Il 12 luglio 2020 ricorrono i primi mille giorni dall'assassinio della giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia a Malta. E l'anniversario è l'occasione per chiedere ancora giustizia, perché vengano condannati i responsabili dell'omicidio e della corruzione su cui lei stava indagando
A distanza di tre anni, continuano ad emergere elementi nuovi sui casi di cui si stava occupando Daphne Caruana Galizia prima di essere uccisa, e questi nuovi elementi smascherano la debolezza dello stato di diritto a Malta, dove regna l'impunità sia per gli assassini sia per i colletti bianchi protagonisti della corruzione.
Durante un'udienza tenutasi a giugno, il giudice ha ordinato alla polizia di indagare sull'ex commissario di polizia Lawrence Cutajar per una soffiata: Cutajar avrebbe informato Melvin Theuma delle indagini a suo carico per l'omicidio di Daphne e per corruzione. Anche l'ex vice-commissario e capo della squadra investigativa Silvio Valletta è sotto inchiesta per i suoi rapporti col commissario.
La polizia non era intervenuta ai danni di Keith Schembri, allora a capo dello staff dell'ex primo ministro Joseph Muscat, e dell'ex ministro dell'energia Konrad Mizzi, dopo che Daphne Caruana Galizia aveva rivelato che possedevano aziende offshore a Panama nel 2016. Ad un'udienza del processo, l'attuale squadra investigativa si è detta scettica sul fatto che la polizia non avesse fatto nulla.
Il 7 luglio sono emerse delle prove che confermano invece come il procuratore generale Peter Grech avesse informato la polizia nel 2016 sconsigliando di indagare sui Panama Papers, visto che un'inchiesta del genere sarebbe stata "altamente invadente". Istruzioni talmente dirette ed ambigue da parte del procuratore generale intento a fermare le indagini di polizia su temi su cui stava lavorando Daphne Caruana Galizia costituiscono una chiara violazione delle sue mansioni e a suo tempo sono state una lampante ostruzione del corso della giustizia.
Indagini in Italia, Francia, Lituania e Montenegro hanno portato alla luce rapporti di corruzione legati alle inchieste maltesi sulla morte di Daphne Caruana Galizia.
Se la corruzione che la giornalista aveva denunciato fosse stata indagata e perseguita a suo tempo, lei stessa non si sarebbe trovata in quella situazione di rischio e di isolamento che ne ha favorito l'uccisione. A suo danno era anche stata orchestrata una campagna di diffamazione e molestie partita dalle alte sfere della politica e degli affari maltesi.
Ora ci sono nuovi inquirenti, e finalmente si potrà sperare di arrivare alla chiarezza.
Il primo ministro Robert Abela ha dichiarato che si aspetta che la polizia indagi "tutte le sfaccettarure" dell'omicidio.
I firmatari dell'appello internazionale promosso nell'ambito del Media Freedom Rapid Response auspicano nuovamente che le autorità maltesi rispettino la memoria di Daphne Caruana Galizia e facciano in modo che tutti i coinvolti nel suo assassinio, dai vertici alla manovalanza, siano perseguiti, e che la corruzione su cui lei indagava sia finalmente portata alla sbarra.
Le autorità dovrebbero permettere a forze di polizia straniere di unirsi alla squadra investigatia, in modo da mettere fine all'impunità e fare finalmente giustizia per Daphne.
I firmatari
ARTICLE 19
Association of European Journalists (AEJ)
Committee to Protect Journalists (CPJ)
European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)
European Federation of Journalists (EFJ)
Free Press Unlimited
Index on Censorship
International Freedom of Expression Exchange (IFEX)
International Press Institute (IPI)
Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa (OBCT)
PEN America
PEN International
Scottish PEN
Transparency International