All'insegna della tensione in Kosovo le celebrazioni per l'ottavo anniversario dell'indipendenza dalla Serbia. L'opposizione, contraria agli accordi con Belgrado, scende in piazza e non si escludono scontri. Francesco Martino (OBC) per il GR di Radio Capodistria [17 febbraio 2016]
Il 17 febbraio del 2008 - mentre il parlamento kosovaro dichiarava l'indipendenza da Belgrado - le strade di Pristina erano in festa e traboccanti di bandiere, con migliaia di persone in piazza e speranze per un futuro migliore.
Oggi, otto anni più tardi, il clima è molto diverso. Per i kosovari albanesi, larghissima maggioranza nel paese, l'indipendenza resta il coronamento di un sogno, ma molti dei problemi che affliggono il più giovane stato europeo sono ancora irrisolti.
In Kosovo corruzione e povertà restano endemici, la disoccupazione supera il 40% e il processo di riconoscimento internazionale, che pure conta oggi 115 “sì” tra i membri dell'ONU, deve fare i conti con l'opposizione di Russia e Cina, ma anche di cinque paesi dell'Unione europea , che rende vaga e lontana le prospettiva di integrazione nell'UE.
Come se non bastasse, la vita politica è bloccata da mesi dallo scontro feroce tra maggioranza ed opposizione, divisi dagli accordi con la Serbia voluti dall'UE, che prevedono tra l'altro la creazione di un'Associazione di municipalità che garantisca maggiore autonomia alla comunità serba.
Per dire “no” all'intesa – che secondo i critici mina l'integrità statuale del Kosovo – oggi il movimento radicale “Vetevendosje”” scende di nuovo in piazza a Pristina e visti i precedenti - anche recentissimi - non sono da escludere scontri con la polizia, che ha già alzato la soglia d'allarme denunciando possibili provocazioni, anche armate.