Skopje - Pixabay

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Dopo una lunga attesa, Macedonia e Bulgaria hanno firmato uno “storico” accordo di buon vicinato. Alle ricadute politiche dell'intesa si aggiungono possibilità di cooperazione economica su trasporti ed energia. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [2 agosto 2017]

Dopo diciotto anni di attesa, martedì scorso Macedonia e Bulgaria hanno firmato a Skopje l'atteso accordo di buon vicinato. L'intesa, salutata come “storica”, segna un importante passo avanti nei delicati rapporti tra i due paesi.

La Macedonia ha accettato di parlare di “storia comune” con la Bulgaria, un tema estremamente sensibile a Skopje e dintorni, mentre la Bulgaria non ha questionato sulla stesura dell'accordo anche in lingua macedone, a lungo ritenuta a Sofia un mero “dialetto” di quella bulgara.

Per il neo-premier macedone Zoran Zaev, firmatario insieme all'omologo bulgaro Boyko Borisov, la firma dell'accordo rappresenta un primo successo nella strategia per superare il forte isolamento in cui Skopje si è venuta a trovare sotto il suo predecessore, il conservatore Nikola Gruevski.

Anche con l'aiuto della Bulgaria – che sarà presidente a rotazione dell'Ue nel primo semestre del 2018 - Zaev spera di rilanciare il percorso di avvicinamento della Macedonia all'integrazione euro-atlantica, al palo da anni.

Superate le perplessità di Sofia, resta da superare l'ostacolo più arduo, lo scontro con la Grecia sull'annosa questione del nome: Atene, che ha già più volte usato il suo diritto di veto, considera infatti inaccettabile la denominazione “Macedonia” che ritiene sua eredità storica esclusiva.

All'accordo politico si è aggiunta anche la firma di due memorandum d'intesa: uno sulla costruzione di una ferrovia tra i due paesi, parte del corridoio europeo numero VIII, l'altro su un futuro collegamento energetico attraverso un gasdotto comune.

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