L'affare Osijek scuote la Croazia: un ex soldato, Krunoslav Fehir, confessa i crimini commessi dall'esercito croato nei confronti dei civili serbi. Le torture avvenivano in un garage, nel cortile dell'attuale sede della Contea. I corpi venivano poi messi in celle frigorifere e gettati nella Drava
La drammatica confessione dell'ex membro dell'esercito croato Krunoslav Fehir, che ha descritto dettagliatamente al settimanale Feral Tribune come a Osijek, cittadina della Croazia nord orientale, durante la guerra del 1991, sono stati uccisi civili serbi, ha scioccato l'opinione pubblica croata. Il trentenne Fehir, che negli ultimi dieci anni ha lavorato come poliziotto stradale a Osijek, ha confessato di essere stato lui stesso coinvolto in tali crimini. Fehir ha reso le proprie dichiarazioni anche al Procuratore Generale dello Stato Mladen Bajic, ripetendo tutto al Giudice delle indagini del Tribunale della Contea di Zagabria.
Fehir ha dunque affermato di aver fatto tutto quello che ha fatto per ordine di Branimir Glavas, la persona più potente di Osijek in tempo di guerra. Glavas è oggi un parlamentare e fino a poco tempo fa, fino a quando l'attuale Premier Ivo Sanader non l'ha estromesso dall'Unione Democratica Croata (HDZ), era una della persone più potenti dello Stato.
Krunoslav Fehir, che al momento in cui è avvenuta l'eliminazione dei Serbi di Osijek faceva parte dell'unità dell'esercito comandata da Glavas, e aveva solamente 16 anni e mezzo, ha spiegato come, per ordine di Glavas, civili serbi venivano arrestati, interrogati e torturati, e come la maggior parte di loro è stata poi uccisa.
«I civili serbi venivano condotti in un garage nel cortile dell'attuale palazzo della Contea, nel centro di Osijek», ha spiegato Fehir. «Lì venivano interrogati e picchiati. Alcuni di loro, come Cedomir Vuckovic, erano obbligati a bere l'acido solforico degli accumulatori che si trovavano nel garage. Ricordo bene come quel Vuckovic, per l'orrore e la sofferenza, era riuscito in qualche modo a forzare la porta del garage, cercando scampo. Ho allora aperto il fuoco su di lui colpendolo».
L'indagine autoptica, condotta sul cadavere di Cedomir Vuckovic dalla divisione di Patologia della Clinica Ospedaliera di Osijek, ha confermato che la causa della morte dell'uomo era stata l'avvelenamento da acido solforico. I due colpi che, secondo la sua confessione volontaria, erano stati sparati da Fehir, non erano stati mortali.
Glavas ha respinto tutte le dichiarazioni di Fehir, definendolo un bugiardo e persona dalla mente disturbata. Ha inoltre affermato di non conoscere neppure quella persona e - alludendo all'età di Fehir - ha dichiarato con arroganza che nel 1991 intorno a lui non si era radunato un asilo infantile, ma dei veri soldati.
Il Feral Tribune, tuttavia, ha velocemente smentito Glavas. Nel numero di venerdì scorso, infatti, il settimanale ha reso nota la matricola ufficiale dell'esercito di Krunoslav Fehir del settembre 1991, nella quale si vede che il soldato era effettivamente agli ordini di Glavas. Inoltre, il Feral ha pubblicato alcune fotografie di guerra di Fehir. Diversamente da altri soldati dell'esercito croato, che in quel periodo erano poco armati e scarsamente equipaggiati, Fehir, in quanto appartenente all'Unità speciale di Glavas, appare con le migliori armi, giubbotto antiproiettile e casco; l'uniforme è della miglior qualità, con stivali e guanti di pelle. Per quel periodo, si può ritenere che facesse parte di una Unità di élite. Quell'Unità era comandata da Glavas.
Nella sua deposizione, Fehir ricorda che nello stesso modo in cui è stato ucciso Vuckovic sono stati eliminati circa una decina di civili serbi. Le indagini ufficiali di polizia per quel periodo parlano di 27 omicidi irrisolti e di una decina di scomparsi. Questi dati non sono tuttavia da considerarsi definitivi, perchè nel frattempo i giornalisti hanno contattato famiglie di vittime i cui nominativi non si trovano in questa lista.
Fehir ha affermato che le persone che venivano interrogate nel garage venivano trasportate in celle frigorifere, morte o ancora in vita, fino al fiume Drava. Quelli ancora vivi venivano poi uccisi e gettati nel fiume insieme agli altri.
