Con l'aggressione alla giornalista di "Dan" Lidija Nikčević, lo scorso 3 gennaio, e l'attacco al quotidiano "Vijesti", il Montenegro conferma un trend molto preoccupante sulla libertà di espressione. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [9 gennaio 2014]
Hanno aspettato che uscisse dal suo ufficio di Nikšić, mascherati ed armati di mazze da baseball. Quando è uscita l'hanno picchiata a sangue, colpendola più volte alla testa. Lidija Nikčević, corrispondente del quotidiano “Dan” è solo l'ultima vittima di attacchi a giornalisti e reporter nel paese. Per fortuna le sue condizioni non sono gravi, e la Nikčević ha annunciato combattivamente che tornerà al lavoro già nei prossimi giorni.
La situazione dei media in Montenegro resta però estremamente preoccupante. Poco prima di Capodanno, un attentato dinamitardo a Podgorica ha scosso la redazione di “Vijesti”, quotidiano indipendente e voce di forte opposizione al governo del premier Milo Djukanović.
Nessuno dei quindici giornalisti presenti è rimasto ferito, ma l'attacco ha confermato le condizioni sempre più difficili in cui i giornalisti montenegrini fanno il proprio mestiere. Una realtà sottolineata da Reporter senza Frontiere, che in un comunicato stampa ha denunciato impunità per chi attacca i giornalisti in Montenegro. Per l'organizzazione, che nel 2013 ha piazzato il paese al poco invidiabile 113simo posto nella classifica modiale della libertà di stampa, “la situazione in Montenegro è da anni estremamente preoccupante”. Le organizzazioni giornalistiche montenegrine puntano il dito contro il governo, ed hanno annunciato un probabile sciopero.
Un'analisi in stridente contrasto con la posizione del premier Djukanović. In un'intervista rilasciata poco prima dell'attentato a “Vijesti”, il primo ministro ha negato che in Montenegro ci siano pressioni sui media di qualsiasi tipo. Per Djukanović, non solo non esiste alcun clima di paura, ma i giornalisti montenegrini possono addirittura lavorare in condizioni di “assoluta libertà di espressione”.