Grande spazio alle tematiche balcaniche nel forum sociale di Atene. "Il movimento deve farsi carico dei problemi che riguardano i Balcani", ha dichiarato Vittorio Agnoletto. Movimenti bulgari contro le basi Nato promesse alla Rice. Incidenti nella manifestazione di sabato. Dal nostro corrispondente
Dopo gli incidenti tra polizia e "black-block", che hanno segnato la grande manifestazione contro la guerra di sabato, e che hanno provocato feriti, arresti e danneggiamenti, rovinando così il clima sereno delle discussioni dei giorni precedenti, si sono conclusi i lavori del quarto Forum Sociale Europeo di Atene. L'atto finale del Forum, iniziato giovedì scorso nelle strutture del centro sportivo polifunzionale di Elleniko, nella periferia della capitale greca, è stato la sottoscrizione della "Dichiarazione finale dei movimenti", stilata nella mattinata di ieri.
Nella dichiarazione, i movimenti, i partiti e le associazioni europee che si riconoscono "nella lotta alla guerra, al neo-liberismo, ad ogni forma di colonialismo, discriminazione e sfruttamento", hanno ribadito le preoccupazioni sulle molte aree di guerra che investono più o meno direttamente il vecchio continente, come l'Iraq, la Palestina e il rischio di conflitto in Iran, e la volontà di combattere attivamente la discriminazione e la povertà in Europa, soprattutto per quanto riguarda i diritti dei migranti.
Al Forum, durato in tutto quattro giorni, hanno partecipato secondo gli organizzatori circa 25mila persone, provenienti da tutto il continente e anche dall'altra sponda del Mediterraneo. L'incontro ha conservato la struttura tradizionale di spazio aperto per la comunicazione e lo scambio di idee tra i movimenti, ma ha proposto un formato diverso da quelli che l'hanno preceduto.
Anche grazie alla disponibilità di numerosi spazi, messi a disposizione dalle grandi strutture di Elleniko, e a un piccolo esercito di interpreti volontari, le grandi assemblee comunitarie hanno lasciato il posto a numerosissimi seminari dedicati a temi specifici. Molti sono stati gli incontri dedicati all'Europa orientale, e ai Balcani in particolare.
"La collocazione del Forum Sociale ad Atene non è stata casuale, ma voluta, per riuscire a costruire rapporti più stretti non solo con l'Europa dell'est, ma anche con l'Europa dei Balcani", ha dichiarato ad Osservatorio l'europarlamentare Vittorio Agnoletto, che ha sottolineato l'importanza della presenza al Forum di una delegazione non numerosa, ma qualificata, di questa parte d'Europa.
"Il movimento in generale deve farsi carico dei problemi che riguardano i Balcani - ha continuato Agnoletto - perché la distanza tra i paesi dell'Unione Europea e questa regione rischia di aumentare. Alcuni dei paesi balcanici, ad esempio, sono diventati la pattumiera di scarico dei rifiuti dell'Ue, oppure diventano il posto dove vengono esternalizzate produzioni nocive, lavorando con bassissime garanzie sindacali. Tutto questo per noi è inaccettabile".
Tra i vari temi "balcanici" discussi ad Atene, si è parlato di diritto all'autodeterminazione, del conflitto irrisolto in Kosovo, di Bosnia a dieci anni dagli accordi di Dayton, dell'ingresso nell'Ue della Turchia, della competizione geopolitica ed economica delle grandi potenze e delle grandi multinazionali in Grecia, Kosovo, Macedonia e Cipro, della lotta agli stereotipi nazionali e nazionalistici nell'Europa sud orientale.
Durante il seminario intitolato: "La Nato e i Balcani, ripercussioni dell'intervento delle forze imperialiste nella regione", numerose organizzazioni politiche bulgare, tra cui il movimento di resistenza di ispirazione comunista "23 settembre", hanno condannato senza mezzi termini l'ospitalità che la Bulgaria offrirà nei prossimi anni a basi militari e di addestramento americane, ufficializzata in una recente visita del segretario di stato americano Condoleeza Rice. "Ancora non ci è stata detta la verità sul reale scopo della creazione di queste basi", ha dichiarato L. Vodenicharski, del "Partito Socialista dei Lavoratori Bulgari". Le stesse organizzazioni hanno sfilato poi nella manifestazione di sabato con un grande striscione che recitava: "La Bulgaria dice NO alle basi americane sul suo territorio".
Uno spazio particolarmente ampio è stato dedicato a due temi che interessano da vicino i Balcani: la questione della minoranza Rom, definita durante i vari seminari come "la più grande minoranza d'Europa", e le problematiche relative al trafficking internazionale.
Di questo problema hanno parlato, confrontandosi con gli attuali limiti delle legislazioni europee, ma anche facendo proposte alternative per il rafforzamento della lotta contro il traffico degli esseri umani, relatori e soprattutto relatrici provenienti da Albania, Macedonia, Grecia, Serbia e Montenegro, Bulgaria, Bosnia e Romania, oltre a vari paesi dell'Europa orientale, innanzitutto l'Ucraina.
Una presenza di grande significato è stata quella dello stand della "Federazione delle associazioni albanesi in Grecia" che, per i quattro giorni del Forum, ha lavorato per sensibilizzare i partecipanti di tutta Europa sulle difficili condizioni di questa minoranza in Grecia.
"Gran parte dei 300mila albanesi che vivono in Grecia sono senza documenti", ha dichiarato ad Osservatorio uno degli animatori dello stand, che ha preferito rimanere anonimo. "Con la nuova legge approvata di recente, in teoria ottenere i documenti è più facile, ma nelle varie procedure si arriva a spendere fino a 2-3mila euro, una cifra che molti dei nostri immigrati non possono permettersi. Non siamo qui per sensibilizzare il governo greco su questo tema. Il problema principale rimane il razzismo di fondo di cui ci sentiamo vittime qui in Grecia, oltre al sostanziale abbandono da parte del governo albanese, che alle parole in nostro sostegno non fa seguire alcun fatto".
Dopo i tre giorni di discussioni all'interno del centro di Elleniko, che essendo piuttosto periferico non ha permesso uno scambio vero e sostanziale tra il Forum Sociale Europeo ed Atene, la grande manifestazione di sabato doveva essere il momento di incontro che a molti veterani dei Forum degli anni passati sembrava essere la principale lacuna di questa edizione.
La manifestazione, a cui secondo le stime degli organizzatori hanno partecipato almeno 80mila persone, 30mila secondo la polizia greca, è stata però in parte rovinata dagli scontri avvenuti tra un gruppo di contestatori, soprattutto giovani anarchici greci estranei al Forum, e la polizia. Gli scontri sono iniziati di fronte alla centrale della polizia greca, dove una vettura delle forze dell'ordine e una banca sono state date alle fiamme, e si sono riaccesi sia di fronte all'ambasciata americana che in piazza Sintagma, dove si trova il parlamento greco. Ci sono stati lanci di bottiglie molotov e sassi, a cui la polizia ha reagito con lacrimogeni e alcune cariche.
Alla fine il gruppo di contestatori violenti si è disperso nelle strade commerciali del centro di Atene, spaccando molte vetrine dei negozi che vi si affacciano. Tra i feriti anche un manifestante che aveva cercato di togliere un sasso di mano da uno dei "black-block", e che è stato brutalmente picchiato da un gruppo di ragazzi in nero.
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