© Comdas/Shutterstock

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La Russia post-sovietica è diventata un partner commerciale ed energetico importante per l’Italia. Dopo la crisi ucraina, le divergenze (geo)politiche hanno influito notevolmente sui rapporti bilaterali

18/11/2020 -  Marco Siddi

La Russia continua ad avere un ruolo importante nei dibattiti di politica estera italiani. Le relazioni economiche vengono spesso citate a giustificazione di questa centralità. Eppure, il mercato russo rappresenta appena l’1,7% (8,8 miliardi di dollari) dell’export italiano, mentre le importazioni italiane dalla Russia costituiscono il 3,4% (16 miliardi di dollari) del totale dell’import del Belpaese.

I dati complessivi dell’import/export nascondono alcune specificità dei rapporti commerciali tra i due paesi. Dopo la crisi ucraina, il governo russo ha incentivato i partner commerciali stranieri a delocalizzare e produrre i beni destinati al mercato russo direttamente nel paese, facendo leva anche sul basso costo dell’energia, sulla tassazione vantaggiosa e sull’accesso al mercato dell’Unione Economica Eurasiatica. Benché export e investimenti italiani in Russia siano ridotti rispetto a quelli in paesi come Germania, Francia, Stati Uniti o Cina, vedono la presenza di diverse industrie strategiche – in particolare quelle siderurgica, chimica e meccanica – e dei settori manufatturiero e alimentare, cruciali per l’Italia. Gli investimenti italiani in Russia sono sostenuti da un sistema bancario e assicurativo solido che ha radici nel periodo sovietico: per citare due esempi noti, Banca Intesa e Assicurazioni Generali sono tra i principali attori nei rispettivi settori del mercato russo.

Inoltre in una recente relazione sulla tutela degli asset strategici, il Copasir ha evidenziato che il fondo sovrano di investimenti russo (Fondo di Investimenti Diretti Russo, RDIF)  ha delle partnership con importanti aziende (ENEL, ANAS, Barilla) e istituti di sviluppo (Cassa Depositi e Prestiti) italiani.

La Russia gioca un ruolo particolarmente importante nel settore energetico italiano, soprattutto nelle forniture di gas naturale. Negli ultimi anni, il gas russo ha rappresentato circa il 40% delle importazioni di gas dell’Italia. Se si considera che il gas rappresenta oltre un terzo del mix energetico italiano e che la produzione interna soddisfa appena il 7% del fabbisogno nazionale, si capisce come il metano russo sia una fonte strategica per l’Italia. Poiché la totalità del gas russo viene importato via gasdotti che attraversano l’Ucraina, alcuni analisti hanno espresso preoccupazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti dopo la crisi ucraina del 2014. Tuttavia, Kiev e Mosca – anche grazie alla mediazione della Ue – sono riuscite a raggiungere accordi che hanno garantito il normale flusso del gas (quello attuale è in vigore fino al 2024). La tesi più generale in base alla quale i rifornimenti di gas russo non sarebbero sicuri per l’Italia non trova riscontro nei fatti degli ultimi decenni. Il mercato italiano è il secondo per importanza dopo quello tedesco per le esportazioni di gas russo in Europa, e Mosca continua ad avere tutto l’interesse a tutelare questa importante fonte di introiti.

Pur essendo importanti, i rapporti commerciali ed energetici non giustificano l’attenzione dedicata alla Russia nei dibattiti di politica estera in Italia. Le ragioni sono da ricercare in primo luogo negli sviluppi (geo)politici degli ultimi anni. La crisi ucraina, le interferenze russe (presunte o tali) nelle elezioni nell’Occidente – in particolare i sospetti sulle presidenziali USA del 2016 – e una postura internazionale della Russia conflittuale e molto meno conciliante che in passato hanno danneggiato i rapporti di Mosca con Stati Uniti, NATO e Unione Europea. L’Italia ha da un lato subito l’atteggiamento conflittuale russo, dall’altro è stata ulteriormente trascinata nella crisi dalle posizioni di alleati NATO più intransigenti nei confronti di Mosca.

La Russia, e in particolare la figura del presidente Putin, sono diventati fonte di dibattito nella politica interna del Belpaese, con estremi opposti che lodano l’‘uomo forte’ di Mosca oppure vedono ingerenze russe quasi dappertutto. Le polemiche suscitate dagli aiuti inviati dal Cremlino nel nord Italia nella primavera del 2020, durante la pandemia del Covid-19, ben rappresentano la rilevanza della Russia nel dibattito politico interno. Il fatto che la Lega sia diventata da circa due anni il primo partito italiano per consensi nei sondaggi e che intrattenga rapporti privilegiati con alcuni attori statali russi, talvolta attraverso canali opachi, ha acutizzato la sensibilità interna del tema Russia.

In questo quadro teso e complesso, gli attori istituzionali e imprenditoriali italiani più responsabili hanno continuato a interloquire e sviluppare i rapporti con Mosca, evitando eccessi che mettessero in dubbio la posizione del paese su questioni quali il diritto internazionale oppure che compromettessero il dialogo con il Cremlino.

Pur non essendo un paese alleato, ed essendo in realtà spesso un interlocutore difficile, la Russia resta un attore imprescindibile per l’Italia. Questo è diventato ancora più evidente negli ultimi cinque anni, da quando la Russia ha aumentato la sua presenza nello scacchiere mediterraneo tramite l’uso della forza in Siria e un’abile azione diplomatica ed economica in numerosi paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Il Mediterraneo, e in particolare la crisi libica, restano al centro della politica estera italiana. In Libia, pur non avendo gli stessi interessi e la stessa presenza che in Siria, la Russia ha acquisito un ruolo diplomatico importante. Una risoluzione della crisi libica che escluda gli interessi russi appare ora difficilmente percorribile. Al contempo, la posizione russa è più flessibile che in Siria e potrebbe essere aperta a un piano di pace a guida europea (quando i paesi europei supereranno le loro divisioni) che tuteli anche l’interesse russo.

La somma degli scenari nei quali la Russia gioca un ruolo importante – da quelli ‘tradizionali’ nello spazio post-sovietico e nel settore energetico, fino a quelli nuovi, come lo scacchiere mediterraneo – fanno di Mosca un interlocutore importante per l’Italia. Nell’attuale contesto di crescente competizione geopolitica, in cui alleati tradizionali come gli Stati Uniti mostrano minore presenza nel Mediterraneo e quelli europei sono talvolta guidati da interessi nazionali contrastanti, l’Italia dovrà sapersi relazionare con la Russia in modo equilibrato, anche attraverso opportuni canali bilaterali. A questo proposito, il Belpaese vanta una tradizione importante da cui si può prendere spunto, adattandola alle esigenze del presente.

 

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto ESVEI, co-finanziato da Open Society Institute in cooperazione con OSIFE/Open Society Foundations. La responsabilità dei contenuti di questa pubblicazione è esclusivamente di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa. 


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