La crisi finanziaria dell'agenzia stampa Askanews viene affrontata dagli azionisti facendola ricadere in toto sui lavoratori, proponendo cassa integrazione e 58 esuberi tra i giornalisti a partire dal 20 marzo. E' la posizione del comitato di redazione che con una petizione online torna a chiedere #SaveAskanews
Fonte: FNSI - Federazione Nazionale Stampa Italiana
"È allarme rosso per l’agenzia di stampa Askanews. Il Comitato di redazione ha infatti ricevuto un secco no alla controproposta presentata agli azionisti per affrontare i problemi di liquidità e economici denunciati. Una nuova e preoccupante fuga in avanti che fa presagire la decisione di andare fino in fondo riducendo l’agenzia allo stremo con la minaccia di ricorso unilaterale alla cassa integrazione al 70% con 58 esuberi fra i giornalisti. Minaccia che diventerà realtà dal prossimo 20 marzo". È quanto si legge in un comunicato del Comitato di redazione dell'agenzia nel quale i giornalisti chiedono all’editore, nonché presidente di Bnl-Bnp Paribas, Luigi Abete, le ragioni "di questo accanimento contro la redazione quando si sta definendo la procedura di assegnazione dei lotti da parte del Dipartimento Editoria della Presidenza del Consiglio che vedrebbe l’azienda rientrare di una buona parte del fatturato".
Perché, chiedono i giornalisti, "cercare di ottenere da una parte i contributi pubblici per la Cigs e dall’altra i fondi di Palazzo Chigi per le agenzie di stampa? Forse per fare cassa e prendere con una mano e con l’altra dalla stessa borsa? Non è questo un comportamento gravemente censurabile, soprattutto per un banchiere che dovrebbe rispettare criteri di onorabilità molto stringenti? Ma soprattutto non potrebbe il banchiere editore Luigi Abete, già protagonista di diversi inciampi imprenditoriali nel recente passato, affrontare la fase di difficoltà investendo e facendosi carico del rischio di impresa come fanno gli imprenditori, di cui lo stesso Abete non manca mai di sottolineare le responsabilità e il ruolo che ricoprono, anche sociale, nello sviluppo del paese?".
E ancora, incalza il comunicato del Cdr, "perché non vende il 19% di Internazionale che afferma essere un asset di prestigio per affrontare questa fase emergenziale invece di tenere immobilizzate risorse? Perché devono essere soltanto i giornalisti a addossarsi l’onere di questa crisi? Si vuole forse trasformare Askanews in qualcosa di diverso da un’agenzia di stampa? Il tempo scorre, ma si può ancora fermare".
E dopo scioperi, proteste, presidi e appelli, i giornalisti dell’agenzia lanciano ora una petizione su Change.org (qui il link ) e rivolgono un appello a Parlamento, forze politiche, istituzioni, sindacati nazionali e imprenditori affinché intervengano "per salvaguardare la storia, il presente di professionalità e qualità di un’agenzia che rappresenta una voce importante dell’informazione di base in Italia".
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto
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