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In Italia l'abolizione del finanziamento pubblico diretto ai partiti ha dato maggiore importanza al finanziamento privato, aumentando il rischio di influenze indebite sul processo democratico. Un dossier realizzato nell'ambito del progetto ESVEI.

05/11/2019 -  Fazıla MatNiccolò Caranti

Introduzione

La riforma Letta (decreto legge 149/2013, convertito dalla legge 13/2014) ha abolito il finanziamento pubblico diretto ai partiti in Italia, riducendolo gradualmente fino all’azzeramento nel 2017. Rimangono forme di finanziamento pubblico indiretto - ovvero il 2x1000 e le agevolazioni fiscali sui contributi privati - ma inevitabilmente assume maggiore importanza il finanziamento privato. Il finanziamento pubblico, per quanto impopolare, ha il vantaggio di poter essere stabilito con criteri oggettivi. Con il finanziamento privato invece c’è il rischio di influenze indebite sul processo democratico da parte di soggetti economici e interessi politici esterni al paese e nasce l’esigenza di garantire ai cittadini la trasparenza sulla provenienza delle risorse disponibili.

 

Qui di seguito approfondiremo, anche in chiave comparata, alcuni punti: 

  • a chi si applica l’obbligo di trasparenza e quindi la questione dei nuovi soggetti politici; 
  • i limiti alle donazioni dall’estero; 
  • i limiti alle donazioni da parte di persone giuridiche;
  • i limiti all’entità delle donazioni; 
  • l’effettiva trasparenza;
  • l’adeguatezza degli enti di controllo.

 

Continua a leggere, scarica il dossier in formato .pdf

 

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto ESVEI, co-finanziato da Open Society Institute in cooperazione con OSIFE/Open Society Foundations. La responsabilità dei contenuti di questa pubblicazione è esclusivamente di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa. 


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