Elezioni anticipate oggi in Moldova: a scontrarsi le forze europeiste della presidente Maia Sandu e il blocco filorusso dei Comunisti e Socialisti. Il risultato avrà conseguenze importanti sull'orientamento dell'ex repubblica sovietica. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [11 luglio 2021]
Saranno aperte fino alle 9 di stasera le urne in Moldova, la piccola repubblica ex-sovietica stretta tra Romania e Ucraina. Gli elettori sono stati chiamati anzitempo a rinnovare i 101 seggi del parlamento di Chișinău, scegliendo tra i candidati di venti partiti e due coalizioni.
A sfidarsi per la vittoria finale però saranno l'europeista Partito Azione e Solidarietà dell'attuale presidente Maia Sandu e i filorussi del Blocco elettorale dei Comunisti e dei Socialisti, capeggiato dagli ex capi di stato Igor Dodon e Vladimir Voronin.
Le elezioni anticipate sono frutto dello scontro istituzionale tra la stessa presidente Sandu, eletta alla carica lo scorso novembre e il parlamento, controllato fino ad oggi dalle forze filorusse.
Il violento braccio di ferro è terminato lo scorso aprile, quando la Sandu è riuscita a sciogliere il parlamento e ad indire nuove elezioni, promettendo di combattere la povertà e la corruzione, endemiche nel paese.
Gli ultimi sondaggi prima del voto davano alle forze europeiste un certo vantaggio, anche se il quadro generale risulta tutt'altro che chiaro. Un sostegno forse decisivo al Partito Azione e Solidarietà dovrebbe arrivare dalla numerosa diaspora, che tradizionalmente vota con un occhio all'Europa.
Una sconfitta delle forze pro-russe potrebbe cambiare nuovamente i delicati equilibri della Moldova, paese sospeso tra est e ovest. Il Cremlino staziona ancora forze militari in Transnistria, regione separatista dichiaratasi indipendente da Chișinău dopo una breve guerra civile nel 1992.
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