Nelle ultime settimane il presidente francese si è lasciato andare ad una serie di dichiarazioni controverse nei confronti di vari paesi dell’est Europa, suscitando malumori nelle cancellerie europee. E anche in Francia
Lo scorso ottobre la Francia si era messa di traverso impedendo l’apertura dei negoziati di adesione all’Unione europea per Albania e Macedonia del Nord, andando contro la posizione della Commissione che spinge da circa due anni affinché i negoziati abbiano inizio, e contro la volontà politica di altri grandi paesi europei, come Italia e Germania.
La decisione è stata duramente criticata fra gli altri dal presidente uscente Juncker, che l’ha definita un “errore storico”, e dal Commissario uscente all’allargamento Johannes Hahn.
Fra le varie motivazioni addotte da Macron per il suo diniego, oltre a un richiamo alla riforma del funzionamento politico dell’Unione, che secondo il Presidente francese dovrebbe essere riformato prima di aprire procedure di negoziazione con nuovi possibili stati membri, vi sono state delle considerazioni in chiave migratoria.
Macron ha infatti dichiarato che, al di là delle dinamiche politiche nelle istituzioni europee, per lui sarebbe stato molto difficile spiegare all’elettorato francese un’apertura dei negoziati dal momento che “migliaia e migliaia” (8000, secondo Eurostat) di cittadini albanesi fanno domanda d’asilo politico in Francia ogni anno. Ha puntato inoltre il dito contro la “strana” libertà di movimento di cui i paesi candidati ufficiali all’ingresso in Ue godono da prima che le negoziazioni siano iniziate, nonostante il processo di adesione e la libertà di movimento siano - nelle dinamiche Ue - due cose diverse e slegate fra loro.
Ucraina e Bulgaria
In un’intervista a Valeurs Actuelles - che cita in copertina le “confessioni esplosive” del Presidente - Macron si è lasciato a dichiarazioni piuttosto controverse in materia di immigrazione. La frase più contestata è quella per cui lui preferirebbe accogliere “persone che sono arrivate dalla Guinea e dalla Costa d’Avorio che sono qui e lavorano legalmente piuttosto che le filiere di immigrazione illegale bulgare o ucraine”. Proprio questa frase ha suscitato la reazione sdegnata di Ucraina e Bulgaria.
In Ucraina - i cui cittadini godono della libera circolazione all’interno dei confini UE dal 2017 – il ministro degli Esteri Vadym Prystaiko ha convocato l’ambasciatore francese a Kiev, Etienne de Poncins, per chiedere chiarimenti.
In Bulgaria, i cui cittadini sono cittadini dell’UE e godono quindi della libertà di emigrare e lavorare in qualsiasi paese membro, la reazione è stata più decisa. Il ministro degli Esteri bulgaro Ekaterina Zaharieva ha convocato Florence Robin, l'ambasciatore francese a Sofia, chiedendo chiarimenti sulle dichiarazioni di Macron. Sempre Zaharieva ha anche dato disposizioni all’ambasciatore bulgaro a Parigi, Anghel Cholakov, affinché presentasse una nota di protesta al ministro degli Esteri francese.
L’esternazione di Macron è stata vista “come arrogante e presuntuosa” dal ministro della Difesa bulgaro Krassimir Karakachanov, il quale ha un parallelismo con la miopia della Triplice intesa che un secolo fa aveva arbitrariamente smembrato la Bulgaria, e i Balcani, dopo la fine della Prima guerra mondiale.
“Le sue ambizioni a diventare il leader dell’Europa saranno difficili da realizzare se si esprime in maniera così maldestra”, così il Presidente bulgaro Roumen Radev rispetto alle dichiarazioni di Macron.
Nel rispondere alla raffica di critiche, Macron ha sostenuto che non credeva che Valeurs Actuelle avrebbe pubblicato un’intervista di 12 pagine, e che alcune sue dichiarazioni sono state male interpretate ed estrapolate dal contesto.
Nei giorni successivi, sia l’Ucraina che la Bulgaria hanno minimizzato l’accaduto, accogliendo il chiarimento del Presidente francese.
Nemmeno in Francia però è mancato lo sconcerto. Vari membri della maggioranza si sono sentiti a disagio nel vedere Macron rilasciare questo tipo di intervista ad un periodico con una linea editoriale ben lontana dai dettami del liberalismo cosmopolita di cui Macron cerca di intercettare i voti facendosene paladino.
Le sue dichiarazioni sono state interpretate come uno strizzare l’occhio alla destra: all’interno dell’articolo di Valeurs Actuelles gli stessi giornalisti sostengono che Macron abbia dato l’impressione di cercare di volerli “superare a destra” parlando del suo impegno alla lotta all’immigrazione illegale.
Bosnia Erzegovina
In una successiva intervista rilasciata al periodico inglese “The Economist”, Macron ha causato un altro incidente diplomatico, questa volta con la Bosnia Erzegovina. Nell’intervista si è parlato perlopiù di sicurezza, difesa e politica estera dell’UE. Alle domande del giornalista sulla - mancata – apertura dei negoziati con Albania e Nord Macedonia e la visione strategica dietro la decisione francese, il presidente ha però tirato in ballo la Bosnia.
“Se si hanno delle preoccupazioni riguardo a questa regione, la prima domanda non è né sulla Macedonia né sull’Albania, ma sulla Bosnia Erzegovina. La bomba ad orologeria a fianco della Croazia che sta affrontando il problema del ritorno dei jihadisti, è la Bosnia Erzegovina”, ha dichiarato Macron.
Željko Komšić, membro croato della Presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina, ha subito reagito dichiarando di voler richiamare l’ambasciatore francese a Sarajevo per chiedere spiegazioni. Il portavoce della comunità islamica bosniaca, Muhamed Jusić, invece, ha sottolineato il fatto che la Francia ha il più grande numero di foreign fighters in Europa, in valori assoluti: la Bosnia, considerando le persone andate in Siria ed Iraq negli ultimi anni a combattere, ne conta circa 300, contro le quasi 2000 francesi.
Le ragioni interne della politica estera
Questo spostamento di campo di Macron sul tema migratorio, ormai legato a quello securitario, sembra dettato dalla necessità di contendersi almeno una parte dei voti della destra. Conferma arriva dal fatto che proprio la scorsa settimana il primo ministro francese Édouard Philippe ha annunciato il contenuto della riforma in materia di immigrazione che il governo di Parigi intende promuovere nelle prossime settimane e che dovrebbe dare un giro di vite all’accoglienza e limitare in qualche misura i diritti dei migranti.
Secondo gli ultimi sondaggi En Marche in ipotetiche elezioni sarebbe surclassato dal Ressemblement National di Marine Le Pen, il cui partito già aveva preso più voti di quello del presidente alle scorse elezioni europee. Inoltre, ad un eventuale ballottaggio fra Le Pen e Macron per le presidenziali, il distacco del presidente in carica si sarebbe ridotto ad appena 10 punti percentuali, 55% contro 45%. Ben lontano dai più di 30 punti di vantaggio con cui aveva vinto le elezioni del 2017.
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