Amnesty International e FNSI organizzano a Roma il 26 febbraio un incontro pubblico dedicato al mancato rispetto dei diritti di libertà di espressione in Azerbaijan. Tra gli altri, interverrà il corrispondente di OBC Simone Zoppellaro
Venerdì 26 febbraio a Roma, presso la sala Tobagi della Federazione Nazionale Stampa Italiana (corso Vittorio Emanuele II 349) dalle 17 alle 19 si svolgerà l’incontro “Azerbaijan: la repressione invisibile”, con la testimonianza di Dinara Yunus, figlia di due dei più famosi dissidenti del paese, Leyla e Arif Yunus, scarcerati di recente, ma solo per motivi di salute. All’incontro prenderanno parte: Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana; Elena Gerebizza, Energy campaigner dell’associazione Re: Common; Simone Zoppellaro, giornalista di Osservatorio Balcani e Caucaso e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Come riporta Amnesty International, Leyla Yunus è la presidente della ONG dell'Azerbaijan, Institute for Peace and Democracy. Era stata arrestata il 30 luglio 2014 con accuse di tradimento, evasione fiscale, contraffazione, frode e affari illegali in relazione a un contributo ricevuto dalla sua ONG di cui era stata vietata la registrazione dalle autorità. Il 13 agosto 2015 era stata condannata ad 8 anni e mezzo di carcere. Il 10 dicembre 2015 la condanna è stata commutata in 5 anni di libertà vigilata ed è stata rilasciata. Suo marito, Arif Yunus, era stato arrestato il 5 agosto 2014. Arif Yunus è stato pure accusato di tradimento, evasione fiscale e frode in relazione al suo coinvolgimento nelle attività dell'Institute for Peace and Democracy e condannato a 7 anni di carcere. Il 12 novembre 2015 è stato rilasciato in seguito alla conversione della sua condanna in 5 anni di libertà vigilata.
"Amnesty International – scrive il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury – da tempo è preoccupata per il mancato rispetto delle autorità azere del loro obbligo internazionale di proteggere i diritti di libertà di espressione, associazione e riunione. Le voci di dissenso nel paese sono spesso oggetto di accuse penali inventate, aggressioni fisiche, molestie, ricatti e altre rappresaglie da parte delle autorità e dei gruppi ad esse associati. Le forze dell'ordine utilizzano regolarmente ed impunemente la tortura e altri maltrattamenti contro gli attivisti della società civile detenuti".
Sono almeno 18 le persone in Azerbaijan che Amnesty International riconosce come “prigionieri di coscienza”, in carcere solo per aver pacificamente esercitato i loro diritti alla libertà di espressione.
Dinara Yunus, che vive in Olanda, aveva partecipato alla campagna lanciata da Amnesty International a difesa dei diritti violati in Azerbaijan, e aveva raccontato in video la situazione nel paese, molto diversa dall'immagine che il governo di Aliyev aveva costruito in preparazione della prima edizione dei Giochi europei assegnata a Baku. L'incontro di Roma sarà un'importante occasione per conoscere la situazione nel paese, dove viene limitata fortemente la libertà di espressione oltre che agli attivisti e ai giornalisti locali. Nei mesi scorsi le autorità azere avevano stilato un elenco di personae non gratae, cittadini italiani cui è vietato l'ingresso nel territorio della Repubblica dell'Azerbaijan. Nella lista vi sono nomi di spicco, da Antonia Arslan a Milena Gabanelli, e diversi altri giornalisti italiani come il corrispondente di Osservatorio Balcani e Caucaso da Yerevan, Simone Zoppellaro.
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