Collasso istituzionale in Macedonia: il presidente Ivanov rifiuta di assegnare il mandato al leader socialdemocratico Zaev, sostenendo che l'alleanza coi partiti albanesi potrebbe “distruggere il paese”. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [2 marzo 2017]
Continua la spirale di incertezza e paralisi politica in Macedonia, senza governo dalle elezioni anticipate dello scorso 11 dicembre. Nella convulsa giornata di ieri il presidente Gjorgje Ivanov ha rifiutato di assegnare a Zoran Zaev, leader dei socialdemocratici, il mandato per formare il nuovo esecutivo.
La mossa è senza precedenti, e da molti considerata incostituzionale: Zaev ha infatti una maggioranza parlamentare disposta a sostenere il suo governo. Per Ivanov, però, questo governo “non s'ha da fare”. Pomo della discordia: la piattaforma sottoscritta dai partiti della comunità albanese – che rappresenta circa un quarto della popolazione macedone – e alleati indispensabili della coalizione voluta da Zaev.
La piattaforma, formulata col sostegno attivo dei governi di Albania e Kosovo, chiede tra l'altro l'estenzione dell'uso della lingua albanese a tutto il territorio macedone. Per il presidente Ivanov – senza una sconfessione pubblica della piattaforma – un governo Zaev rappresenterebbe una seria minaccia all'esistenza stessa della Macedonia.
Zaev ha accusato Ivanov di un vero e proprio “colpo di stato”, chiedendo ai propri sostenitori di mantenere al calma, mentre la VMRO dell'ex premier Nikola Gruevski – al potere negli ultimi dieci anni - manifesta da giorni delle principali città macedoni per scongiurare la nascita di un governo socialdemocratico.
La situazione diventa sempre più complicata e tesa: si spera nell'arrivo del capo della diplomazia UE Federica Mogherini, attesa oggi a Skopje, per calmare le acque e sbrogliare la pericolosa impasse.
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