Fare i conti con il passato e fare giustizia è l'unico modo per raggiungere la riconciliazione nei paesi dell'ex Jugoslavia. Lo ha dichiarato Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, a seguito del verdetto di condanna all'ergastolo di Ratko Mladić
Fonte: CoE
"Spero sinceramente che la conferma in appello del verdetto di condanna di Ratko Mladić porti il sollievo della giustizia fatta alle molte vittime che hanno subito atrocità e perso i propri cari a Srebrenica, Sarajevo e altri comuni durante la guerra negli anni '90 nell'ex Jugoslavia" , ha affermato la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović nel giorno della lettura della sentenza.
“Il mio pensiero va alle madri di Srebrenica, alcune delle quali purtroppo non sono riuscite a vedere questo giorno, e alle altre vittime e testimoni che hanno reso possibile questo processo. Rendo omaggio al loro coraggio e alla loro determinazione nel corso dei decenni. Nulla può cancellare gli orrori del passato e la sofferenza delle vittime, ma la loro lotta per la giustizia è stata onorata.”
Questo verdetto, emesso dal Meccanismo residuale del Tribunale penale internazionale dell'Aja non dovrebbe essere fine a se stesso. Sottolinea l'importanza di preservare e sfruttare appieno l'eredità dei processi di giustizia internazionale, anche continuando a premere per più giustizia, verità, riparazioni e riconciliazione a livello nazionale.
L'importanza del lavoro del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, che ha condotto il processo Mladić in primo grado, non può essere sottovalutata. Nei suoi 24 anni di esistenza, ha condannato 90 criminali di guerra. Il tribunale ha rafforzato il principio per cui non ci può essere impunità per i crimini che sconvolgono la coscienza dell'umanità. Ha dimostrato che anche il più potente non può sfuggire alla giustizia. È importante sottolineare che il tribunale ha raccolto una grande quantità di prove e testimonianze e ha stabilito fatti storici e responsabilità per i crimini.
Questa ricca eredità deve essere mantenuta in vita per combattere la diffusa negazione del genocidio e dei crimini di guerra, la disumanizzazione delle vittime del genocidio e la glorificazione dei criminali di guerra nella regione. È anche di fondamentale importanza per il perseguimento dei crimini di guerra nei tribunali nazionali, percorso che è stato seriamente compromesso dalla mancanza di cooperazione giudiziaria regionale e dal rifiuto dei governi della regione di estradare i propri cittadini indagati per crimini di guerra. C'è ancora molto lavoro da fare a livello nazionale per garantire giustizia e onorare le vittime.
Mentre il caso di Mladić è rinchiuso in carcere, le idee alla base del genocidio e delle atrocità commesse sotto il suo comando sono ancora molto vive e vengono sfruttate dai nazionalisti con l'obiettivo di plasmare un futuro per la regione caratterizzato da divisioni etniche, discriminazione e odio per l'altro. Dobbiamo essere più forti che mai nel denunciare tali idee e contrastarle con vigore. Lo dobbiamo alle vittime e alle generazioni future”.
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