista e rappresentante dell’Albania urbana, progressista e anticonvenzionale, ha voluto quindi segnare una rottura forte con il passato, rilanciando le speranze del “paese delle aquile” di ottenere presto lo status di candidato ufficiale alla membership all'Unione europea. I più ottimisti vedono l'obiettivo a portata di mano già nel corso dell'autunno 2013.
Rama ha promesso lotta senza quartiere alla corruzione endemica, che sembra rappresentare il principale ostacolo alle speranze europee dell’Albania: corruzione che, nelle graduatorie stilate annualmente da Transparency International fa figurare il paese al primo posto in Europa in questa poco invidiabile classifica.
E per portare l'Albania in Europa, Rama potrà contare con tutta probabilità su un consigliere d'eccezione: l'ex premier britannico Tony Blair, che ha accettato nei mesi scorsi di assistere con la sua agenzia di consulenza l'esecutivo di Tirana. L'aiuto di Blair verrà pagato dai contribuenti albanesi: a quanto ammonterà il conto, però, al momento resta un mistero.