Parada ponosa (foto D. Kalac)

Parada ponosa (foto D. Kalac)

Mercoledì a Budva, nella capitale del turismo montenegrino, una trentina di manifestanti è riuscita finalmente a tenere la prima manifestazione pubblica dell’orgoglio LGBT. Non sono mancati sassate e insulti, nonostante la scorta di centinaia di poliziotti

25/07/2013 -  Mustafa Canka Ulcinj

“Se non ci fosse stata così tanta polizia oggi ci avrebbero linciati”, ha dichiarato Aleksandar Zeković, noto ricercatore sulle violazioni dei diritti umani e uno dei partecipanti al primo Pride montenegrino, tenutosi mercoledì 24 luglio a Budva.

Infatti, alla manifestazione che si è svolta davanti alle mura della millenaria Città vecchia di Budva c’erano una trentina di partecipanti e oltre 400 poliziotti ben equipaggiati. Tenendo presente che a Budva trascorrono le vacanze oltre 50mila turisti, gli organizzatori del Pride si aspettavano che il numero di manifestanti fosse significativamente maggiore.

La maggior parte dell’opinione pubblica contraria al Pride

L’atmosfera si era surriscaldata sin dall’annuncio che si sarebbe tenuta la “Parata dell’orgoglio” in questa località costiera. Oltre duemila persone hanno firmato una petizione con cui si richiedeva il divieto del Pride, richiesta appoggiata dalla maggior parte dei politici locali.

Un centinaio di abitanti ha persino deciso che mercoledì avrebbe passato la giornata in montagna, a Žabljak o a Kolašin, pur di non essere quel giorno nella propria città. Oltre un migliaio di abitanti di Budva, perlopiù giovani facenti parte di gruppi locali di tifosi, all’inizio della manifestazione ha gettato sassi e uova sui dimostranti e con la forza ha cercato di rompere il cordone di polizia. Sassi hanno colpito anche l’aiutante del ministro per i Diritti umani e delle minoranze Sabahudin Delić, anch’egli presente alla manifestazione. Al Pride hanno partecipato inoltre i rappresentanti dei principali partiti politici, attivisti del settore non governativo e i rappresentanti di alcune missioni diplomatiche straniere in Montenegro.

Tea Gorjanc Prelević, direttrice esecutiva di Azione per i diritti umani (HRA), ha salutato tutte le persone libere del Montenegro, e  quelle che lottano “contro il buio e l’ignoranza”, mentre Aleksandar Zeković ha precisato che “tutti coloro che erano contrari a quello che è stato fatto oggi si vergogneranno come si sono vergognati di quello che è stato fatto negli anni novanta del secolo scorso”.

Feriti e arresti

Al termine della manifestazione, i partecipanti al Pride, scortati da ingenti forze di polizia, hanno lasciato il porto di Budva con un’imbarcazione. Atteso il conto dei danni. Per ora è certo che alcuni partecipanti sono stati feriti, colpiti anche alcuni poliziotti e arrestate una ventina di persone. “Non avremo pietà per nessuno. Questa società deve imparare la tolleranza e il rispetto delle differenze. Questi sono i valori dell’UE”, ha ribadito il ministro dell’Interno Raško Konjević.

Il responsabile dell’organizzazione del pride di Budva, Zdravko Cimbalević dell’organizzazione LGBT “Forum Progress”, ha dichiarato che la reazione degli hooligan è stata “terribile” ma “tutti siamo orgogliosi di essere riusciti a svolgere la manifestazione.  Il Montenegro è comunque riuscito a dimostrare che esiste la libertà di espressione”.

Tempo fa era stato annunciato che alla fine di ottobre si sarebbe organizzato un altro Pride a Podgorica. Ma dopo quanto accaduto mercoledì a Budva non è certo che i membri della comunità LGBT del Montenegro saranno altrettanto coraggiosi.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa


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