Il parlamento europeo accoglie con soddisfazione l'ingresso di Bulgaria e Romania nell'Unione dal primo gennaio 2007, chiedendo agli stati membri di aprire da subito le frontiere. Esami superati per i due nuovi commissari, Kuneva e Orban
Il lungo cammino che ha portato Sofia e Bucarest ad abbracciare l'UE sta giungendo finalmente alle sue battute conclusive. Dopo il "sì" espresso a settembre dalla Commissione per un ingresso dei due Paesi senza ulteriori dilazioni, la scorsa settimana si è tornato a discutere al Parlamento europeo di Bulgaria e Romania. Prima in occasione dell'audizione da parte dei deputati europei dei nuovi commissari Kuneva ed Orban, poi dell'esame delle relazioni Van Orden per la Bulgaria e Moscovici per la Romania.
Lunedì 27 novembre i due nuovi commissari UE hanno superato l'esame delle commissioni del Parlamento europeo. Con un'eccezione. Prima del voto per la ratifica, l'assemblea di Bruxelles ha richiesto alcune precisazioni al presidente della Commissione Barroso sugli esatti compiti del rappresentante romeno. Mentre la bulgara Meglena Kuneva si occuperà infatti della protezione dei consumatori, ministero all'oggi di competenza del cipriota Markos Kyprianou, non era invece chiaro se nel nuovo portafoglio per il multilinguismo assegnato al romeno Leonard Orban fosse inclusa o meno la questione della protezione delle minoranze. Una vaghezza sottolineata dalla conferenza dei capigruppo dell'Europarlamento sulla quale la presidenza della Commissione è stata chiamata a fare luce quanto prima in vista dell'incipiente sessione plenaria di Strasburgo.
È invece di giovedì 30 novembre l'approvazione da parte dell'aula di Bruxelles delle relazioni del membro inglese del PPE Geoffrey Van Orden e del deputato francese del PSE Pierre Moscovici. La prima riguardante la Bulgaria, la seconda la Romania. Tramite il testo Van Orden, adottato con 505 voti favorevoli, 65 contrari e 36 astensioni, il Parlamento si è congratulato per l'adesione della Bulgaria all'UE il 1° gennaio 2007. Sottolineatura, tuttavia, sulla necessità per Sofia di agire con trasparenza in tutti i settori. L'accento è stato posto in particolare sul capitolo delle privatizzazioni e degli appalti pubblici e sul rafforzamento del ruolo del mediatore bulgaro. I deputati hanno poi espresso il loro apprezzamento sui progressi compiuti nell'ambito della giustizia e degli affari interni. Senza però far mancare ulteriori precisazioni. La relazione si esprime infatti fermamente circa la richiesta di un'applicazione più ferrea delle misure per il miglioramento della formazione degli ispettori di polizia e del coordinamento delle politiche di lotta alla corruzione, crimine organizzato, traffico di droga e tratta degli esseri umani. Un tallone d'Achille, quello connesso alla legalità, che non finisce dunque di destare preoccupazioni nelle aule di Bruxelles. Ma non è il solo.
Le condizioni esistenti negli istituti di accoglienza dei bambini e in altre strutture sanitarie, così come la protezione delle minoranze, restano capitoli sensibili agli occhi degli eurodeputati. Assieme ad una manciata di questioni economiche. È infatti in questo ambito che si parla di una «persistenza di barriere invisibili per gli investimenti stranieri». Sofia viene così invitata a prendere delle misure tese a garantire «un clima d'investimento positivo». Ancora molta attenzione dunque sul complesso dossier bulgaro, con l'inclusione di una postilla di stampo ecologista rientrata in extremis all'interno della relazione. Si tratta di un emendamento proposto dai Verdi attraverso il quale viene ribadita al Consiglio ed alla Commissione la necessità che la Bulgaria ottemperi ai suoi impegni per la chiusura delle unità 3 e 4 della centrale nucleare di Kozloduy.
Sempre del 30 novembre scorso è l'adozione con 542 suffragi favorevoli, 41 contrari e 27 astensioni della relazione del francese Pierre Moscovici (PSE) sulla Romania. L'approdo nell'Unione e i notevoli progressi compiuti di Bucarest sono accolti con soddisfazione dal Parlamento. Ma il cammino riformistico, si osserva, deve proseguire celermente. Tutela delle minoranze, soprattutto Rom ed ungheresi, dei bambini e disabili mentali restano questioni sociali di fondamentale importanza. Molto delicato il problema della violenza contro le donne. La tratta e lo sfruttamento sessuale delle donne contano infatti 800.000 casi all'anno e si accompagnano alla piaga di una diffusa violenza domestica. Per questa ragione il Parlamento ha deciso di invitare Bucarest ad adottare misure decisive di prevenzione, informazione e lotta contro tali fenomeni.
Il Parlamento ha poi recepito i moniti della Commissione sulla necessità di compiere ulteriori progressi nella lotta alla corruzione, nell'utilizzazione dei fondi agricoli e nell'applicazione della legislazione comunitaria in materia di sicurezza alimentare. All'attenzione dell'aula di Bruxelles anche il trattamento delle denunce relative alla restituzione delle proprietà confiscate dal regime comunista e la protezione ambientale. Si fa esplicita richiesta, infine, agli Stati membri di aprire le loro frontiere ai lavoratori rumeni sin dal 1° gennaio 2007.
Bulgaria e Romania dunque sempre più vicine, sempre più europee. Ma con un'attenzione quasi da sorvegliate speciali da parte degli altri membri del premiato club. Volute, certo, ma con una reticenza ed una relativa dose di inerzia che restano a volte ancora palpabili nei corridoi delle istituzioni e negli atti amministrativi da esse prodotti. Al futuro ormai prossimo la speranza che i colori bulgari e rumeni riescano a far breccia nella fitta cappa di grigio che avvolge Bruxelles.
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