Il procuratore della Contea di Osijek, Davor Petricevic, ha dichiarato che almeno dieci persone sono state uccise nello stesso modo. Gli sono state legate le mani dietro la schiena, la bocca chiusa con del nastro adesivo e tutti giustiziati con un colpo alla testa da distanza ravvicinata. In questo modo è stato ucciso il noto medico di Osijek Milutin Kutlic, così come anche lo scacchista di fama internazionale Bogdan Poucuc. Diversamente dagli altri casi, questi corpi sono stati trovati.
L'unico testimone di questi omicidi è Radoslav Ratkovic, sopravvissuto miracolosamente ai suoi assassini. Ratkovic ha descritto in dettaglio agli inquirenti croati, già nel 2001, come tre soldati dell'esercito croato nel dicembre 1991 l'avevano portato via dalla casa in cui viveva dicendogli che l'avrebbero accompagnato a fare un "breve colloquio informativo". Ratkovic ha descritto la casa nella quale è stato trasferito, l'interrogatorio e le percosse, e come da lì è stato condotto sulle rive della Drava dove gli hanno sparato due volte alla testa. I proiettili sono però passati attraverso la guancia e usciti dalla bocca. Dopo essere stato gettato nel fiume, Ratkovic è riuscito in qualche modo a nuotare e a salvarsi. Oggi vive in Serbia.
Non solo Glavas, ma anche il padre di Fehir, Josip - anche lui membro dell'Unità speciale guidata da Glavas - hanno cercato di dimostrare la inconsistenza della testimonianza di Krunoslav Fehir, che ha avuto la protezione della polizia e gode ora dello status di testimone protetto . Josip ha dichiarato ai giornalisti che suo figlio non era mai stato nell'esercito croato, dicendo poi che invece ne faceva parte, ma che il suo ruolo era semplicemente quello di vivandiere. Tuttavia, la testimonianza di Krunoslav Fehir e i documenti in suo possesso raccontano una storia completamente diversa.
Dopo che "l'affare Osijek" ha ottenuto un'enorme pubblicità su tutti i media croati, da Zagabria è stato inviato uno dei migliori esperti di polizia, Vladimir Faber, con altri cinque agenti scelti. Faber ha assunto il posto di capo della polizia di Osijek, avviando immediatamente le indagini su tutte le questioni legate ai crimini di guerra commessi nei confronti dei Serbi di Osijek.
Nonostante tutti gli indizi portino a Glavas, quest'ultimo finora non è stato ufficialmente interrogato. Glavas sta cercando di dimostrare che l'indagine in corso sugli omicidi di Osijek è una montatura politica orchestrata dall'attuale Premier, Ivo Sanader. Sanader, come abbiamo detto, lo aveva già espulso dall'HDZ da oltre due mesi, a causa della creazione di un movimento per l'autonomia della Slavonia. Gli osservatori, a Zagabria, ritengono tuttavia che questo fosse solamente un pretesto, ma che la vera ragione della presa di distanza di Sanader da Glavas fosse "l'affare Osijek", sul quale ha indagato anche il Tribunale dell'Aja. Alcune fonti bene informate, vicino al governo croato, ritengono che l'Aja lascerà che sia la Croazia a condurre tale processo.
Glavas cerca ora di coinvolgere in tutta questa storia anche Vladimir Seks, presidente del parlamento croato, già a capo del comitato di crisi della Osijek in guerra dall'agosto alla metà di settembre 1991. "Lì non succedeva niente senza che Seks ne fosse informato", afferma ora Glavas. Il comitato di crisi era un'amministrazione speciale, che durante la guerra conduceva il governo sia negli affari civili che militari.
Seks rigetta tuttavia ogni implicazione negli omicidi dei civili di Osijek. A suo favore c'è il fatto che la maggior parte di quegli omicidi sono avvenuti dopo la sua partenza da Osijek, a metà settembre 1991.
Gli osservatori politici in Croazia ritengono che "l'affare Osijek" rappresenterà un test per lo Stato croato, che mostrerà se Zagabria oggi è pronta per giudicare i crimini di guerra che sono stati commessi dai Croati. Tutti comunque concordano sul fatto che la Croazia, in quanto Paese che vuole entrare nell'Unione Europea, non può permettere che restino impuniti coloro che durante la guerra ordinavano omicidi di civili, o eseguivano quegli ordini.
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