Kosovo - Pixabay

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Prove sufficienti a incriminare singoli comandanti dell' UÇK per crimini di guerra, ma non sul traffico di organi denunciato nel rapporto Marty. Queste le conclusioni presentate dal procuratore EULEX Clint Williamson. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [29 luglio 2014]

Leader di primo piano dell'UÇK, l'Esercito di Liberazione del Kosovo, saranno portati davanti alla giustizia per crimini contro l'umanità - come omicidio e pulizia etnica - commessi nell'ex provincia serba dopo il giugno 1999. Nonostante i forti indizi trovati al momento non ci sono però prove a sufficienza per un atto d'accusa sul traffico di organi, di cui sarebbero stati vittime prigionieri serbi dell'UÇK.

Queste le conclusioni presentate da Clint Williamson, procuratore capo dalla Task Force europea creata in Kosovo per indagare sulle accuse portate dal senatore svizzero Dick Marty in un discusso rapporto del 2011.

Tra i nomi dei possibili accusati si fanno anche quelli – eccellenti - di due ex-premier del Kosovo, Hashim Thaçi e Ramush Haradinaj. Williamson non ha però divulgato maggiori dettagli, visto che le indagini proseguono in attesa che venga creato un'apposito tribunale, incaricato di giudicare le accuse. Tale corte, che dovrebbe attivarsi entro il 2015, agirà sotto la legislazione kosovara, ma dovrebbe avere sede fisica nei Paesi Bassi per limitare i tentativi di intimidazione dei testimoni, principale ostacolo nel percorso di ricerca della verità.

Sia in Serbia che in Kosovo, le attese maggiori riguardavano la più infamante delle accuse, quella di traffico di organi. Williamson ha ribadito che la Task Force ha trovato “elementi convincenti” che, almeno in casi limitati, tale crimine sia stato effettivamente commesso, ma almeno per il momento, le prove concrete non sono sufficienti a portare un'accusa formale. Lo stesso procuratore non ha escluso che nuove prove potrebbero però ribaltare la decisione prima dell'inizio dei processi.